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Zucchero: non sono ancora credente, ma sono attratto dalle chiese vuote

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CC BY-SA 3.0 - GNU Free Documentation License

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 10/12/21

Il cantautore si confessa in un’intervista su Sky

Non è ancora credente, ma è attratto dalle chiese, sopratutto se vuote: lo dice Zucchero Fornaciari, protagonista di una puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24 (27 novembre).

Il nuovo album

Nei giorni scorsi, a due anni di distanza dall’ultimo disco di inediti, è uscito il primo album di cover della carriera di Zucchero ‘Sugar’ Fornaciari: ‘Discover’. Un lavoro che vede la collaborazione di grandi artisti quali Bono, Elisa, Mahmood, e un intenso duetto virtuale con Fabrizio De Andrésulle note di ‘Ho visto Nina volare’. 

PAVAROTTI
Un giovane Zucchero, tra Pavarotti e Vasco Rossi.

“Ci sto lavorando”

In occasione dell’uscita dell’album, Zucchero ha concesso questa intervista in cui ha parlato della fede e del suo avvicinamento all’essere credente.  

Con la regia di Francesco Venuto, l’intervista, accompagnata da alcuni dei suoi più grandi successi, è un alternarsi di riflessioni e aneddoti della vita professionale e privata di una delle voci italiane più amate ed apprezzate in patria e all’estero. «Sono molto attratto anche adesso dalle chiese, quelle vuote – ha detto il cantautore – come qualcosa dove entrare e concentrarmi per un attimo a pensare. Anche se tuttavia, mio malgrado, non sono ancora credente. Ci sto lavorando, sono aperto e spero che arrivi il giorno, anche perché non si sa mai. E in qualche modo l’ho scritto anche in una canzone, ‘ti sto cercando’”».

“Un inizio di redenzione”

Già qualche tempo, in un’altra intervista, Zucchero aveva parlato della fede e di come il suo essere ateo fosse sempre più in discussione. 

«Nuovo elemento spiritual? È vero, è come se ci fosse sempre una luce, un inizio di redenzione. Da ateo convinto mi sono ritrovato a parlare di qualcosa di meno terreno. Forse ha a che fare con la maturazione degli anni…», aveva racconta nell’intervista a “Sette”, il settimanale del Corriere della Sera.

La benedizione del prete

Interessante in questo senso l’aneddoto della benedizione natalizia del prete nella casa del papà poco prima che venisse a mancare: «Quando il prete veniva a benedire la casa, lui preferiva non esserci, si toccava i ‘maroni’ e lo mandava via, poi però quando si stava avvicinando l’ora della sua fine, dopo 8 anni di malattia, un giorno, quando il prete è arrivato a lui è rimasto. Non so cosa gli sia passato per la testa, magari ha soltanto pensato… ‘non si sa mai’… ‘just in case’» (Il Sussidiario, 8 dicembre 2019).

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