di Daniel Torres Cox
Avete mai sentito dire che il piacere è positivo solo quando lo si cerca bene? E che quando il piacere che si sperimenta è conseguenza di un atto negativo è negativo anch'esso?
È molto importante avere chiaro che questo modo di guardare al piacere è del tutto opposto a quello a cui si potrebbe pensare in base alla filosofia cristiana o alla teologia del corpo di San Giovanni Paolo II.
Iniziamo capendo in cosa consiste il manicheismo
L'idea che il piacere sia negativo se lo si cerca male affonda le sue radici in una dottrina nata nel III secolo, il manicheismo, che si è fatta passare per cristiana ma in realtà è stata combattuta da grandi santi, come Sant'Agostino.
Il manicheismo riconosce che tutto ciò che esiste può essere di due ordini: materiale o spirituale.
Ritiene che tutto ciò che è materiale abbia origine in una specie di “dio cattivo”, e sarebbe quindi negativo, mentre ciò che è spirituale avrebbe origine in un “dio buono”, essendo quindi positivo.
Cos'ha a che vedere il manicheismo con la sessualità?
Le idee manichee arrivano fino ai nostri tempi camuffate da cristiane, e guardano con sospetto tutto ciò che è materiale. Quanto alla sessualità, suscitano sfiducia nei confronti del corpo e di tutto ciò che ne deriva.
Così, ad esempio, in base a un atteggiamento manicheo si può pensare che l'unico fine dell'intimità sessuale sia la riproduzione, e che il piacere che si sperimenta in essa sarebbe una sorta di “male necessario” da subire in quell'atto.
O si cerca di vedere l'amore come qualcosa di “puramente spirituale” che dovrebbe prescindere per quanto possibile dal corpo. E così, se la coppia prega insieme va bene, ma se si gode anche baci e abbracci sembra prendere una strada pericolosa.
Lo sguardo cristiano sulla sessualità
È importante tenere conto del fatto che un errore nelle premesse porta inevitabilmente a una conclusione anch'essa errata.
È quello che accade al manicheismo quando ritiene che l'aspetto materiale abbia origine in un principio negativo. Se l'aspetto materiale è negativo, dev'esserlo anche il piacere fisico.
Da un punto di vista cristiano, invece, vediamo che tutto ciò che esiste – a livello sia spirituale che materiale – è positivo perché è stato creato da Dioo.
Visto che Dio lo ha creato, Dio vuole che esista, e ciò che Dio vuole fa sì che sia positivo. Se Dio non volesse qualcosa – per cui sarebbe negativo in sé –, questo semplicemente non esisterebbe.
La bontà intrinseca della creazione – spirituale e materiale – è un'idea al cuore della filosofia cristiana e sostenuta da grandi pensatori, come Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino.
È superfluo dire che è anche uno dei presupposti su cui si basa la Teologia del Corpo di San Giovanni Paolo II.
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Il piacere è positivo
A partire da questo, possiamo vedere che non solo l'anima, ma anche il corpo dell'essere umano è qualcosa di positivo, come tutti i beni della sessualità che vengono a noi attraverso di esso, incluso il piacere.
Da questa prospettiva, il piacere è qualcosa di positivo perché è stato creato da Dio, e di conseguenza è amato da Lui.
È Lui che lo ha messo a disposizione della coppia per rafforzare l'amore matrimoniale e favorire il fatto che questo amore dia frutto nei figli.
Di fronte a questo, ci si potrebbe chiedere cosa accade quando questo piacere viene cercato in modo disordinato, ovvero attraverso un'azione negativa.
In questo caso, ciò che è negativo è l'azione realizzata, ma non il piacere che se ne è ottenuto.
Un atto negativo non fa sì che il piacere sia negativo
Cerchiamo di capirlo con un esempio concreto. Se una persona vuole un gelato, può rubarlo o comprarlo.
Il fatto di rubarlo, però, non cambia la natura del gelato, né tantomeno il piacere che si sperimenta mangiandolo. Il fatto che l'azione realizzata per ottenere il gelato sia negativa non rende negativo il gelato.
Questa distinzione è di grande rilievo, perché, come accade con la sessualità, il piacere che si sperimenta mangiando un gelato comprato e uno rubato è lo stesso.
Ciò vuol dire che se si assapora un gelato comprato e uno rubato senza che ci venga detto qual è uno e qual è l'altro non si può percepire la differenza.
E se si associa il senso di colpa non solo all'azione negativa commessa per ottenere il gelato, ma anche al piacere sperimentato mangiandolo, si continuerà a sentirsi colpevoli anche provando il piacere che suscita il fatto di mangiare un gelato ottenuto mediante una buona azione.
L'essenziale allora è questo: tutto ciò che esiste, per il solo fatto di esistere, è positivo, e anche il piacere.
Da un punto di vista morale, quello che può essere negativo sono le azioni che si compiono per ottenerlo. Queste azioni, però, non fanno sì che il piacere provato, in sé, smetta di essere qualcosa di positivo.
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