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Un omosessuale scrive a Papa Francesco e lui risponde

HIDDEN MERCY

MikeOLoughlin

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 16/11/21

Il Pontefice sottolinea il lato caritativo dei cattolici e dei consacrati che hanno speso la vita per i malati di Hiv e Aids, ma non si sofferma sulle rivendicazioni dei cosiddetti “cattolici LGBT”, come propone l'autore del libro “Hidden Mercy”

“Ho scritto a Papa Francesco per raccontargli di Hidden Mercy e del lavoro eroico svolto da sacerdoti, suore e cattolici LGBT durante l’apogeo dell’Hiv/Aids negli Stati Uniti. Per mia sorpresa, mi ha risposto”. Lo racconta Michael J. O’Loughlin in un articolo d’opinione pubblicato sul The New York Times il 15 novembre.

Papa Francesco ha ringraziato per la lettera dell’autore del libro Hidden Mercy (Misericordia Nascosta). Il testo, in spagnolo, firmato da Francesco, evoca la chiamata di ogni cristiano a vivere la misericordia. 

“Dopo aver letto la sua lettera, mi è venuto spontaneamente al cuore il protocollo con cui un giorno verremo giudicati: ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato; nudo e mi avete vestito; malato e mi avete visitato; in carcere e siete venuti a trovarmi (Mt 25, 35-36)”, ha scritto il Pontefice

“Grazie per il suo sforzo di voler sottolineare la vita e la testimonianza di tanti sacerdoti, religiose e laici che, a rischio anche della propria vocazione e reputazione, hanno scelto di accompagnare, sostenere e assistere i loro fratelli e le loro sorelle malati di Hiv e Adis”, ha aggiunto.

Il Pontefice sottolinea la necessità di essere testimoni, perché “anziché esprimere indifferenza, distanza e perfino condanna, queste persone si sono lasciate commuovere e hanno fatto della misericordia del Padre il proprio progetto di vita; quella misericordia discreta, silenziosa e apparentemente nascosta ma in grado di sostenere e rigenerare la vita e la storia di ciascuno di noi”.

Nel suo libro, tra le altre testimonianze, O’Loughlin propone quella di una suora cattolica di una cittadina del Midwest degli Stati Uniti che ha fatto le valigie e si è trasferita a New York per mettersi al servizio di una comunità colpita da Hiv e AIDS.

“Quando Carol Baltosiewich era una suora cattolica, ha trascorso 10 anni prendendosi cura di giovani uomini che morivano di AIDS. Nonostante questo, la prima volta che ho parlato con lei, nel 2016, ero terrorizzato all’idea di dirle che sono gay”, scrive O’Loughlin, reporter che copre le notizie sulla Chiesa.

L’autore propone interviste di cattolici che, come spiega, hanno lavorato e lottato per aiutare le persone malate, e denuncia la discriminazione di chi è malato:

“Un’inchiesta realizzata nel 1987 ha rivelato che il 43% degli Statunitensi era d’accordo con la frase ‘L’AIDS potrebbe essere il castigo di Dio per il comportamento sessuale immorale’”.

HIDDEN MERCY

Il Papa sottolinea il lato caritativo dei cattolici e dei consacrati che hanno speso la vita per i malati di Hiv e Aids, ma non si sofferma sulle rivendicazioni dei cosiddetti “cattolici LGBT”, come propone l’autore del libro.

O’Loughlin si aspettava di più da Papa Francesco. “Non mi faccio illusioni sul fatto che una lettera, anche se firmata dal Papa, curerà le ferite che alcuni cattolici hanno inflitto decenni fa, o che questo possa essere finalmente il momento in cui Francesco cambierà l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità”.

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