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Il cervello delle madri che allattano rimane più giovane

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ElRoi | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 26/10/21

Un recente studio ha dimostrato che le donne ultracinquantenni che avevano allattato ottenevano migliori risultati nei test cognitivi rispetto al gruppo che non aveva allattato

Dal 1° al 7 ottobre si è celebrata come ogni anno la “Settimana mondiale per l’allattamento materno” (SAM). La SAM raggruppa gli sforzi di tutti i promotori di questa straordinaria opportunità per neonati e madri,  governi ed enti per sensibilizzare l’opinione pubblica e generare sostegno alla causa.

Il tema della SAM, diverso in ogni edizione, è lanciato dalla WABA, World Alliance for Breasfeeding Action (Alleanza mondiale per interventi a favore dell’allattamento), una vasta rete che si ispira alla Dichiarazione degli Innocenti e la Strategia Globale per l’Alimentazione dei Neonati e dei Bambini dell’OMS e dell’UNICEF (epicentro.iss.it).

Il titolo dell’edizione 2021 è: “Proteggere l’allattamento, una responsabilità da condividere”, per sottolineare l’importanza della più vasta cooperazione per incentivare questa opzione così salutare per i piccoli e le loro mamme.  

Allattare è una difesa contro il declino cognitivo

In questo scenario, che ha visto attivarsi numerose iniziative anche nel nostro Paese, abbiamo registrato la pubblicazione di un interessante articolo scientifico comparso recentemente sulla rivista “Evolution, Medicine and Public Health”.

In questo studio della UCLA (Università della California di Los Angeles) i ricercatori americani hanno analizzato i dati raccolti dalle donne inserite in due indagini cliniche, che prevedevano la somministrazione di test psicologici per misurare le capacità di apprendimento e la velocità di elaborazione mentale (quotidiano.net).

Risultati migliori per le donne che avevano allattato

Il 65% delle donne non depresse aveva allattato al seno contro il 44% di quelle affette da depressione ma, indipendentemente dalla presenza o meno di questa condizione, coloro che avevano allattato hanno mostrato statisticamente migliori risultati rispetto a chi non l’aveva fatto. Si è visto inoltre che più tempo era durato l’allattamento, migliori erano le performance cognitive (Ansa.it).

Allattare è (anche) un gesto “neuroprotettivo”

Uno dei ricercatori, la dottoressa Molly Fox, spiega come è nata l’idea dello studio:

Molti studi hanno scoperto che l’allattamento migliora la salute e il benessere a lungo termine del bambino (…) la nostra ricerca è una delle poche ad averne esaminato gli effetti sulla salute a lungo termine nelle donne. I risultati, che mostrano prestazioni cognitive migliori tra le donne over 50 che hanno allattato al seno, suggeriscono che questo gesto può essere “neuroprotettivo” più avanti nel corso della vita. 

(Ansa.it)

Prestazioni cognitive superiori

E poi:

Poiché è stato scoperto che l’allattamento al seno aiuta anche a regolare lo stress, promuovere il legame infantile e riduce il rischio di depressione post-partum (cosa che suggerisce benefici neuro-cognitivi acuti per la madre), sospettavamo che potesse anche essere associato a prestazioni cognitive superiori a lungo termine per la madre. 

(quotidiano.net)

Si tratta della prima indagine che si concentra sull’impatto dell’allattamento al seno sulla salute cognitiva di lungo periodo delle donne. Se la scoperta di questa correlazione avrà ulteriori conferme, ciò comporterà importanti riflessi nello studio e nella prevenzione di gravi malattie neuro-degenerative come il morbo di Alzheimer, la principale causa di demenza e disabilità fra glia anziani, che colpisce più frequentemente proprio le donne.

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