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Il Papa ai cattolici italiani: basta elite, servono coraggio e “reti di riscatto”

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Antoine Mekary | ALETEIA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 26/10/21

“Quando assistiamo a diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati di fronte a situazioni complesse, vediamo un Vangelo che tende ad affievolirsi”

Papa Francesco richiama i cattolici italiani, e li sprona ad avere «più coraggio» per uscire «dalla crisi generata dal Covid». Le parole del Pontefice arrivano dal messaggio inviato alla 49/ma settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si è svolta a Taranto.

«Questo appuntamento – dice Francesco – ha un sapore speciale. Si avverte il bisogno di incontrarsi e di vedersi in volto, di sorridere e di progettare, di pregare e sognare insieme. Ciò è tanto più necessario nel contesto della crisi generata dal Covid, crisi insieme sanitaria e sociale. Per uscirne è richiesto un di più di coraggio anche ai cattolici italiani» (Ansa, 21 ottobre).

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Il Papa ha chiesto più coraggio ai cattolici per la conversione ecologica e un’azione più concreta a tutela del Creato laddove regnano inquinamento e degrado.

La conversione ecologica

«La pandemia – ha proseguito il pontefice – ha scoperchiato l’illusione del nostro tempo di poterci pensare onnipotenti, calpestando i territori che abitiamo e l’ambiente in cui viviamo. Per rialzarci dobbiamo convertirci a Dio e imparare il buon uso dei suoi doni, primo fra tutti il creato. Non manchi il coraggio – evidenzia Papa Francesco – della conversione ecologica, ma non manchi soprattutto l’ardore della conversione comunitaria».

“Il Vangelo ci vieta di fermarci”

Il Papa ha poi indicato una priorità ai cattolici italiani: il «divieto di sosta». «Quando assistiamo a diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati di fronte a situazioni complesse, vediamo un Vangelo che tende ad affievolirsi. Al contrario – prosegue il Papa – l’amore di Dio non è mai statico e rinunciatario, “tutto crede, tutto spera” (1 Cor 13,7): ci sospinge e ci vieta di fermarci». 

«Ci mette in moto come credenti e discepoli di Gesù in cammino per le strade del mondo – prosegue Papa Francesco – sull’esempio di Colui che è la via (cfr Gv 14,6) e ha percorso le nostre strade. Non sostiamo dunque nelle sacrestie, non formiamo gruppi elitari che si isolano e si chiudono. La speranza è sempre in cammino e passa anche attraverso comunità cristiane figlie della risurrezione che escono, annunciano, condividono, sopportano e lottano per costruire il Regno di Dio». 

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Il Papa chiede di creare “reti di riscatto”

Ecco l’appello ad avere più coraggio, che diventa una missione concreta: «Quanto sarebbe bello – esorta il pontefice – che nei territori maggiormente segnati dall’inquinamento e dal degrado i cristiani non si limitino a denunciare, ma assumano la responsabilità di creare reti di riscatto. Come scrivevo nell’Enciclica Laudato sì, «non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro». 

“Il Vangelo ci vieta di fermarci”

Il Papa ha poi indicato una priorità ai cattolici italiani: il «divieto di sosta». «Quando assistiamo a diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati di fronte a situazioni complesse, vediamo un Vangelo che tende ad affievolirsi. Al contrario – prosegue il Papa – l’amore di Dio non è mai statico e rinunciatario, “tutto crede, tutto spera” (1 Cor 13,7): ci sospinge e ci vieta di fermarci». 

«Ci mette in moto come credenti e discepoli di Gesù in cammino per le strade del mondo – prosegue Papa Francesco – sull’esempio di Colui che è la via (cfr Gv 14,6) e ha percorso le nostre strade. Non sostiamo dunque nelle sacrestie, non formiamo gruppi elitari che si isolano e si chiudono. La speranza è sempre in cammino e passa anche attraverso comunità cristiane figlie della risurrezione che escono, annunciano, condividono, sopportano e lottano per costruire il Regno di Dio». 

“Talvolta prevalgono paura e silenzio”

«Si tratta – conclude Papa Francesco – di ridefinire il progresso. “Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore non può considerarsi progresso” (Laudato Sì,n. 194). Talvolta prevalgono la paura e il silenzio, che finiscono per favorire l’agire dei lupi del malaffare e dell’interesse individuale. Non abbiamo paura di denunciare e  contrastare l’illegalità, ma non abbiamo timore soprattutto di seminare il bene!» (Vatican.va, 21 ottobre).

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