Siamo nell’estate del 452. È circa mezzogiorno quando papa Leone I arriva al campo Ambuleo, nei pressi di Mantova, accompagnato da personaggi illustri di Roma: notabili prefetti, segretari… c’è anche qualche diacono. Dieci legionari li scortano, ma non portano armi: tutti sono vestiti degnamente, ma Leone ha chiesto che nessuno sia armato. È lui a camminare in testa, portando lo stendardo pontificio e un crocifisso: non sarà qualche spada a fare la differenza, se Attila decide di non lasciarli rientrare a Roma.
Gli Unni non poterono che trasecolare, davanti a questi messi vestiti di bianco e disarmati. La loro dignità non manca di colpire Attila stesso. Furono condotti sotto una tenda dove fu offerto loro un pasto sontuoso. A quel punto furono i romani a stupirsi di quest’accoglienza degna di un re – soprattutto provenendo essa da quanti essi considerano barbari senza fede né legge. Il re degli Unni, vestito alla romana, parlamenta con gli emissari accompagnato dai suoi generali. Sotto la tenda serpeggia una tensione silenziosa. Passa un angelo.
Lo scambio rompe il ghiaccio a partire dalle banalità. Attorno al tavolo della pace, il colloquio prende risvolti più sereni: Leone parla della bellezza delle regioni italiane e delle contrade dell’Asia Minore, che ben conosce. Attila ascolta attentamente il Papa, soggiogato dalla sua eloquenza. Dopo un lungo pomeriggio di conversazione sulle bellezze dell’Asia, i due partiti si separano.
Una discussione misteriosa
Come convenuto, Leone torna due giorni dopo. Stavolta, Attila vorrebbe restare da solo con lui. I due uomini discutono lungamente, e i compagni del Papa pregano, temendo per l’avvenire della città eterna. Che cosa si dicono? Nessuno lo sa, ma Attila lascia Roma l’8 luglio.
Forse il re degli Unni si è reso conto della propria età avanzata e teme di non poter morire nelle sue terre natali? Forse lo spaventa l’epidemia che si diffonde tra i suoi ranghi? Gli Unni sono superstiziosi, e Attila si sarà ricordato di Alarico, morto poco tempo dopo il sacco di Roma nel 410? Leone è un uomo saggio e accorto, non è impossibile che abbia accompagnato il re degli Unni in questa riflessione. Sia come sia, Attila preferisce ripartire vittorioso con un bottino adeguato: Roma è risparmiata. Di ritorno nella città eterna, il Papa si affretta a celebrare una messa di ringraziamento.
San Leone Magno rende l’anima nel 461. Benedetto XIV lo proclama dottore della Chiesa nel 1754. Oltre alla sua grande influenza politica, Leone ha passato la vita a difendere le due nature di Cristo. La Chiesa cattolica lo festeggia il 10 novembre.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]