Oggi la notizia non è più quella di Signorini che interrompe il quieto non senso del GFVip con una frase contro l'aborto, ma l'evidente - se mai ne avessimo avuto il dubbio - scandalo che suscita la libertà di pensiero su certi temi che si vorrebbero ormai allineati a un monologo senza contraddittorio. L'aborto è un diritto delle donne, questa è l'unica frase che si può liberamente dire. Questa è l'unica verità consentita nella pubblica piazza mediatica.
L'azzardo di Signorini
I fatti essenziali sono rimbalzati su tutte le testate e hanno inondato i social. Ripetiamoli, partendo dal momento incriminato della puntata del Grande Fratello Vip dello scorso lunedì:
Alfonso Signorini, conduttore del reality, ha pronunciato questa frase dopo che Giucas Casella aveva ipotizzato di far abortire la sua cagnolina parlando dal confessionale della casa. Gli autori della trasmissione avevano fatto credere all'illusionista che l'amata cagnolina fosse rimasta incinta di un pastore maremmano. Uno scherzo trash e l'uscita di Signorini sono diventati uno scandalo mediatico che ha risvegliato le ire di femministe, opinionisti, influencer, politici. Vince con il miglior tempo di reazione Selvaggia Lucarelli:
Che poi, a voler far le pulci anche solo a questa frase, si finirebbe a scrivere un poema. Moralismo? In che senso? Essere a difesa delle donne e della vita non è semplicemente umano? Ortodosso? Rispetto a cosa? A voler essere onesti, la vera ortodossia vigente non è forse quella di essere allineati al pensiero unico pro aborto? Conduttore omosessuale prolife? Non suona un po' aggressivo additare una persona riducendola a etichette, detto da una che vuole difendere la presunta libertà delle donne?
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Ma insomma, non ci si aspettava nulla di diverso. Anche la platea mediatica dovrebbe almeno avere l'onestà di dire che il vero coraggio (o anche follia) è quello di Alfonso Signorini, consapevole di pronunciare una frase scabrosa per il pensiero unico. Leggere che chi lo insulta e scredita si appunta la medaglia del coraggio fa sorridere, ma dall'amarezza. Sappiamo chi sta sul trono. E sappiamo che il bambino che osa dire "il re è nudo" non è gradito.
E dunque all'appello nella corte del re ora non manca più nessuno. Fatevi un giro su Instagram e vedrete tutto il coro intonato e armonico di voci contro Signorini a suon di slogan collaudati.
Elena Santarelli e Nicola Savino hanno bacchettato il collega da quel palco - che dovrebbe essere - così sfrontato delle Iene.
Wow, una presa di posizione da vere iene ... dello zoo ideologico in cui, a quanto pare, devi entrare e stare nella tua gabbia se volti le spalle alla giungla del pensiero libero. E, però, proprio sul tema della civiltà, Alfonso Signorini ha ribattuto colpendo a segno.
Endemol prende le distanze
C'è chi comincia a dire che sia a rischio la conduzione del GFVip per Alfonso Signorini. C'è chi - molti - la giudicherebbe un'ottima notizia per il conduttore. In ogni caso Endemol, casa di produzione del reality, ha fatto sapere che le parole del conduttore non sono state gradite.
Anche qui il naso di Pinocchio si allunga un po', considerando che i diritti civili dovrebbero essere quella cosa che tutela gli esseri umani, ma i nascituri se li devono ancora sudare. E proprio su questo Signorini non ha abbassato la testa, rispondendo a sua volta con un tweet che ribadisce una definizione non più scontata di civiltà:
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Cani e bambini
Eh sì, il tema dell'aborto è saltato fuori in prima serata parlando di gravidanze canine sgradite. Non è mancato chi ha usato quest'argomentazione per suggerire ai prolife una condotta quanto meno dignitosa: non si può mica difendere un conduttore che esprime un pensiero a difesa della vita osando implicitamente associare le donne alle cagne!
Personalmente la mia prima reazione è stata opposta. L'esternazione pronunciata durante il GFVip mi ha fatto immaginare un mondo in cui si riuscirà a impostare un confronto finalmente ragionevole e non ideologico sulla vita proprio a partire da gattini e cagnolini. Non escludo, infatti, che per rendersi conto di quanto la vita nascente sia una presenza e non un moralismo occorrerà partire da lontano, dalle foto di cucciolate appena nate che cercano casa. O dall'animale in via d'estinzione che finalmente darà alla luce un nuovo esemplare. Perché scandalizzarsi di quel che siamo, gente che porta in giro i cani nei passeggini e trova sempre in tendenza i profili dei gatti?
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Per ricordarci cos'è la vita bisognerà, in un certo senso, ripartire dall'evidenza che siamo animali e non solo cervelli schierati per partito ideologico preso. Abbiamo anche la coscienza, certo, il cui compito primario è accogliere il dato di realtà. Non ho la puzza sotto il naso, se per conquistare quella realtà che è la meraviglia della nostra umanità fin dal concepimento occorrerà fare il giro lungo e partire da quella strana ecologia che difende piante e animali e si scorda dell'essere umano, sono pronta e ben disposta.
Noi chi?
Ma come? Non l'ho ancora scritto? Non mi sono ancora scusata e lavata le mani, visto che ho osato avvicinare il tema sacro della vita a quello trash del Grande Fratello? Li sento, li sento, i proiettili che fischiano dietro le orecchie. Per qualcuno è inaccettabile mescolare il sacro e il sommamente profano.
Mi limito a condividere l'ipotesi umana che ho imparato da Chesterton. Ne L'uomo che fu giovedì c'è una scena in cui tutta l'umanità sembra impazzita (verrebbe da dire che lo è davvero se esistono show come il GFVip), ma uno dei protagonisti osa scommettere il contrario, anche se l'orizzonte è pessimo. E pronuncia una battuta indimenticabile:
Uno degli elementi scandalosi della frase di Alfonso Signorini è stato l'uso del plurale, noi. Non ha parlato di sé al singolare, ma ha osato chiamare in causa una pluralità. In fretta e furia molti hanno calcato la mano sulla sua presunta megalomania. Fuori dal coro, un bell'affondo lo ha fatto Roberta Marchetti su Today:
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Anche in questo caso non c'è da stupirsi. Ci sono noi tollerati e noi che non dovrebbero avere diritto di cittadinanza. Non leggo nei pensieri di Signorini e non azzardo un'interpretazione sulla sua scelta grammaticale. Resta sul tavolo la domanda. Si può riconoscere che quel noi esiste? Nonostante le verità proclamate a favore di telecamera vogliano accaparrarsi il noi del popolo per attribuirgli un pensiero unico, credo che - come diceva Chesterton - il popolo non sia matto. E credo anche sia meno addomesticabile di quel che hanno deciso i giornalisti e gli influencer.
Bisognerebbe davvero cominciare a offrire da bere a questo noi, cioé spostare il campo da gioco sulla vera piazza umana, anziché continuare ad alzare lo sguardo verso i terrazzini in bella vista dei dittatori liberali e progressisti.