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Niente Natale, siamo eurocrati..?

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ANADOLU AGENCY VIA AFP

Le siège de la Commission européenne, à Bruxelles.

Lucandrea Massaro - pubblicato il 30/11/21

Una direttiva di comunicazione delle istituzioni comunitarie indicava, tra gli altri suggerimenti, di evitare riferimenti al Natale nelle imminenti festività. Una tempesta in un bicchier d'acqua?

Un documento della Commissione Europea sta facendo parlare molto di sé in queste ore, si tratta delle indicazioni per una “corretta” comunicazione da parte dei funzionari nei confronti di colleghi e persone esterne alle istituzioni comunitarie. Un documento non legislativo ma ad uso interno, in cui però – in nome dell’inclusività – si è incappati in una serie di autocensure al limite del ridicolo. Una di queste è quella relativa al Natale.

Un documento ad uso interno

E’ stato Il Giornale a parlarne per primo, entrando in possesso in esclusiva del documento di appena 32 pagine dal titolo “#UnionOfEquality. European Commission Guidelines for Inclusive Communication“, dove spiccavano suggerimenti come al posto di «Signori e signore» usare il più neutro «cari colleghi», oppure invece di «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale», bisogna dire «Malika e Julio sono una coppia internazionale» e naturalmente è necessario «evitare di considerare che chiunque sia cristiano» perciò «non tutti celebrano le vacanze natalizie (…) bisogna essere sensibili al fatto che le persone abbiano differenti tradizioni religiose».

L’Ansa riporta inoltre altri passaggi:

Nel decalogo della commissione ci sono alcune raccomandazioni da usare sempre: “Non usare nomi o pronomi che siano legati al genere del soggetto; mantenere un equilibrio tra generi nell’organizzazione di ogni panel; se si utilizza un contenuto audiovisivo o testimonianze, assicurarsi la diversità sia rappresentata in ogni suo aspetto; non rivolgersi alla platea con le parole ‘ladies’ o ‘gentleman’ ma utilizzare un generico ‘dear colleagues’; quando si parla di transessuali identificarli secondo la loro indicazione; non usare la parola ‘the elderly’ (gli anziani) ma ‘older people (la popolazione più adulta, ndr); parlare di persone con disabilità con riferimento prioritario alla persona (ad esempio al posto di ‘Mario Rossi è disabile’ va utilizzato ‘Mario Rossi ha una disabilità’).

E’ evidente che ogni grande ente o azienda debba avere delle linee guida univoche e rispettose delle persone, non sapendo sempre chi sono gli interlocutori e le loro sensibilità circa identità o condizione, una certa prudenza è non solo comprensibile ma d’obbligo e non c’è nulla di strano che anche la Commissione Europea ne abbia elaborato di sue proprie, tuttavia il tentativo di oscurare il peso storico del cristianesimo anche a ridosso di una delle sue festività più sentite e più importanti, come il Natale, ha fatto inarcare più di un sopracciglio, anche presso la Santa Sede.

La polemica di questi giorni, ancorché basata per lo più su fraintendimenti, come fa notare la sociolinguista Vera Gheno che in un suo post spiega:

le linee guida preparate dalla maltese Helena Dalli, Commissaria Europea per la Parità (poi ritirate), sono profondamente diverse da come sono state presentate soprattutto (sorpresa, sorpresa!) in Italia: (ovviamente) il Natale non è stato vietato, come nemmeno chiamarsi Maria o Giuseppe. Temo che ci siano un po’ di problemi di traduzione (esempio: “christian name”, che non vuol dire “nome cristiano”) e qualche (volontaria) incomprensione del testo

Ricordando a tutti noi che quello è un documento ad uso interno, non destinato al pubblico e soprattutto non destinato a diventare un manuale, ma una serie di esempi per variare nella comunicazione tra la Commissione e il mondo esterno, un mondo sempre più multiculturale e composito rispetto al passato.

e tuttavia almeno parzialmente ha potuto attecchire per il generale “fastidio” con cui l’Unione Europea si occupa del fatto religioso:

In Europa da tempo si parla di pseudo neutralità del linguaggio sulle realtà religiose come scelta utile al rispetto e al dialogo. Nulla di più falso perché è solo il chiaro riconoscimento d’identità e valori che apre ad un confronto e ad un dialogo veri. Sembravano concetti acquisiti ma sembra che all’interno dell’Ue persiste questa convinzione ma la notizia è che viene oggi rinnegata.

Famiglia Cristiana

Il passo indietro della Commissione Europa

Infatti come riporta sempre Famiglia Cristiana la Commissione, dopo le proteste, ha fatto dietrofront:

«La mia iniziativa di elaborare linee guida come documento interno per la comunicazione da parte del personale della Commissione nelle loro funzioni, mirava a raggiungere un obiettivo importante», ha commentato il Commissario per l’uguaglianzaHelena Dalli, «per illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei. Tuttavia, la versione delle linee guida pubblicata non serve adeguatamente a questo scopo. Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione. Le linee guida richiedono chiaramente un lavoro maggiore. Pertanto le ritiro e lavorerò ulteriormente su questo documento»

La Santa Sede: non dimenticare l’apporto fondamentale del cristianesimo

Su questo tema è intervenuto anche il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin con una intervista a Vatican News è intervenuto

«Credo che sia giusta la preoccupazione di cancellare tutte le discriminazioni. È un cammino di cui abbiamo acquisito sempre più consapevolezza e che naturalmente deve tradursi anche sul terreno pratico. Però, a mio parere, questa non è certamente la strada per raggiungere questo scopo. Perché alla fine si rischia di distruggere, annientare la persona, in due direzioni principali. La prima, quella della differenziazione che caratterizza il nostro mondo, la tendenza purtroppo è quella di omologare tutto, non sapendo rispettare invece anche le giuste differenze, che naturalmente non devono diventare contrapposizione o fonte di discriminazione, ma devono integrarsi proprio per costruire una umanità piena e integrale » .

«La seconda», spiega ancora monsignor Parolin, «la dimenticanza di ciò che è una realtà. E chi va contro la realtà si mette in serio pericolo. E poi c’è la cancellazione di quelle che sono le radici, soprattutto per quanto riguarda le feste cristiane, la dimensione cristiana anche della nostra Europa. Certo, noi sappiamo che l’Europa deve la sua esistenza e la sua identità a tanti apporti, ma certamente non si può dimenticare che uno degli apporti principali, se non il principale, è stato proprio il cristianesimo. Quindi, distruggere la differenza e distruggere le radici vuol dire proprio distruggere la persona»

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