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Qual è il modo migliore di morire?

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Patricia Navas - pubblicato il 18/11/21

Un monaco condivide le sue esperienze di dolcezza e di pace collegate alla morte e qualche saggia riflessione sulla fine della vita

È meglio morire senza rendersene conto o potersi preparare? E se dopo anni di paura del momento della morte si scopre che quando arriva è un’esperienza piena d’amore?

Confidare in Dio mi sembra il modo per vivere la morte con pace, ma questo passo che compiamo quando termina la nostra vita è un mistero pieno di domande.

Ci sono persone che hanno trovato delle risposte e le hanno condivise, come un monaco che ha scritto questa lettera piena di saggezza.

“Buona morte”

“La morte ci pone davanti a domande essenziali. Alcuni preferiscono non pensarci e desiderano una morte imprevista, immediata e incosciente. ‘Ha avuto una buona morte, non si è reso conto che stava morendo’.

La morale dei mezzi di comunicazione e la loro tecnica offrono una morte senza consapevolezza né sofferenza, su richiesta dell’interessato e anche su richiesta di altri.

Non dovremmo riconoscere che è innanzitutto per noi che l’agonia è insopportabile?

La società la ritiene troppo penosa, troppo lunga e troppo cara.

L’uomo, determinando l’ora della morte, prende il posto di Dio ed elimina qualsiasi trascendenza.

Esiste solo la materia. È il materialismo imperante nella nostra epoca.

Schiviamo e dissimuliamo la morte chiamandola “eutanasia”, che in realtà significa “buona morte”.

Un ricordo che mi ha segnato: un vecchio cane che bisognava eliminare… il veterinario – amico degli animali – e io siamo rimasti commossi. E lasceremmo morire con indifferenza gli esseri umani?

Il mondo reclama una morte improvvisa e imprevista. I cristiani dicono: “Da una morte imprevista e improvvisa liberaci, Signore”.

Alcuni ricordi che hanno segnato la mia esistenza:

A 13 anni, tutti i mesi, nel dormitorio dei Salesiani: l’esercizio della buona morte, Rosario, le mani giunte sul petto, il corpo eretto, gli occhi chiusi. Non so come, ma per me era un momento felice e di pace. Vicinanza a Dio.

A 33 anni, da vicario, in piena notte, una brava fedele venne a cercarmi. La sua vicina stava morendo. Una casetta, e sul tavolo un crocifisso, una candela, acqua benedetta, un ramoscello di ulivo della Domenica delle Palme. Delle donne recitavano le preghiere, invitando gli angeli a venire incontro a colei che viveva la sua morte. Ricordo pieno di dolcezza e di pace.

A 36 anni, morte di mio padre: Messa nella sua stanza d’ospedale. Io gli dico: “Dio è buono”. Mio padre risponde: “Non c’è bontà per rispondere alla Sua bontà, ma bisogna provarci sempre!” Anche in quell’occasione, comunione intensa, piena di dolcezza e di speranza. Non posso augurare altro a tutti i miei fratelli dell’umanità di oggi”.

Ecco alcune parole ispiratrici della Bibbia sull’aldilà:

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