Possiamo fare la nostra parte per rendere questo mondo un luogo veramente sano e accogliente per mamme e bambini
Vari anni fa, quando Papa Francesco ha visitato la Terra Santa, ha celebrato la Messa a Betlemme. Non posso fare a meno di pensare alla forte dichiarazione che ha fatto dal pulpito, che sembra affrontare direttamente tanti problemi di oggi.
Il Papa ha iniziato con una toccante descrizione del Cristo Bambino:
“Il Bambino Gesù, nato a Betlemme, è il segno dato da Dio a chi attendeva la salvezza, e rimane per sempre il segno della tenerezza di Dio e della sua presenza nel mondo. L’angelo dice ai pastori: «Questo per voi il segno: troverete un bambino…”
Il Bambino Gesù è un segno, e quello che secondo il Pontefice significa per noi è sia memorabile che impegnativo. Francesco si è concentrato sull’accoglienza data ai bambini nel mondo di oggi dicendo:
“Anche oggi i bambini sono un segno. Segno di speranza, segno di vita, ma anche segno “diagnostico” per capire lo stato di salute di una famiglia, di una società, del mondo intero. Quando i bambini sono accolti, amati, custoditi, tutelati, la famiglia è sana, la società migliora, il mondo è più umano”.
Analizziamo e assumiamo davvero il pieno significato di quello che ha detto. Il modo in cui una società accoglie i bambini rivela quanto sia sana. Si può giudicare una Nazione dal modo in cui tratta i suoi bambini (e altri membri vulnerabili della società).
Se dovessimo dare un voto alla nostra società in base al modo in cui accoglie i bambini, sarebbe probabilmente molto basso. C’è un motivo per cui tanti giovani optano per non avere figli, decisione che porta all’inverno demografico. Eccone solo qualcuna per quanto riguarda gli Stati Uniti:
- Gli Stati Uniti hanno il tasso di mortalità più elevato tra i Paesi sviluppati.
- Il sistema sanitario statunitense è privo di sostegni post-partum, lasciando le neomamme in uno stato di disperazione in un periodo incredibilmente difficile e vulnerabile.
- Gli Stati Uniti sono l’unica Nazione sviluppata che non stabilisce alcun congedo retribuito per i neogenitori, costringendo molte donne a tornare al lavoro prima di essersi riprese fisicamente dal parto e di essere emotivamente pronte a staccarsi dal proprio bambino.
- Le problematiche economiche fanno sì che gli aspiranti genitori debbano affrontare rispetto ai loro genitori e nonni “orari più lunghi, stipendi più bassi, meno impiego, costi per la cura dei bambini più alti, scarso accesso al credito e prestiti gravosi”.
- La maggiore mobilità sociale significa che sempre più genitori stanno crescendo i figli senza una comunità che venga in loro aiuto, il che esercita un’estrema pressione sui genitori.
Non stupisce che l’85% delle mamme non pensi che la società comprenda o sostenga le donne che stanno allevando la prossima generazione. E se non sosteniamo le mamme, come possiamo dire di sostenere e volere i loro bambini, di cui hanno la responsabilità?