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Etiopia: l’appello dei religiosi per evitare «un genocidio come in Ruanda»

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Minasse Wondimu Hailu / ANADOLU AGENCY / Anadolu Agency via AFP

Patrouille de soldats de l'armée éthiopienne.

Agnès Pinard Legry - pubblicato il 16/12/21

Diversi capi religiosi etiopi hanno recentemente scritto a papa Francesco perché egli preghi per il loro Paese e faccia «tutto quanto è in suo potere per impedire che un altro genocidio, come quello avvenuto in Ruanda, si consumi sotto gli occhi del mondo».

È un messaggio sconvolgente quello che diversi leader religiosi etiopi, membri del Consiglio Interreligioso della Diaspora del Trigré (TDIRC), hanno inviato pochi giorni fa a papa Francesco: 

Siamo certi – hanno scritto – che lei considererà nella sua preghiera tutto quanto potrà fare per impedire che un altro genocidio, come quello che ha avuto luogo in Ruanda, si consumi sotto gli occhi del mondo. 

Secondo loro gli scontri attualmente in corso nella regione del Tigré assumono la fattispecie di un “genocidio” contro le etnie locali. 

La popolazione è sottoposta 

ad atrocità inimmaginabili per mano dell’esercito etiope e dei suoi camerati alleati. 

Questa dichiarazione è stata inviata anche al nunzio apostolico in Etiopia, alla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, alla Conferenza Episcopale di Etiopia, alla Segreteria di Stato vaticana e alla Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea. 

Tredici mesi di guerra 

Papa Francesco ha già esternato a più riprese la propria inquietudine quanto all’evoluzione dello scenario bellico nel Paese: 

Seguo con preoccupazione – aveva dichiarato nell’Angelus di domenica 7 novembre u.s. – le notizie che giungono dalla regione del Corno d’Africa, in particolare dall’Etiopia, scossa da un conflitto che si protrae da più di un anno e che ha causato numerose vittime e una grave crisi umanitaria. Invito tutti alla preghiera per quelle popolazioni così duramente provate, e rinnovo il mio appello affinché prevalgano la concordia fraterna e la via pacifica del dialogo. 

Che cosa accade, di preciso, nel Tigré? Era il novembre 2020 quando in Etiopia è scoppiata la guerra dopo che il Premier Abiy Ahmed ha inviato l’esercito nella regione del Tigré per destituirvi le autorità locali, espresse dal TPLF, che sfidavano la sua autorità e che egli accusava di aver attaccato le basi militari. In quasi tredici mesi la guerra ha fatto svariate migliaia di morti, più di due milioni di sfollati e centinaia di migliaia di poveri sull’orlo della miseria e della carestia (stando all’ONU). Secondo l’Organizzazione internazionale, 9,4 milioni di persone sarebbero dunque «in bisogno critico di assistenza alimentare». 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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