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Furto nel convento di Codogno. Le suore ai ladri: “Cambiate vita”

NUN, SMILE

Michkasova Elena | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 06/12/21

Hanno fatto una gran fatica ad aprire la cassaforte, dentro solo un biglietto "cambiate vita" e l'immagine della Madonna. Hanno trovato il vero tesoro, la porta spalancata di Dio: tutti possono stare accanto a Lui (anche i somari).

Il nostro presepe vivo - L'asinello che scalda Gesù Bambino

Un piccolo fatto di cronaca locale e nulla più. A dire il vero non è successo niente, era stato progettato un furto ma è pressoché fallito. Però una voce di bene è riuscita comunque a infilarsi nelle pieghe di questo niente partito da un intento malvagio.

I ladri di Codogno sono l’asinello nel nostro presepe vivo. L’asino non compare nel Vangelo, ma la tradizione lo pone da sempre insieme al bue a scaldare Gesù deposto nella mangiatoia. E’ la bestia della soma – dei pesi da portare – ed è anche tutto quello che associamo al dire: “Sei un somaro!”. A scaldare Gesù appena nato ci possono stare anche i somari, che fanno i conti col peso dei propri peccati.

Una cassaforte piena di un tesoro inaspettato

Le suore dell’Istituto figlie dell’oratorio di Codogno erano in chiesa a pregare, la sera del 1 dicembre. Lo sapeva bene chi aveva escogitato di fare un «colpo» scegliendo il momento prima della cena. Perché andare a rubare in un convento? Quali grandi ricchezze potranno mai esserci?

I ladri che si sono intrufolati nel convento di Codogno, a quanto pare, si sono dati molto da fare con il flessibile. Purtroppo, una volta aperta la cassaforte le aspettative sono state deluse. Niente di prezioso. O forse, si sono trovati tra le mani il vero tesoro. Un dono è stato offerto a loro, che volevano rubare.

Spiega suor Gabriella: «Si erano già presentati a rubare qui da noi, dei malviventi. Così, visto che la cassaforte non la usiamo, abbiamo pensato di lasciare un prezioso consiglio per chiunque altro avesse scelto di arrivare a visitarci non invitato». Oltre al consiglio per una vita migliore, i ladri hanno trovato nel forziere divelto anche un’immagine della Madonna insieme a un gufetto. Non volendo andarsene proprio a mani vuole, però, sono entrati in due stanze e hanno portato via due piumoni. «Si vede che avevano anche freddo» ha commentato suor Gabriella.

Da Corriere

Qual è il dono ricevuto dai ladri? Quello di trovare spalancata la vera porta che non occorre scassinare: volevano entrare di nascosto, qualcuno ha scritto un biglietto di invito per loro. Si è piantata in mezzo l’ipotesi di un incontro lì dove avrebbe dovuto esserci solo una rapina. Dal latino rapio, afferrare con violenza. (Ed è un tipo di gesto che ci riguarda tutti ogni volta che prendiamo gli oggetti, le persone, i fatti a nostro uso e consumo).

E ha ragione Suor Gabriella, c’è un gran freddo nel mondo di chi rapina. Si strappano lembi di tessuto e carne, si lascia entrare il vento freddo dell’invidia, del possesso, del guardare l’altro come un ostacolo o un mezzo. Cambiare, convertirsi. Ecco il tesoro donato a questi ladri.

NUNS, CHURCH, PRAY

A restare in ombra in questa vicenda sono proprio loro, i malviventi. Che ne sappiamo poi della loro storia? Sappiamo che sono entrati nel posto giusto per fare una cosa sbagliata. E Dio non si fa scappare queste occasioni ghiotte. O meglio, in circostanze improbabili osa una mossa in controtendenza – di conversione. Mette di traverso sulle nostre strade degli strani segnali di direzione, capitò a Damasco.

A Codogno c’era un manipolo di ladri che cercava oggetti preziosi e ha trovato una voce disposta a dire che il vero valore è la loro persona. “Volta pagina, cambia!”.

Vieni dentro la storia che ha cambiato gli assi cartesiani del mondo, in cui un Dio bambino non aveva piumoni nella capanna di Betlemme, ma un bue e l’asinello.

Il fiato di un somaro

Sì, è stato il dettaglio dei piumoni rubati a creare uno strano cortocircuito che è arrivato fino all’asinello di Betlemme. Può Dio farsi scaldare da un somaro?

Il Vangelo non cita né il bue né l’asinello. Cita una mangiatoia, da cui si può intuire che quello spazio in cui Maria e Giuseppe trovarono ricovero doveva accogliere qualche animale domestico.

In tutti i nostri presepi c’è l’asinello e Giotto, negli affreschi della Cappella degli Scrovegni, lo fa pure sorridere. L’asino guarda Gesù Bambino e sorride, o almeno pare.

Se mai ci troveremo così vicini a Gesù, sarebbe bello starci da somari. Mi pare il lieto fine migliore possibile.

Tutti portiamo pesi, siamo sfiancati. Ma non sono quelli di cui ci inorgogliamo, sono proprio quelli che ci schiacciano a terra. Come il somaro diamo calci, e siamo cocciuti. Il peso dei peccati ci fa scalciare e buttare all’aria le cose buone attorno a noi. Eppure c’è posto anche per questo animale accanto alla mangiatoia. E’ il posto giusto per chi sente addosso il peso del suo male.

Gesù si scalda anche col fiato dei somari. E si farà portare da loro per entrare trionfante a Gerusalemme. Che i nostri pesi diventino il gioco leggero della Croce, ecco quale può essere il sorriso di un asino.

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