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Hai paura di Dio? Consigli del Papa a credenti e non credenti per superarla

POPE FRANCIS

Antoine Mekary | ALETEIA | I.Media

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 07/12/21

Papa Francesco ci suggerisce anche come comportarci quando siamo in una “tempesta”

Niente paura se si avverte la chiamata di Dio: il Papa offre dei consigli a credenti e non credenti su come comportarsi, senza “scandalizzarsi” di questo “contatto”. 

Questi suggerimenti sono riportati nel libro “Buona Vita. Tu sei una meraviglia”. Pubblicato in collaborazione con Libreria Editrice Vaticana, il volume esce per il marchio editoriale Libreria Pienogiorno.

Non scandalizzarti di Gesù che passa

Papa Francesco ci sprona a non meravigliarci, né intimorirci se Gesù passa davanti a noi. 

«“Tu sei uno di noi”: dirlo a Gesù è una bella preghiera! E poiché è uno di noi ci capisce, ci accompagna, ci perdona, ci ama tanto. In realtà, è più comodo un dio astratto, distante, che non si immischia nelle situazioni e che accetta una fede lontana dalla vita, dai problemi, dalla società. Oppure ci piace credere a un dio “dagli effetti speciali”, che fa solo cose eccezionali e dà sempre grandi emozioni». 

CANA GALILEE

La bella frase di Sant’Agostino

Invece, afferma il Papa, «Dio si è incarnato: Dio è umile, Dio è tenero, Dio è nascosto, si fa vicino a noi abitando la normalità della nostra vita quotidiana. E allora, succede a noi come ai compaesani di Gesù: rischiamo che, quando passa, non lo riconosciamo. Torno a dire quella bella frase di sant’Agostino: “Ho paura di Dio, del Signore quando passa”. Ma, Agostino, perché hai paura? “Ho paura di non riconoscerlo. Ho paura del Signore quando passa. Timeo Dominum transeuntem”. Non lo riconosciamo, ci scandalizziamo di Lui. Pensiamo a com’è il nostro cuore rispetto a questa realtà».

Non aver paura di Dio

Il pontefice ci invita anche a non temere «la chiamata del Signore, che ci può giungere in mille modi, anche attraverso persone, avvenimenti lieti e tristi».

Non sempre accogliamo questa chiamata: anzi a volte, osserva Papa Francesco, ci spaventa, ci fa paura, e così rifiutiamo Dio. «La riteniamo troppo impegnativa e scomoda: “Oh non ce la farò, meglio di no, meglio una vita più tranquilla… Dio là, io qua”. Ma la chiamata di Dio è amore, dobbiamo cercare di trovare l’amore che è dietro ogni chiamata, e si risponde a essa solo con l’amore».

“Ci fa conoscere il suo amore”

Questo è il linguaggio: «la risposta a una chiamata che viene dall’amore è solo l’amore. All’inizio c’è un incontro, anzi, c’è l’incontro con Gesù, che ci parla del Padre, ci fa conoscere il suo amore. E allora anche in noi sorge spontaneo il desiderio di comunicarlo alle persone che amiamo: “ho incontrato l’Amore”, «ho incontrato il Messia”, “ho incontrato Dio”, “ho incontrato Gesù”, “ho trovato il senso della mia vita”. In una parola: “ho trovato Dio”».

Quando siamo nella tempesta

Molto spesso facciamo fatica a cogliere la presenza del Signore nelle nostre vite perché ci troviamo in momenti burrascosi, tesi, in una “tempesta” interiore. 

«Tante volte anche noi, assaliti dalle prove della vita, gridiamo al Signore: “Perché resti in silenzio e non fai nulla per me?”. Soprattutto – afferma Papa Francesco – quando ci sembra di affondare, perché l’amore o il progetto nel quale avevamo riposto grandi speranze svanisce. O quando siamo in balìa delle onde insistenti dell’ansia. Oppure quando ci sentiamo sommersi dai problemi o persi in mezzo al mare della vita, senza rotta e senza porto. O ancora, nei momenti in cui viene meno la forza di andare avanti, perché manca il lavoro oppure una diagnosi inaspettata ci fa temere per la salute nostra o di una persona cara».

Per stare a galla abbiamo bisogno di Gesù

In queste (ed altre) situazioni, «ci sentiamo soffocare dalla paura». Oggi, suggerisce il Papa, «possiamo chiederci: quali sono i venti che si abbattono sulla mia vita, quali sono le onde che ostacolano la mia navigazione e mettono in pericolo la mia vita spirituale, la mia vita di famiglia, il mio equilibrio psicologico, anche? Ecco l’inizio della nostra fede: riconoscere che da soli non siamo in grado di stare a galla, che abbiamo bisogno di Gesù come i marinai delle stelle per trovare la rotta». 

Per superare una “tempesta”, quindi,«vinciamo la tentazione di rinchiuderci», perchè in questo modo Dio «può operare in noi meraviglie. È la forza mite e straordinaria della preghiera», «opera miracoli».

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