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Abusi, Vescovi di Francia in ginocchio a Lourdes

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Valentine CHAPUIS / AFP

Mgr Éric de Moulins-Beaufort, président de la Conférence des évêques de France. 6 novembre 2021, Lourdes.

Henri Quantin - pubblicato il 12/11/21

È in ginocchio che la Conferenza Episcopale Francese ha mostrato che una crisi della Chiesa non si spiega anzitutto a partire da ragioni sociologiche, ma da una perdita del senso del soprannaturale. Chiedere perdono a Dio non è un diversivo, ma attingere alla fonte della Misericordia per non equivocare sulla tolleranza.

Non c’è dubbio: è in ginocchio che un vescovo è al massimo della sua statura. Non inginocchiato davanti a un nemico che lo minacci, che gli intimi di rinnegare la sua fede o di insultare il suo Salvatore. Davanti a simili avversari, va da sé che ogni cristiano vince se resta in piedi, per non cedere davanti all’accusa ingiusta o alla menzogna odiosa. 

Davanti ai ladri che attaccano l’ovile, i mesi e gli anni a venire esigono sicuramente dei pastori che stiano ben saldi e ritti. Eppure è in ginocchio che un vescovo è al massimo della sua statura; quando si prostra davanti al Padre di cui la paternità è stata resa odiosa; davanti al Salvatore a cui si è impedito di agire; davanti alla Vittima suprema che si è stati incapaci di riconoscere nei bambini umiliati, dando loro le spalle per coprire gli aguzzini. 

È più grande, non il contrario, il vescovo che si avvicina alla polvere di cui è fatto per dire parole inaudite nella storia della Chiesa: 

Scopriamo di essere capaci, noi tuoi ministri, noi che tu hai chiamato e scelto, di profanare il tuo dono più intimo, di trasformare in un sistema umano di degrado, di disprezzo, di morte, il dono zampillante del tuo Spirito. 

Quando l’istituzione ostruisce e insudicia il canale della Grazia, s’impone una pulizia radicale – e tale pulizia va richiesta innanzitutto a Dio. In ginocchio, i vescovi testimoniano che una crisi della Chiesa non si spiega anzitutto a partire da ragioni sociologiche, ma da una perdita del senso del soprannaturale; essa non si risolve anzitutto con una campagna di comunicazione, con un remake al logo o con un piano di licenziamenti, ma con la penitenza di cuori affranti e umiliati. E pazienza se fra i detrattori qualcuno lancia sassi con motivazioni poco limpide. 

La Misericordia attinta alla fonte 

Beate le vittime che hanno capito come, per i vescovi, domandare perdono a Dio non è stato un diversivo, ma al contrario un rendersi finalmente capaci di ascoltarle con una misericordia attinta alla sua fonte pura. 

Perdonaci – ha detto ancora il Vescovo inginocchiato – di aver preso la tua misericordia per tolleranza di fronte al male. 

La fecondità paradossale di tanti crimini impuniti sta forse tutta intera in questa confessione, finalmente lucida, che vale tutte le statistiche e tutte le riflessioni sugli organigrammi. Non per nulla un altro vescovo, questo romanzesco – il mons. Bienvenue dei Miserabili di Hugo –, diceva a Dio: «Ma Salomone vi dà il nome di “Misericordia”, ed è questo il più bello di tutti i Vostri nomi!». Chi tocca la misericordia tocca Dio; chi snatura la Misericordia tradisce Dio; e chi tradisce Dio uccide o lascia uccidere i più piccoli. 

A seguito delle rivelazioni del rapporto della CIASE, in molti si sono domandati se la Chiesa in Francia potrà risollevarsi. Davanti ai vescovi penitenti, che chiedono perdono per una misericordia sviata, verrebbe da pensare che il suo restare ancora un poco nell’attuale prostrazione potrebbe non venire tutto per nuocere. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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