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Psicologia: conclusioni interessanti sull’effetto della religiosità

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Shutterstock I Par Rido

Karol Wojteczek - pubblicato il 01/12/21

Un nuovo libro illustra le conclusioni a cui sono giunti gli scienziati sull'influenza della religiosità sulla psiche umana

David DeSteno, docente di Psicologia e collaboratore abituale del New York Times e del The Washington Post, autore del libro How God Works? (Come opera Dio?) sottolinea che, pur essendo stato allevato nella fede cattolica, non si identifica con alcuna religione. Allo stesso tempo, ammette di essere sorpreso dalla quantità di domande che si pone nel suo lavoro scientifico e che trovano risposta nella religione. Ovviamente, si tratta soprattutto di questioni collegate al funzionamento della psiche umana.

  • Ad esempio, un’équipe di scienziati guidata da DeSteno ha dimostrato che i credenti che si rivolgono a Dio con una preghiera di azione di grazie spesso sono anche più gentili e generosi con gli estranei.
  • Poche settimane di meditazione fanno sì che le persone siano più empatiche e meno propense alla violenza.
  • Alla psiche fa bene anche cantare insieme nel coro della chiesa, cosa che dà ai suoi membri un senso più forte di appartenenza alla comunità.
  • La partecipazione alle pratiche religiose riduce il rischio di depressione e ansia, e ha un effetto positivo sulla salute fisica.

Come sottolinea l’autore, però, la pietà meramente dichiarativa non influisce in modo fondamentale sullo stato della psiche umana. Solo la partecipazione attiva e regolare alle pratiche religiose è benefica. “Se la religione non avesse apportato nulla alla gente, perché sarebbe durata per migliaia di anni?”, chiede retoricamente DeSteno.

La fede può procedere mano nella mano con la scienza?

Nel suo libro, l’autore confessa anche che a colpirlo di più è stata l’osservazione che molti metodi terapeutici, considerati moderni in psicologia, sono stati usati da chierici di varie religioni per millenni. Come difensore dell’apprendimento del mondo attraverso un metodo strettamente scientifico, ritiene che la minimizzazione del ruolo psicologico da parte di molti scienziati sia un’ignoranza e un errore nell’arte accademica.

DeSteno paragona la religione alla tecnologia. Senza negare gli atti di violenza da questa provocata o tutta la storia delle guerre religiose, crede che la religione, come qualsiasi altro strumento, possa dare buoni frutti all’umanità se viene utilizzata in modo corretto.

Aggiunge anche che da un punto di vista scientifico anche l’ateismo è una religione, perché il fatto di non credere all’esistenza di Dio continua ad essere fede, e la prova dell’esistenza o non esistenza del Supremo è scientificamente impenetrabile.

Cosa significano i rituali?

Come sottolinea l’autore del libro “Come opera Dio?”, il ruolo dei rituali (non solo religiosi) è quello di farci familiarizzare con situazioni eccezionali che si verificheranno nella nostra vita. Questo si applica a situazioni sia gioiose che difficili, per cui i rituali appropriati all’evento accompagnano sia le nozze che i funerali. Conoscendo il corso del rituale idoneo, otteniamo una sensazione di controllo sulla sfida della vita.

The groom and bride at the wedding ceremony in church – fr

Non a caso, l’impresa Ritual Design Lab, responsabile dello sviluppo di rituali per varie occasioni speciali, è molto popolare nella Silicon Valley. Tra i suoi clienti ci sono, ad esempio, le donne che si preparano a una mastectomia o persone che vogliono seppellire un animale da compagnia.

Un esperimento realizzato con persone che cercano di dimagrire apporta interessanti conclusioni. Chi ha tagliato il cibo a pezzi, l’ha collocato in modo simmetrico e l’ha manipolato con le posate prima di mangiarlo mangiava di meno e dimagriva più rapidamente di chi non seguiva queste procedure.

DeSteno segnala che i rituali religiosi hanno un grande vantaggio su quelli “laici” di una tradizione centenaria. I sistemi di credenze che si sono evoluti durante migliaia di anni hanno portato alla sopravvivenza di quelle pratiche religiose che hanno avuto l’effetto migliore sulla psiche umana.

Questa esperienza si può collegare non solo alla sfera mentale. L’autore del libro offre l’esempio del Cataranthus Roseus. Una volta endemico in Madagascar, questo fiore è stato usato nelle cerimonie religiose da tribù locali, che lo hanno dotato di proprietà curative miracolose. Le indagini sulla pianta, realizzati negli anni Cinquanta del Novecento, hanno mostrato che in realtà regola i livelli di zucchero nel sangue e riduce significativamente il rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro.

L’eccesso non è sano

Nella parte successiva della sua pubblicazione, l’autore ricorda che la funzione di base del cervello che ci permette di funzionare nel mondo (e di non impazzire) è la sua capacità di predire e organizzare la realtà. Questa funzione è collegata al cosiddetto “paradosso della scelta”. Questo effetto trasforma il mondano viaggio al supermercato in un tormento quando dobbiamo scegliere tra 47 tipi di cereali per la colazione. Indipendentemente da quello che scegliamo, probabilmente perdiamo molto tempo per decidere, e siamo comunque incerti sul fatto che la nostra scelta sia stata la migliore possibile.

Questo senso di incertezza, segnala DeSteno, è maggiore quando bisogna prendere decisioni fondamentali come scegliere il coniuge o un lavoro. La religiosità praticata diventa un fatto che permette al cervello di organizzare e sistematizzare la realtà. Impone criteri addizionali per favorire il nostro processo di decision making, e allevia in larga misura l’ansia sulla correttezza delle nostre azioni.

Traducendo quanto detto nel linguaggio della biochimica, le persone che praticano la fede hanno meno probabilità di sperimentare iperattività della circonvoluzione del cingolo anteriore all’interno della corteccia cerebrale, una delle principali cause dell’ansia. Di conseguenze, le persone religiose si caratterizzano per un livello statisticamente più basso di stress e nervosismo.

La solitudine è l’inferno sulla Terra

Un altro vantaggio della religiosità è collegato alla sua esperienza comunitaria. DeSteno ricorda gli studi che mostrano che vivere aumenta il rischio di malattie fisiche con immunodeficienza, ipertensione, problemi cardiaci, infiammazioni e diabete.

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La maggior parte delle religioni del mondo risolve questi problemi con cerimonie comunitarie obbligatorie. In questo caso c’è un effetto addizionale, fortemente comune, ovvero la sincronizzazione motoria, che non si verifica durante le riunioni sociali ordinarie.

Per confermare questo effetto, l’équipe di DeSteno ha realizzato un semplice esperimento, durante il quale due persone hanno dovuto riprodurre il ritmo di una canzone che sentivano agli auricolari. Entrambe hanno ascoltato e ritmato un brano in modo sincrono, e alla fine dell’esperimento hanno dichiarato il proprio vincolo e la volontà di aiutarsi reciprocamente con molta più frequenza dei partecipanti che lo hanno ritmato in modo non sincrono. Lo studio degli scienziati neozelandesi dell’Università di Wellington indica che per le persone che realizzano rituali religiosi in sincronia, il senso di connessione è anche più profondo che nell’esperimento dell’autore di “Come opera Dio?”

Può esistere la morale senza religione?

Negli ultimi capitoli del suo libro, David DeSteno scompone i rituali usati in vari riti religiosi in fattori primari, segnalandone il significato simbolico e psicologico. Non sfugge nemmeno alle riflessioni sociologiche quando segnala le fonti religiose dei sistemi morali vigenti in varie comunità.

L’autore ribadisce che la religione ci facilita la vita. Quasi tutti i sistemi di credenze contengono un’“offerta” integrale che prepara la persona agli eventi più importanti della sua vita – dalla nascita, passando per la maturazione, all’inizio di una famiglia, alla vecchiaia e alla morte.

Senza la religione, lo scontro (e la riconciliazione!) in queste tappe del viaggio terreno diventa infinitamente più difficile.

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