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Embrioni confusi nella fecondazione in vitro, le madri si scambiano le figlie

NEWBORN, MUM

AnikaNes | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 12/11/21

Accade a Los Angeles. "Quando ho saputo che non era mia figlia, ho cominciato a sperare che il mio embrione esistesse ancora in laboratorio" racconta Daphna Cardinale.

Embrioni conservati, buttati, confusi, come merce da banco al supermercato. Se la procedura fila liscia, tutto bene e l’insanabile frattura resta invisibile. Quando un errore costringe a usare termini tecnici per ciò che è sangue del tuo sangue, l’essere umano si accorge che non può tollerare che la vita sia ridotta a prodotto.

Quando ho saputo che non era mia figlia, ho cominciato a sperare che il mio embrione esistesse ancora in laboratorio.

Da Abc

Il caso dell’americana Daphna Cardinale sta portando di nuovo all’attenzione mediatica il far west delle cliniche per la fertilità. L’avvocato della donna ha dichiarato: “Ci sono più norme in un negozio da barbiere o dall’estestica che nell’industria della fertilità“.

Partorire la figlia di un altro

È il colore della pelle che ha fatto insospettire Daphna Cardinale e suo marito Alexander quando, nel settembre 2019, la donna ha partorito una bimba concepita in provetta che non assomigliava per nulla a nessuno dei due per la sua carnagione scura. L’esame del Dna ha confermato il sospetto: non era la loro bambina. È accaduto in California, con la coppia che si è messa sulle tracce della figlia genetica, certa che si trattasse di uno scambio di provette e dei relativi embrioni.

Da Avvenire
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Un sospetto alla nascita: quella figlia nata dalla fecondazione in vitro non assomiglia ai genitori. Che fare? I coniugi Daphna e Alexander Cardinale si sono trovati a gestire una situazione emotiva critica. Lui voleva lasciar perdere e semplicemente amare la bambina che aveva davanti.

Un matrimonio può essere messo in crisi, patire una prova seria di fronte a una realtà simile. Ci è voluto tempo per marito e moglie per confrontarsi, scegliere insieme.

Dopo due mesi la coppia ha deciso di effettuare un test del dna e ha scoperto che la piccola non era loro. A quel punto si è messa alla ricerca della coppia alla quale invece era stato dato per errore il loro embrione. La ricerca è durata due mesi e alla fine l’hanno trovata. La bambina era nata solo una settimana dopo la loro.

Da Quotidiano.net

Dov’è il mio embrione?

La ricostruzione dei fatti ci restituisce una trama a non pessimo fine, ma in cui traluce uno sfondo orrendo. Embrioni scambiati, entrambi impiantati quasi contemporaneamente, le coppie coinvolte vivono a poche miglia di distanza. In fondo, tra mille possibilità questo è lo scenario meno tragico. Ciò ha permesso a entrambe le coppie di genitori di vivere un elemento di dramma in meno in questo trauma: le figlie hanno solo una settimana di differenza, abitano vicini. Ma poteva accadere che uno dei due embrioni non fosse impiantato, fosse buttato, chissà che altro.

IN VITRO

Ed è infatti la prima cosa che ha pensato Daphna una volta che il test del DNA le ha confermato che quella che teneva in braccio non era la sua figlia biologica. E il mio embrione d0v’è? Improvvisamente diventa chiara e drammatica l’ipotesi che quel piccolo inizio di vita potrebbe essere stato scartato o dimenticato. Il terribile rovescio della medaglia mostra a una madre quanto sia disumano che un embrione sia ridotto a oggetto da laboratorio.

Stavo davvero sperando che il mio embrione esistesse ancora nel laboratorio, ma intanto avevamo di fronte questa bambina, era perfetta e l’amavamo.

Da Abc

Figlio di chi?

L’embrione esisteva ed era diventato la figlia di un’altra coppia. Le due famiglie si sono incontrate e dopo un periodo di condivisione emotiva, di discussione e anche di consulti legali hanno deciso di scambiarsi le figlie.

“Abbiamo perso l’intera gravidanza. Abbiamo perso la nascita. Abbiamo perso i primi mesi di vita e quindi abbiamo voluto sapere gli uni degli altri il più possibile – racconta Daphna Cardinale – Ci siamo confrontati su quello che reciprocamente abbiamo perso e ci siamo voluti anche conoscere a fondo”.

Da Abc

Da questo incontro sono emerse domande complicate. Se l’embrione è di un altro, quella che ho portato in grembo per nove mesi, partorito e allattato non è più mia figlia? Se lo restituisco ai suoi genitori smetto di avere un legame con lei? E la mia figlia naturale smette di essere legata agli altri genitori?

Chi è figlio di chi? Chi è madre e padre di chi?

“Riguardo alla figlia che ho partorito, so chi è, l’ho portata in grembo, l’ho accudita per tutto il tempo – aggiunge Daphna Cardinale – Ma la mia figlia biologica Zoey non la conosco. Non so come si sente, che profumo ha. Sto cercando di imparare in fretta, ma non mi è familiare”

Ibid.

Dover superare l’estraneità di fronte a una figlia biologica, rimanere legati a una bambina che non smette di essere figlia anche se biologicamente non lo è. A fronte di questo scenario (che è solo uno di altri possibili) è chiaro che si deve rimboccare le maniche l’etica di un mondo sempre più spregiudicato sul controllo e sulla manipolazione della vita. Non è solo una questione di controllo di processo aziendale.

Una sorella se ne va, ne arriva un’altra

Non bastasse questo cumulo di ferite, un altro aspetto della vicenda non è da trascurare. I Cardinale avevano già un’altra figlia più grande, 7 anni. Questa bimba ha assistito a un cambio di sorella. Si era senza dubbio affezionata a quella che era nata e rimasta con loro per quasi un anno. Dovrà ricostruire un legame con la sorella biologica che ancora non conosce. Come rielaborerà emotivamente questo scambio che sembra tanto simile a quello che capita in un negozio per il cambio di un vestito, di un gioco?

Dal punto di vista psicologico sono stati messi in conto danni a lungo termine. Le famiglie sono in cura per sintomi da ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico

POCZUCIE WINY

Battaglie legali

Una storia così intima e ferita ora deve fare i conti anche con tutti i risvolti giudiziari della vicenda. Per potersi scambiare i figli – espressione orribile – le due famiglie hanno dovuto avviare delle pratiche legali. Per avere giustizia – espressione riduttiva – i coniugi Cardinale hanno intentato causa al California Center for Reproductive Health di Los Angeles e al laboratorio In VitroTech Labs, su cui pesano accuse di negligenza medica e occultamento fraudolento.

Si tratta di un passo necessario, ma evidentemente riduttivo rispetto alla portata dell’evento. Un tribunale potrà arrivare a una sentenza in grado di quantificare un risarcimento in base a griglie specifiche, analisi, prove. Ma nessuna griglia tiene in questa storia, e in altre simili a questa. E’ evidente che si tratta di una caduta senza reti di sicurezza in un pozzo profondo e buio. Sempre più spesso ci verrà chiesto di offrire aiuto, conforto e speranza a persone allo sbando in mezzo a un mondo che offre un menù molto vasto di opportunità per una felicità a tutti i costi, ma dal conto troppo salato.

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