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Sinodo. Ascoltare il grido e le voci dei bambini.

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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 29/10/21

Pensiamo ad un ‘metodo pastorale’ per coinvolgerli.

Un bambino in mezzo alla folla che grida e viene ascoltato. Un popolo che doveva scegliere e decidere chi doveva essere il loro Vescovo; difficoltà e controversie, derive teologiche e divisioni e qualcuno dalla folla, un bambino, gridò forte: “Ambrogio vescovo” e l’ intera assemblea, cattolici e ariani, vecchi e giovani, presbiteri e laici, quasi folgorati da quel grido (era un’ ispirazione dall’ alto?) ripeterono a loro volta “Ambrogio vescovo”. Non si diceva già allora “Vox populi, vox Dei”?

Folgorati dal ‘grido di un bambino’ dentro un’assemblea che doveva decidere per l’elezione del suo pastore, non si storca il naso, pur ritenendola ‘una leggenda popolare’.

Della chiamata di Ambrogio a vescovo di Milano (7 dicembre 374), ci parla il suo biografo, Paolino: “In quel tempo era morto il vescovo Aussenzio, aderente all’eresia ariana: egli deteneva ingiustamente il governo della Chiesa di Milano da quando il confessore di beata memoria Dionigi era stato cacciato in esilio. Poiché il popolo si stava sollevando in rivolta nella designazione del nuovo vescovo, Ambrogio, preoccupato di sedare il tumulto affinché la popolazione della città non ne fosse sconvolta con grave pericolo proprio, si recò alla chiesa; e qui, mentre parlava alla folla, si dice che all’improvviso sarebbe risuonata in mezzo al popolo la voce di un bambino: “Ambrogio vescovo!”. A quella voce tutti voltarono lo sguardo verso di lui, acclamando: “Ambrogio vescovo!”. E così, proprio quelli che poco prima, fra grandi disordini, erano fra di loro in dissidio (infatti sia gli ariani sia i cattolici bramavano che fosse ordinato vescovo uno della loro parte, cercando di avere la meglio sugli avversari), improvvisamente, con una concordia mirabile ed incredibile, trovarono consenso su di lui.1

Sarà stato un evento isolato, una leggenda popolare, ma stupisce e sorprende il fatto che sia stato riportato e tramandato nella biografia di S. Ambrogio e richiama l’attenzione alle grida dei bambini, alla voce dello Spirito Santo che mette in bocca la lode e la magnificenza di Dio che opera sorprese nella vita dell’uomo, del credente, della Chiesa, della Società.

Ascoltare i bambini nella Chiesa? Mi si dice di non esagerare nel mettere al centro i bambini come soggetti attivi e pensanti nella vita della Chiesa, soprattutto negli eventi dove si deve ‘decidere’ e ‘rinnovare la chiesa’; comprendo bene questa ‘palese ritrosia e difficoltà’, perché gli stessi, i bambini, sono stati considerati – e forse ancora oggi è così – ‘inutili nel ragionamento’ e perciò più oggetto di educazione (anche religiosa) che non soggetto, cioè fonte da cui attingere nuovi sentimenti, nuova immaginazione e spesso anche profezia”. (A. Staglianò, Vescovo di Noto).

Con quale ‘metodo pastorale’ coinvolgerli in questo cammino sinodale?

Un Vescovo, un Sacerdote, una Religiosa e Religioso e un Catechista e operatore pastorale (in primis la Famiglia) dovrebbe chiedersi: Amo i bambini? Li sopporto o li supporto? Li ascolto quando devo prendere una decisione che riguarda loro? Decido per loro o decidiamo insieme? La loro partecipazione nella vita della mia diocesi e nella vita parrocchiale è solo per l’amministrazione dei sacramenti? Come, io adulto, curo la giornata dei bambini? Sono pedofobo (ho paura dei bambini?) e quindi per paura evito di frequentarli? Completate voi queste domande….

Papa Francesco ama così tanto i bambini che innumerevoli volte ha detto di loro, ha scritto per loro (discorsi, catechesi, eventi) e libri, ne ricordiamo due in particolare: I bambini sono speranza (Salani Editore) e L’amore prima del mondo, Papa Francesco scrive ai bambini (Rizzoli).

Papa Francesco, in gesti e parole, accompagna con delicatezza i vari momenti della giornata dei piccoli, suggerendo spunti per la riflessione.

Nella presentazione dei libri si dice: “E così, vedendoli giocare, raccomanda: “Sii felice quando stai insieme agli altri”, oppure, immaginandoli in un momento di difficoltà o di tristezza, consiglia: “Gesù capisce i tuoi problemi. Prega in silenzio e lascia che le parole nascano dalle lacrime“.

Il Papa parla ai bambini in modo semplice e diretto, li invita a essere generosi, a fare sempre squadra, a gioire e sprigionare allegria.

Fare sempre squadra, un invito ai bambini e agli adulti, in questo cammino sinodale, per non cadere nell’autosufficienza: tutti abbiamo bisogno dell’altro per camminare insieme:

«… i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono!

I bambini ci ricordano un’altra cosa bella; ci ricordano che siamo sempre figli: anche se uno diventa adulto, o anziano, anche se diventa genitore, se occupa un posto di responsabilità, al di sotto di tutto questo rimane l’identità di figlio. Tutti siamo figli». (Udienza generale, 18 marzo 2015) 

Siamo in cammino, proviamoci insieme nell’elaborare ‘un metodo pastorale’ per coinvolgere i bambini in questo cammino sinodale, per fargli amare la Chiesa.

Perché Gesù, lo posso testimoniare, lo amano.

1 Paolino, Vita di Ambrogio, 6, da C. Pasini, I Padri della Chiesa, Nomos Edizioni, Busto Arsizio 2010, p. 131.

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