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La bambina di 11 anni incinta dopo uno stupro che riapre il dibattito sull’aborto in Bolivia

ABUSE

Shutterstock | palidachan

Pablo Cesio - pubblicato il 26/10/21

Un'autentica tragedia che suscita indignazione. La Chiesa accompagna sia la bambina che la sua famiglia, e chiede che venga rispettata la decisione della piccola e di sua madre di non abortire

La Bolivia è rimasta commossa dal doloroso caso di una bambina di 11 anni rimasta incinta dopo essere stata abusata dal padre del patrigno, di 61 anni, nella regione orientale di Santa Cruz, a Yapacaní.

Secondo quanto hanno reso noto i media locali, i fatti sono accaduti perché la bambina viveva temporaneamente – visto che la madre e il patrigno erano per lavoro a La Paz – dal mese di febbraio con il suo aggressore. L’uomo, attualmente in carcere, ha abusato di lei in varie occasioni. Un familiare della bambina è venuto a conoscenza dell’accaduto e lo ha denunciato alle autorità.

Dibattito sull’aborto

Il tragico caso di questa minorenne, oltre al rifiuto per l’accaduto, ha riaperto il dibattito sull’aborto in Bolivia. In un primo momento, come indica El Deber, la bambina sarebbe stata indirizzata alla Maternidad Percy Boland per l’interruzione della gravidanza, in base alla sentenza costituzionale del 2014 che fa riferimento al fatto che una vittima di stupro possa abortire senza necessità di un ordine giudiziario. Le è stata anche somministrata la prima dose di un farmaco per porre fine alla gestazione, aggiungono agenzie come EFE, secondo quanto diffondono media quali Perú 21).

Ad ogni modo, grazie al coinvolgimento di un’organizzazione legata alla Chiesa, la volontà alla fine è stata quella di desistere dall’aborto, e quindi per ora la procedura si è bloccata.

Rifiuto, vicinanza e solidarietà

Nelle ultime ore, l’arcivescovado di Santa Cruz ha diffuso un comunicato in cui ci si riferisce a questo caso doloroso e si esprimono il più “fermo ripudio per la brutale violenza” della bambina e “dolore, vicinanza e solidarietà alla piccola, a sua madre e a quanti le vogliono bene”.

“La violenza, oltre a ledere profondamente il diritto di ogni persona alla sua dignità, libertà e integrità fisica e morale, attenta contro la giustizia e la carità, tanto più se, come in questo caso, si tratta di una bambina innocente. Esortiamo le autorità a far sì che un crimine così grave e detestabile non resti impunito”, segnala un passo del comunicato.

La vita sacra di due persone innocenti

Riguardo al dibattito suscitato per via dell’aborto, si dice:

“La situazione è molto complessa e drammatica, visto che è in gioco la vita sacra di due persone innocenti e indifese: quella della bambina-mamma e quella della creatura nel suo grembo. Sono vite umane indipendenti, e la persona umana all’interno del grembo materno non è colpevole dell’abuso di sua madre. Un crimine non si risolve con un altro crimine, l’aborto non pone rimedio alla violenza, né dà tranquillità alle coscienze. Al contrario, lascia ferite psicologiche più gravi e per lungo tempo”.

La Chiesa ricorda poi che la bambina e la madre hanno deciso di portare avanti la gravidanza, e chiede che la loro decisione sia rispettata.

“Sappiamo che la bambina e sua madre hanno detto di volere che la creatura in gestazione viva e non si realizzi l’aborto, per questo la loro volontà dev’essere necessariamente rispettata”.

“L’unica soluzione è salvare, curare e sostenere con amore entrambe le vite. In questo senso, la Chiesa offre accoglienza e assistenza alla bambina e alla creatura che porta dentro, ospitandola gratuitamente presso il Centro per Madri Adolescenti Madre María, assicurando il sostegno materiale, medico, psicologico e spirituale per la maternità e il periodo post-partum”, conclude.

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