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L’angelo custode preannunciava a San Pio fatti sconosciuti sui penitenti

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 15/12/21

Molto probabilmente il suo “segretario” precedeva la confessione del penitente con una sua presentazione. Per questo Padre Pio conosceva già molte cose prima che gli fossero dette

San Pio da Pietrelcina, come attestano tantissimi suoi figli spirituali, leggeva nelle coscienze, come in un libro aperto. Elencava spesso le mancanze dei penitenti, dando anche le circostanze di tempo e di luogo delle colpe commesse. A volte dava anche diagnosi precise e terapie di sicuro beneficio ad alcuni malati. Molto probabilmente il suo “segretario” precedeva la confessione del penitente con una sua presentazione.

Don Marcello Stanzione nel suo libro “Padre Pio e gli spiriti celesti (edizioni Mimep Docet) riporta alcune testimonianze di figli spirituali di San Pio, a cui il santo di Pietrelcina ha svelato, grazie all’angelo custode, dettagli sconosciuti prima che li confessassero.

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San Padre Pio
(1887 – 1968)

L’offesa a Dio

Racconta una donna di San Giovanni Rotondo, nota figlia spirituale di San Pio da Pietrelcina, che una mattina il frate la chiama e le ricorda un’azione offensiva verso Dio, sconosciuta a tutti. Grande è la sua meraviglia, al punto da non poter proferire la parola. Successivamente, mette alle strette il padre per farsi rivelare il nome dell’indiscreto suggeritore. Ed egli: «Dunque mi costringi proprio a manifestarti chi mi ha fatto sapere il tuo malfatto? […] È stato l’angelo custode».

L’attesa di Enedina 

Enedina Mori, altra figlia spirituale di San Pio, racconta questo episodio avvenuto durante una confessione: «Avevo la necessità di un lavoro da farsi a casa con una certa urgenza e ne parlai col muratore, che mi disse che sarebbe stato da me immancabilmente nel pomeriggio. Rimasi in attesa fin dalle 14,00. Ma non venne”. Eppure a volte, anche senza essere invocato, l’angelo custode interviene per rimediare ai nostri errori. 

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L’appello all’angelo custode 

Un giorno Padre Alessio Parente, dopo che Padre Pio aveva terminato la Messa, si accinse a distribuire la comunione ai fedeli insieme ad altri confratelli. “Io – prosegue Enedina Mori – verso le 15,00 ero solita salire al convento per pregare ed essere poi presente alla benedizione eucaristica che il padre impartiva ai fedeli dopo il rosario e la recita della Visita a Gesù Sacramentato ed alla Madonna. Non vedendolo arrivare, dissi: «Angelo custode, io non posso più tardare. Vai dal padre e dì che facesse venire il muratore». Mi avviai. Entrata in chiesa, presi il mio posto, pregai col padre, ricevetti la benedizione”. 

La confessione del colonnello 

Al termine della benedizione Enedina incontrò il colonnello Savoldi che le disse: «Senti Dina, questo pomeriggio, il padre durante la mia confessione mi è sembrato un po’ strano». «Perché?», chiese Enedina. «Mentre io parlavo, lui si è girato dall’altra parte ed ha detto: “È andato il muratore?”: Io allora: “Padre, avete bisogno di un muratore? Ve lo vado a cercare io”. E Padre Pio: “Zitto tu, pensa a confessarti”, mi ha risposto. Io ho continuato la mia confessione, dopo di che mi ha dato l’assoluzione. Ma ci ho capito poco nelle parole che mi ha detto». 

Enedina non rispose nulla, “ma mi affrettai in corsa verso casa, dove trovai il muratore che stava eseguendo il lavoro”.

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