Che un dittatore comunista voglia sopprimere il Natate non è una novità, ma il fatto che abbia ordinato di sostituirlo con celebrazioni in omaggio a sua nonna non ha precedenti prima del caso del nordcoreano Kim Jong-Un.
Natale a Pyongyang
La capitale nordcoreana Pyongyang in passato aveva più cristiani di qualsiasi altra città di tutta la penisola coreana, ed è arrivata ad essere anche la sede episcopale della Nazione quando le due Coree, oggi separate, erano ancora un Paese unificato.
Tutto, però, è cambiato all'inizio degli anni Cinquanta del Novecento, quando le autorità dell'allora neonata Corea del Nord hanno deciso di sopprimere ufficialmente qualsiasi tipo di attività di culto cristiana, come ordina l'ideologia comunista abbracciata dalla dittatura che si è imposta su quel popolo.
Attualmente, vari gruppi internazionali di difesa dei diritti umani stimano che in Corea del Nord ci siano tra i 50.000 e i 70.000 cristiani in prigione o in campi di concentramento per il semplice “crimine” di aver praticato la propria fede.
A dicembre si possono vedere pochi alberi di Natale in alcuni negozi di lusso e nei ristoranti di Pyongyang, ma non hanno alcun significato religioso, servendo solo come elemento decorativo stagionale. La celebrazione del Natale in sé, come festa cristiana, continua ad essere tassativamente proibita dalla dittatura comunista atea della dinastia Kim.
Un altro dittatore comunista che sopprime il Natale
Nel 2016, l'attuale dittatore Kim Jong-Un ha compiuto un ulteriore passo nella repressione dello spirito natalizio, ordinando che la notte del 24 dicembre il popolo commemorasse la nascita di sua nonna, Kim Jong-Suk, una guerrigliera comunista che ha combattuto contro i Giapponesi ed è diventata moglie del primo dittatore del Paese, Kim Il Sung. Sarebbe nata alla vigilia di Natale del 1919, anche se la presunta data di nascita non è verificata.
Secondo materiale di Fox News, la nonna di Kim Jong-Un è morta nel 1949, ed è descritta dalla narrativa dittatoriale nordcoreana come la “Sacra Madre della Rivoluzione”. Il tumulo di Kim Jong-Suk riceve attualmente omaggi floreali, imposti ovviamente alla popolazione dal regime.
La religione è proibita, ma il culto ai dittatori è obbligatorio
I Nordcoreani sono costretti a idolatrare i dittatori e i loro familiari praticamente come se fossero dèi, mentre ogni e qualsiasi altra forma di religione è violentamente perseguitata.
Ecco 9 dati che mostrano l'attuale panorama “religioso” della Corea del Nord, un Paese ufficialmente aeo, ma che in pratica è obbligato a rendere culto al dittatore, a suo padre e soprattutto al nonno e fondatore del Paese, Kim Il-Sung.
1 – Lo stesso Kim Il-Sung, fondatore della Corea del Nord e nonno dell'attuale dittatore Kim Jong-Un, è nato in una famiglia cristiana, ma ha poi iniziato a perseguitare il cristianesimo per garantire il proprio potere assoluto. Con il sostegno dell'Unione Sovietica, ha seguito il modello ateo impositivo dei regimi comunisti e ha proibito tutte le religioni, chiudendo chiese e templi e distruggendo i libri sacri.
2 – Nel 1955, Kim Il-Sung ha iniziato a imporre ai nordcoreani un'ideologia chiamata “juche”, che consiste in un culto a lui stesso e che esige fedeltà senza limiti e perfino alcuni rituali. Nella pratica la “juche” funziona come una religione in cui lo stesso Kim Il-Sung è un dio da adorare.
3 – Il dittatore comunista Kim Il-Sung è presentato e riverito anche dopo la sua morte come l'“Eterno Presidente” della Corea del Nord.
4 – Venerato a forza come un essere divino e infallibile, ha nientemeno che 40.000 statue in suo omaggio, sparse in tutto il Paese e a cui la popolazione è costretta a offrire fiori all'inizio di ogni anno.
5 – Il conteggio degli anni in Corea del Nord parte proprio dalla nascita di Kim Il-Sung. Il 2017, ad esempio, è il juche 106, perché questa sarebbe l'età del fondatore se fosse ancora vivo.
6 – Secondo le versioni ufficiali della “storia”, che fanno le veci di “sacra scrittura” per la popolazione presuntamente atea, un doppio arcobaleno avrebbe solcato i cieli e una nuova stella sarebbe stata registrata nell'universo il giorno della nascita di Kim Jong-Il, figlio di Kim Il-Sung, nel 1942.
7 – È obbligatorio che tutte le case nordcoreane esibiscano nel soggiorno un quadro con la foto di Kim Il-Sung e di suo figlio Kim Jong-Il. Oltre ad essere esposti in un punto privilegiato, i ritratti devono essere sempre perfettamente puliti. Per assicurare il rispetto di questa regola, è frequente che la polizia invada le case senza preavviso. Il libro Persecuted, di Paul Marshall, Lela Gilbert e Nina Shea (2013), affronta la persecuzione contro i cristiani in tutto il mondo nell'epoca attuale. Tra le testimonianze registrate, il testo riporta quella di un rifugiato nordcoreano che circa i ritratti dei dittatori afferma: “Se un edificio prende fuoco, le persone devono dimostrare la propria fedeltà correndo a salvare i ritratti prima di qualsiasi altra cosa” – anche prima di salvare se stessi.
8 – Se un nordcoreano è colto con una Bibbia o a rendere culto a una qualsiasi divinità, il regime lo spedisce, nel migliore dei casi, in un campo di lavori forzati. Nel peggiore dei casi, il “trasgressore” viene semplicemente condannato a morte. Oltre a questo, i familiari possono essere puniti addirittura per tre generazioni.
9 – Nonostante questo, com'è sempre accaduto fin dai primordi della fede in Cristo, i cristiani in Corea del Nord vivono la fede clandestinamente e pregano di nascosto, sia individualmente che in piccoli gruppi, in genere composti da familiari. Queste informazioni sono confermate da cristiani che sono riusciti a sfuggire alla brutale dittatura nordcoreana, come quelli che offrono la propria testimonianza in questo video dell'organizzazione Open Doors: