“Fino a quando?”, chiede il sacerdote. “Perché restiamo inerti?”
La preoccupante realtà del suicidio tra i sacerdoti ha richiamato l’attenzione questa settimana in Brasile, e vari sacerdoti e religiosi si sono espressi al riguardo sulle reti sociali.
Uno dei commenti più forti sulla gravità di questo panorama e sulla mancanza di accompagnamento e sostegno ai sacerdoti nei loro momenti di maggiore fragilità emotiva sta circolando sulle reti sociali, attribuito a padre Simeão do Espírito Santo. Il testo è stato condiviso da decine di sacerdoti, religiosi e laici cattolici.
Riflettendo l’opinione personale dell’autore, il commento è fortemente critico nei confronti di determinati aspetti delle strutture istituzionali della Chiesa, e le mette in discussione perché a suo avviso non offrono vicinanza, fraternità e solidarietà sufficienti ai sacerdoti in Brasile, soprattutto di fronte al dramma del suicidio sacerdotale.
Papa Francesco ha ribadito spesso che la Chiesa non è solo l’insieme delle sue strutture, ma il Corpo di Cristo, del quale siamo tutti misticamente membra vive. Il Pontefice mette anche in guardia contro il rischio che anche all’interno della Chiesa si incorra nella “cultura dello scarto”. Tenendo a mente questo riferimento, è importante tener conto dello sfogo attribuito a p. Simeão do Espírito Santo per promuovere un dibattito obiettivo e trasparente sul suo contenuto.
Il testo
Ecco il commento che viene condiviso sulle reti sociali cattoliche circa il suicidio sacerdotale e i contesti collegati:
“Non so cos’altro scrivere, non so come esprimere il dolore che provo quando ricevo la notizia del suicidio di un altro sacerdote. Pregare e scrivere mi aiutano, ma non è ancora sufficiente…
Siamo agli inizi di novembre, e il suicidio di padre José Alves è il nono quest’anno [solo in Brasile]…
Ogni sacerdote che si è tolto la vita quest’anno aveva un volto una storia, una sofferenza, un dolore, una vocazione, un sogno. Cosa mancava loro? Cosa non è stato fatto per questi fratelli? Dove abbiamo sbagliato? Fin dove arriva la responsabilità personale? C’è una responsabilità ecclesiale? Perché i sacedoti continuano a uccidersi? Quanti altri dovranno morire perché la Chiesa cattolica in Brasile si svegli? Perché restiamo inerti, indifferenti e omissivi? I suicidi sacerdotali in serie in Brasile rivelano in parte la malattia, l’inefficienza e l’ipocrisia della struttura clericale”.