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Suor Agnese Moretto, in missione tra le donne cannibali in Congo

SUOR AGNESE MORETTO

Sister Agnes of Congo | Facebook

Annalisa Teggi - pubblicato il 24/11/21

Nata in Veneto, una vocazione precoce al fianco di Madre Teresa a Calcutta. Oggi questa suora continua la sua missione in Congo portando il sorriso e l'abbraccio di Dio nelle tribù dove si pratica ancora il cannibalismo.

Arrossisce ogni discorso sulla donna e sul femminismo di fronte alla storia di Suor Agnese Moretto, 81 anni. La sua vocazione precoce l’ha portata in giro per il mondo, dalla Libia a New York, da Calcutta al Congo. Proprio in Africa dal 2017 ha fondato una nuova congregazione ispirata al carisma di Santa Teresa di Calcutta.

Fuori da ogni schema

Sono nata grazie ad un miracolo: dovevo morire durante il parto, ma mia madre pregò incessantemente e desiderava avere un figlio prete.

Da Il Gazzettino

Suor Agnese ha raccontato recentemente le tappe importanti della sua vita al giornale veneto Il Gazzettino. Veneta anche lei, di San Zenone degli Ezzelini, e l’essere venuta alla luce contro ogni previsione segna una traccia chiara del suo percorso umano. Ed è il sentiero paradossale degli scarti, un passo di lato o comunque fuori dalla rotte calcolate.

La sua vocazione alla vita consacrata si fa chiara precocemente, a 14 anni entra in convento. Ha già chiaro ciò che vuole servire, i poveri. Per questo dopo essere stata felicemente operosa in un convento di Padova (che le aveva anche permesso di entrare nel vivo di una missione educativa in Libia), Suor Agnese Moretto sente il bisogno di un altro passo fuori, o meglio ancora più a fondo nel contatto con gli ultimi.

Si affida a colei che si è fatta serva degli intoccabili, Santa Teresa di Calcutta. La conosce e nel 1974 entra nell’ordine delle Missionarie della Carità. Uno scambio verbale tra le due è illuminante nel tracciare la rotta imprevedibile del mistero di Dio. Suor Agnese lo ha raccontato in una testimonianza a Radio Luce che potete ascoltare qui,

Un giorno Madre Teresa venne a Roma e io le chiesi di seguirla a Calcutta e lei disse: “Ho bisogno di te a New York”.

MADRE TERESA LANCIA COLOMBA

Chi usa la misura di Dio va fuori tema. Gli chiedi di Calcutta, ti manda a New York. Mettersi sulle orme di questo Dio è liberarsi di ogni schema, fiondarsi fuori dalla zona comoda dei propri calcoli e andare a cercare la mano di chi ha bisogno nei punti ciechi del mondo.

Dal Bronx, ai moribondi di Calcutta, alle donne cannibali in Congo

E a New York Suor Agnese c’è andata, seguire è uno dei verbi più audaci delcristiano: obbedire al cammino che un altro ha in mente per te, stimare il valore imprevedibile di un disegno opposto ai propri progetti. Per anni Suor Agnese Moretto ha servito i poveri del Bronx e quella è stata la strada lunga per arrivare anche a Calcutta, al fianco di quella che al tempo era ancora solo Madre Teresa, ma aveva già il carisma di una santa. Tra gli intoccabili dell’India lei accudiva i moribondi, li lavava preparandoli a morire. C’è opera più inutile agli occhi del mondo? Ma non c’è presenza più necessaria proprio in questo tempo che langue perché non ha più uno sguardo di misericordia sui suoi lati più sporchi.

C’è un passo di Cosa c’è di sbagliato nel mondo, di GKC Chesterton, che mi fa sempre pensare a Santa Teresa di Calcutta, anche se non fu scritto pensando a lei. A proposito di santità e pulizia, Chesterton genialmente notò a proposito degli uomini moderni:

[…] rifiutano la santità ogni volta che non coincide con la pulizia. Se non sopportiamo questo nei santi e negli eroi antichi, a maggior ragione non dovremmo sopportalo nei santi e negli eroi dei sobborghi, le cui mani sporche puliscono il mondo.

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Pulendo i moribondi intoccabili nelle periferie del mondo le suore Missionarie della Carità stanno, ancora oggi, pulendo il mondo. Cioé: estirpano alla radice la vera disperazione che può attecchire nel cuore di chiunque, l’ipotesi che ci sia qualcosa che non può essere accarezzato e redento. Tutto può essere toccato dalla mano di Chi è stato crocifisso.

Tornando a Suor Agnese, ecco il suo ritratto sintetico di Santa Teresa di Calcutta, desunto da una vita quotidiana trascorsa insieme:

Era silenziosa, era una di noi, non ci si accorgeva neanche di averla vicina. Si stava bene con lei.

Da Radio Luce

E la spinta incandescente eppure silenziosa di questo carisma invisibile ha portato Suor Agnese a fare un altro passo fuori da ogni schema. Da quattro anni è in Congo a occuparsi di un’altra frangia di umanità che i più scaccerebbero anche solo dai pensieri.

Il sorriso di Dio dove l’umano è un rifiuto

Oggi, a 81 anni, suor Agnese ha scelto di vivere a Butembo Beni in Congo. Sempre slums, ma sul limitare della Foresta, a quasi 2000 metri di altitudine sul Ruwenzori. «Sono arrivata qui perché la situazione di queste campagne è terribile. Non c’è solo la guerra civile e l’indifferenza per la vita umana. Qui si pratica ancora il cannibalismo». E’ arrivata da sola, quattro anni fa. Ha trovato una popolazione decimata, che pratica ancora riti ancestrali cruenti. «In questo territorio è diffusa una religione tribale che prevede sacrifici umani e cannibalismo -ribadisce- stiamo salvando molti bambini e molti giovani. Ma la mia grande soddisfazione è quella di aver creato 11 nuove suore».

Da Il Gazzettino

Dall’India al Congo, dunque. La presenza di suor Agnese oggi è accanto a donne altrettanto “intoccabili”. Ed è qui che certi discorsi contemporanei sulla donna arrossiscono al cospetto dell’incontro con qualcosa che ai nostri occhi può sembrare inaccettabile. Scriviamo mille discorsi sul posto che meritano le donne ai vertici (aziendali, politici, intellettuali), ma dovremmo ringraziare che esista qualcuno che non teme di farsi compagna di donne che nessuno osa guardare. Cosa ha da dire la voce cristiana a donne che praticano ancora il cannibalismo?

«Abbiamo salvato un bambino che stava per essere immolato. Non abbiamo avuto paura a guardare queste donne, a cercarle, a stare con loro. Ed è così che siamo riuscite a fare breccia».

Ibid.

Cose del genere non accadono più nel mondo civile. Siamo sicuri? Il cannibalismo nella sua forma tribale ci repelle, ma non nascondiamoci dietro un dito. Quanti piccoli, non ancora nati, (e anche quanti altri esseri umani adulti) sono immolati nel nome di una presunta libertà che è la maschera di un egocentrismo vorace e cieco. La voracità – anche quella vestita di pulito progresso – fa male al cannibale per primo, mangiare (annientare) un proprio simile è uccidere se stessi.

La missione di Suor Agnese non è lontana come sembrerebbe, la sua opera – guardare, cercare, stare con loro – è la stessa di cui anche i nostri quartieri hanno sete.

Due di queste donne cannibali sono diventate novizie. E suor Agnese è affiancata da altre suore “estreme”, accoglie infatti consacrate che sono state espulse dalle loro congregazioni per qualche errore. La possibilità che offre loro non è quella di far finta di nulla, ma di rimettersi in cammino dopo il tradimento e il pentimento.

C’è una speranza che si sporca fino in fondo e viene piantata nei punti ciechi del mondo, apparentemente lontano. Ma è la risposta alle domande più urgenti che tutti abbiamo qui, adesso.

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