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Dalla filosofa al divulgatore: così la pandemia ha cambiato la loro spiritualità (FOTO)

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/12/21

La Repubblica ha ascoltato 33 intellettuali credenti e non. Noi abbiamo selezionato alcune delle risposte più interessanti e "cristiane"

Che rapporto c’è, oggi, tra spiritualità e pandemia? Quanto l’una ha condizionato l’altra? E in che modo? Queste sono le domande che La Repubblica (22 dicembre) ha rivolto a trentatré intellettuali, diversi per confessioni, interessi e mestieri.

Alcuni di essi, credenti e non, in questo periodo di pandemia, hanno aperto una riflessione che li indirizza verso valori cristiani. Come il silenzio, la gratitudine, l’essenzialità, la vita, ecc.

1) La divulgatrice medica: Dio ci ha dotati di un cervello

«Il fatto che tanti scienziati siano credenti ci conferma che si può benissimo vivere su questi due binari in modo sereno. Chi crede, crede che Dio ci abbia dato un’intelligenza, un cervello, perché noi lo usassimo e non perché non lo usassimo. A mio parere non c’è nessuna contrapposizione tra spiritualità e scienza», afferma la giornalista e divulgatrice medica (credente) Roberta Villa.

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2) La scrittrice: il silenzio è stato un dono

«Questi ultimi due anni hanno, se possibile, rafforzato le mie convinzioni riguardo alla presenza di un universo invisibile, un orizzonte di senso. La solitudine è stata un dono, almeno da questo punto di vista, così come lo è stato il silenzio. Il mistero non si è mai spento, tutto il contrario. Nè si è mai spento un senso profondo di gratitudine», dice la scrittrice Elena Varvello, su come la sua spiritualità si sia “evoluta” in questo tempo di pandemia.

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Finalista al Premio Strega, Elena Varvello è una nota poetessa.

3) La filosofa tra preghiera e speranza

«Ci si è dovuti chiedere anche cosa significa rispettare la vita del pianeta. E negli ultimi due anni mi sono sorpresa molte volte a pregare. Pregando con delle preghiere che mi sono un pò confezionata da me. E che in qualche modo hanno sempre avuto a che fare con la difficoltà di stabilire un rapporto preciso con la speranza», sostiene la filosofa Ilaria Gaspari.

4) Il divulgatore scientifico ha “ritrovato” le piccole cose

«Ho rimesso in discussione alcune cose che facevo soltanto per inerzia. Mi sono riavvicinato all’essenza delle cose che desideravo. Una delle cose essenziali da cui sono ripartito, è la consapevolezza delle cose che sin da bambino mi hanno reso felice. Le piccole cose», è il pensiero del divulgatore scientifico Adrian Fartade. 

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Adrian Fartade, classe 1987, molto conosciuto sui social, si occupa di astronomia e astronautica.

5) Il filosofo e il “tempo del bene”

«In questo ultimo anno e mezzo ho visita con più chiarezza di quanto già non avvertissi prima, che c’è un bene primario da coltivare ed è il tempo. Il tempo che dedichiamo a migliorare noi stessi, a stare con le persone che contano nella nostra vita, a fare bene, con cura, ciò che davvero ha valore per noi. A sentire semplicemente la vita», dichiara il filosofo Simone Regazzoni rispetto a come sia cambiata la spiritualità durante la pandemia.

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