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Lo strano incontro tra una badessa e un’anima del Purgatorio

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DedovStock | Shutterstock

Una penna spuntata - Martha, Mary and Me - pubblicato il 27/10/21

Una storia vera con dettagli paurosi da cui ricavare una riflessione sulla vita e sulla morte. "(...)e la voce si rivelò: sono un'anima purgante. Sono quaranta anni che mi trovo in Purgatorio....".

Trentotto messe

(Suor Maria Teresa di Gesù, 1878-1948)

Era già notte da un po’ e i corridoi del monastero delle clarisse di San Leonardo in Montefalco erano scuri e silenziosi.

Quando la badessa udì le nocche di una mano bussare alla porta della sua stanza, situata nel luogo più isolato dell’edificio, non ebbe la prontezza di chiedere chi fosse la monaca venuta a quell’ora insolita a dirle che avevano suonato alla porta.

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Il giorno dopo, indagando tra le consorelle scoprì comunque che tutte erano a letto e nessuna aveva sentito il campanello del portone principale. Ormai tutte al convento sapevano che qualcuno di molto particolare veniva a fare visita, ma se non era la superiora a rispondere alla ruota non si sentivano voci e nessuno lasciava nulla.

Era successo per la prima volta alle 7.30 del mattino del 2 settembre 1918. Madre Maria Teresa era al suo solito posto di sagrestana e al saluto “Siano lodati Gesù e Maria”, dall’altra parte sentì rispondere un secco “Devo lasciare qui questa elemosina”. La suora chiese se volesse far dire delle messe o delle preghiere, ma la voce disse che non c’era “alcun obbligo”. Poi, alla richiesta del nome, dall’altra parte solo un lapidario “Non occorre saperlo”.

La preghiera è sempre buona

Quella voce triste e velata tornò al convento per altri quattordici mesi. Sempre la stessa banconota da dieci lire lasciata nella ruota, sempre lo stesso dialogo con la badessa e poche risposte alle richieste di quest’ultima se dovessero pregare: “la preghiera è sempre buona”.

Le suore, che all’inizio pensavano si trattasse di un benefattore o di qualche pentito che stava restituendo dei soldi rubati, iniziarono a turbarsi quando la somma delle offerte arrivò alla cifra considerevole di trecento lire e quando gli strani fenomeni divennero sempre più frequenti, con campanelli che suonavano senza risposta o parlatoio vuoto subito dopo aver ricevuto l’obolo; si domandarono addirittura se questa manifestazione non avesse a che vedere col maligno.

L’11 aprile la solita voce, lasciando l’elemosina, chiese per la prima volta “preghiere per un defunto”. La badessa, che si trovava in meditazione con le consorelle, si fece accompagnare, ma nessuna tranne lei udì nulla. Videro solo la ruota girare con la banconota. Nel convento si intensificarono le preghiere per quel visitatore.

Madre Maria Teresa però era sempre più in dubbio circa la bontà di quelle visite, data anche la presenza di quel denaro di cui non sapevano la provenienza, e una sera, andando a rispondere con una sua consorella e non ricevendo come al solito risposta, lasciò le dieci lire nella ruota. Il campanello però risuonò e la voce disse alla madre: “le prenda, è per soddisfare la divina giustizia”. La badessa recitò una giaculatoria per svelare eventuali forze maligne, ma dall’altra parte, la voce la ripeté fedelmente. Pareva meno lontana e frettolosa adesso, come se parlasse all’orecchio destro e quando si allontanava la madre la sentiva col sinistro.

Il 3 ottobre 1919 la badessa rifiutò l’elemosina per ordine del confessore e la voce si rivelò: “sono un’anima purgante. Sono quaranta anni che mi trovo in Purgatorio per aver dissipato beni ecclesiastici”.

Le monache fecero dire messe in suffragio, ma l’anima continuava a tornare.

“Le ho fatto dire messe e se una sola basta per liberare un’anima, come mai lei non è ancora libera?”, chiese madre Maria Teresa ricevendo l’ennesima offerta. “Io ne ricevo la minima parte” e ancora lasciò nella ruota venti lire disposte a forma di croce.

Era notte già da un po’ e i corridoi del convento di Montefalco erano scuri e silenziosi. Quando la badessa delle clarisse udì le nocche di una mano bussare alla porta della sua stanza sapeva con certezza chi andava a svegliarla con quella impellente necessità di
vedersi rispondere al parlatorio.

Questa volta la monaca chiese: “In nome di Dio e per ordine del confessore mi dica chi è: è un sacerdote?”. “Sì.” La suora continuò: “Erano di questo monastero i beni che ha dissipati?”. “No, ma ho il permesso di portarli qui”. “E dove li prende?”. “Il giudizio di Dio è giusto”. “Ma io ci credo poco che sia un’anima, penso sempre che sia qualcuno che scherza”. “Vuole un segno?”. “No, ho paura …”. “Grazie, adesso entro a far parte delle preghiere”. E si allontanò mormorando: “Benedictus Deus qui…” ed altre parole incomprensibili, ma con una voce dolce da rasserenare il cuore.

Finalmente in pace

L’ultima visita del sacerdote arrivò il 9 novembre del 1919, alle 4.15 circa. La badessa scese come al solito, ma questa volta la voce dall’altra parte non era più triste e velata, ma felice rispondendo al saluto: “Lodato Gesù e Maria”. L’anima si sciolse in un: “Sia lodato in eterno! Ringrazio lei e la religiosa comunità; sono fuori da ogni pena”. Fu allora che la suora fu invasa anche lei dalla gioia ed ebbe l’impressione di vedere l’anima del sacerdote salire al cielo come un raggio di sole.

Quando penso a quante volte metto la preghiera in fondo alla lista delle cose da fare, quante altre vedo la messa solo come una incombenza da sbrigare nel più breve tempo possibile, dovremmo chiedere aiuto a queste anime del Purgatorio. Soprattutto alle più dimenticate.

A cosa darebbero per poter allungare solo di un poco la lista delle preghiere, dei sacrifici, dei semplici atti di amore per gli altri, delle comunioni. Penso all’impellenza dell’anima di Montefalco che svegliava la badessa nella notte per dirle che aveva suonato alla porta, tanto era urgente consegnare l’offerta e avvicinarsi un po’ di più al paradiso.

Donaci qui su questa terra la costanza dell’anima Santa di Montefalco nella confessione e nel pentimento per i nostri peccati. Donaci Signore questa Santa urgenza di te. L’ansia di chi non può aspettare per incontrarti.

Sulla vicenda fu aperto un processo canonico da cui fu “provato con sufficiente certezza storica il fatto della manifestazione di un’anima purgante nel monastero”. Madre Maria Teresa, morta in concetto di santità è oggi sepolta nella piccola “Cappella del Suffragio per le anime del Purgatorio, soprattutto per quelle dei sacerdoti”, eretta nel luogo del parlatorio dove l’anima lasciava i soldi.

TRATTO DAL LIBRO “CREEPY CATHOLIC STORIES”

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