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Il secondo comandamento? Non è solo la proibizione di bestemmiare

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 24/11/21

“Non pronunciare” sta per “non chiamare e quindi non accostarti, non entrare in relazione"

“Non pronunciare invano il nome del Dio tuo”: il secondo comandamento spesso viene ricondotto al divieto di bestemmiare. In realtà la violazione di questo comandamento è ben più ampia e grave.

Il cardinale Angelo Comastri lo spiega nel volume “23 Cardinali commentano il Catechismo della Chiesa Cattolica”, curato da Marco Italiano (ed. Tau Editrice).

La bestemmia

Comastri, che, all’interno del volume fa un excursus di tutti i Comandamenti – proprio per favorirne la giusta comprensione – evidenzia che «subito noi leghiamo questo comandamento alla proibizione di bestemmiare. E la bestemmia sulla bocca di chi crede è una cosa assurda e stomachevole, mentre sulla bocca di chi non crede è una cosa stupida e priva di senso. Ma il secondo comandamento dice molto di più».

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Cosa significa “Non pronunciare”

Continua il cardinale Comastri, alludendo al secondo comandamento: «Chiariamo le parole: “Non pronunciare” sta per “non chiamare e quindi non accostarti, non entrare in relazione: infatti, quando io chiamo una persona pronunciando il suo nome, io entro in relazione con questa determinata persona”. E posso entrare in relazione in tante maniere: leali o sleali, sincere o false».

“Non pronunciare, non chiamare, non entrare in relazione con Dio … invano, in modo falso, in modo non vero”. Quando può accadere tutto questo? Il cardinale fa alcuni esempi. 

Ciò che è affidato al nostro impegno 

Si nomina Dio invano–a–vuoto «quando si chiede a Dio quello che Dio ha affidato al nostro impegno e alla nostra responsabilità. Quante preghiere dovrebbero essere meglio formulate!

“Signore, dà il pane a chi non ce l’ha!”. Ma Dio ci dà già il pane in abbondanza e per tutti! Sta a noi il compito di dividerlo con giustizia senza escludere nessuno dalla Mensa della vita».

Contro il cuore stesso di Dio

Si nomina Dio invano–a–vuoto «quando Lo si invoca per cose che sono contro il cuore stesso di Dio: “Dio ti punisca! Dio ti maledica!”. Questo … Dio non lo farà mai!

Dobbiamo invece dire: “Dio ti converta il cuore! Dio ti illumini la mente, Dio ti porti sulla retta via”. E noi dobbiamo fare la nostra parte di collaborazione con Dio».

Sterminio e violenza

E ancora, si invoca, si nomina Dio invano–a–vuoto e in modo blasfemo «quando si usa il suo nome per coprire violenze, aggressioni, progetti di odio e di sterminio. È quello che sta accadendo!

Nel passato, pensate ai cinturoni delle SS naziste, che portavano la scritta: “Got mit uns” = “Dio è con noi”. Niente di più falso e di più blasfemo! Eppure, è accaduto!». 

Comastri quindi esorta a comprendere l’importanza del secondo comandamento e «quanto noi, con il nostro esempio che coinvolge il nome di Dio, abbiamo una immensa responsabilità».

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