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L’ostia e le lettere ritrovate invece del corpo di Charles de Foucauld

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P.RAZZO/CIRIC

Eremitaggio del padre Charles de Foucauld, detto “La Frégate”, l'Assekrem, Tamanrasset, in Algeria

Aliénor Goudet - pubblicato il 02/12/21

Poche settimane dopo l’omicidio di Charles de Foucauld (1858-1916), dei soldati francesi furono mandati per la ricognizione a Tamanrasset. Fu il capitano de La Roche a scoprire, tra di detriti della cappella profanata, il bene più prezioso del marabù di Cristo.

Algeria, 21 dicembre 1916. Un silenzio di morte regna sull’altopiano dell’Assekrem, mentre il capitano de La Roche e i suoi uomini arrivano. Un sinistro vento invernale soffia sul rifugio costruito per il padre de Foucauld. Non si vede ancora alcun cadavere, ma i soldati riconoscevano già l’odore della morte. 

Dopo tre settimane senza ricevere notizie, il comandante Laperrine ha disposto che si andasse a procurare informazioni sul suo amico Foucauld. Anche a quella distanza, il capitano de La Roche sapeva che sicuramente non avrebbe trovato in vita colui che i Tuareg avevano chiamato “il marabù”. Inspirò profondamente, prima di dare ai suoi uomini l’ordine di perquisire il luogo. 

Il bene più prezioso di Charles de Foucauld 

Alcuni soldati avrebbero interrogato i Tuareg; altri cercarono corpi e superstiti, ma sapevano che i predoni avevano l’abitudine di gettare i cadaveri in fosse lontane dal luogo di esecuzione. Oppure di abbandonarli nel deserto e lasciare che a far sparire le tracce rimanenti pensino gli sciacalli. 

Il capitano non lo lasciò trapelare, ma un presentimento amaro gli mordeva il cuore. Charles de Foucauld era una figura importante per gli equilibri con i Tuareg: innamorato di Cristo e pieno di conoscenza, la sua sola presenza bastava a chetare i disaccordi fra i popoli del deserto e l’esercito francese. 

Il capitano si recò allora alla cappella dell’eremitaggio del padre de Foucauld. Gli si serrò la gola alla vista del tabernacolo sventrato: dove saranno le sacre specie? Che i predoni abbiano profanato anche quelle!? Abbassando gli occhi, però, vide un oggetto scintillante coperto di terra e di sabbia. 

L’oggetto era una lunetta di ostensorio. Gli si levò un peso dal cuore, quando ebbe la certezza della presenza dell’ostia consacrata. Le mani del capitano tremarono: non sapeva che fare di quel bene tanto prezioso, ma era impensabile lasciarlo alle sabbie del deserto. 

Dopo una breve preghiera, il capitano decise di portarla con sé a pochi chilometri da là, al forte Motylinski. Uno dei sottufficiali era stato un seminarista: La Roche decise di consegnargli l’ostia sulla via del ritorno. Avvolse la lunetta in un fazzoletto e la mise da parte con cura. 

L’eredità lasciata al deserto 

I soldati ritrovarono sul luogo del crimine gli ultimi scritti del marabù: c’erano molte lettere indirizzate ai suoi amici in vista dell’imminente Natale. Una alla cara cugina Marie, che con affetto chiamava “cara madre”. La Roche si permise di leggere qualche riga. E dire che il padre tentava di rassicurare i suoi cari a proposito della sua sicurezza, dato il momento difficile… 

Il capitano trovò allora il dizionario francese-tuareg del marabù: un’opera che gli aveva richiesto lunghe ore di lavoro, nonché una prova irrefutabile della dedizione di Foucauld ai buoni rapporti fra i tuareg e i francesi. Ogni frase è un’apologia dell’unità, della carità e di Cristo. 

Poche ore prima della sua morte, come se ne fosse stato presago, Charles de Foucauld scrisse: 

Il nostro annientamento è il mezzo più potente che abbiamo per unirci a Gesù e fare del bene alle anime. 

Quando i tuareg appresero della morte del padre de Foucauld, piansero la triste sorte del loro amico. Moussa, il loro capo, avrebbe scritto a Marie per tessere le lodi di Charles e della sua pietà. Il marabù cristiano lasciò dietro di sé un’impronta indelebile. Il capitano de La Roche si portò via quel che potè degli scritti del marabù prima di partire insieme coi suoi uomini. 

Le spoglie mortali del padre de Foucauld non sarebbero state ritrovate che un anno dopo, nel dicembre 1917. Sarebbe stato beatificato da papa Benedetto XVI nel 2005, e verrà canonizzato il 15 maggio 2022. La sua festa cade il 1º dicembre.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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