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Grazie al computer, possiamo conoscere la grafia di Santa Teresa d’Avila

saint teresa of Avila

Bill Perry | Shutterstock

Zelda Caldwell - Daniel R. Esparza - pubblicato il 22/10/21

Padre Martín Larios ha scannerizzato la scrittura di Santa Teresa d'Avila, che ha fondato almeno 17 monasteri in tutta la Spagna

Grazie al lavoro di un sacerdote carmelitano, possiamo conoscere la grafia della grande mistica e Dottore della Chiesa Santa Teresa d’Avila.

Il frate carmelitano padre Martín Larios ha scannerizzato la scrittura della grande santa, e ha elaborato un font facilmente scaricabile sul proprio computer.

Il nuovo font teresiano potrebbe servire per le occasioni della vita in cui si vuole usare un carattere con una certa aura mistica. Che si tratti del proprio diario spirituale, della preghiera preferita da stampare o di un meme ispiratore, il tipo di carattere da selezionare non è poco importante, e quello giusto potrebbe aggiungere un elemento di autenticità che viene perso quando si scrive sulla tastiera piuttosto che a mano.

Il font si può scaricare qui.

La grande riformatrice

Teresa d’Avila aveva 46 anni quando decise di intraprendere la riforma dell’Ordine Carmelitano, nello spirito della Controriforma tridentina del XVI secolo.

Era il 1561, e la Penisola Iberica viveva il suo auge: il Siglo de Oro spagnolo, in cui il fiorire di arte e letteratura coincise con l’ascesa politica dell’impero spagnolo sotto i re cattolici di Spagna e gli Asburgo.

Come ha affermato lo scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte, “conquistare metà del mondo nel XVI secolo con una manciata di uomini anonimi piuttosto bassi, rozzi, illetterati, assetati di sangue e affamati potrebbe non essere l’azione morale più delicata della storia, ma parlando in modo obiettivo è un’impresa che colpisce”.

La Spagna stava fiorendo, e Avila, “città di santi e di pietre”, non faceva eccezione. Come ha scritto una volta il romanziere e saggista José Martínez Ruiz (più noto con lo pseudonimo Azorín), “Avila è la città più cinquecentesca della Spagna”.

AVILA

Anche se le vere origini dell’Ordine Carmelitano sono a tutt’oggi incerte (la tradizione afferma che venne fondato dai Crociati diventati eremiti che vivevano nelle caverne usate da Elia ed Eliseo sul Monte Carmelo durante la Terza Crociata), la Riforma Carmelitana Scalza intendeva promuovere un ritorno al suo spirito di fondazione “originale”, una vita di contemplazione più semplice e ritirata.

Il primo monastero riformato dei Carmelitani Scalzi, il convento di San José, venne fondato nel 1562 nella città natale di Teresa, Avila. Nota nell’antichità come Abula, come si legge nella Geographia di Tolomeo, Avila è ritenuta una delle prime città dell’Hispania ad essere cristianizzata – nella fattispecie da Secundus di Abla, uno dei famosi Siete Varones Apostólicos (Sette Uomini Apostolici) ordinati a Roma da Pietro e Paolo e inviati a evangelizzare la Spagna.

Il primo convento carmelitano scalzo, il convento di San José, dichiarato monumento nazionale nel 1968 e Patrimonio dell’Umanità nel 1985, è situato nella Città Vecchia. Anche se venne costruito nel 1562, la chiesa venne aggiunta solo nel 1607, più di vent’anni dopo la morte di Teresa. Venne progettata dal famoso architetto rinascimentale spagnolo Francisco de Mora come edificio piuttosto sobrio con un’unica navata, coperta con una volta ad arco e una cupola sul transetto. La facciata e il sagrato seguono il modello specifico carmelitano creato dall’architetto fra’ Alberto de la Madre de Dios. La facciata divisa (con frontone nella parete superiore e un portico a tre arcate in quella inferiore) divenne presto uno degli elementi più imitati nelle costruzioni religiose del XVII secolo. Sarebbe diventato il modello architettonico per eccellenza dell’ordine, come la chiesa del Gesù lo è per i Gesuiti. L’edificio ospita ora il Museo Teresiano dei Carmelitani Scalzi.

Fra’ Alberto era lui stesso Carmelitano Scalzo, ed è oggi considerato uno dei principali architetti spagnoli del XVII secolo, responsabile dell’introduzione di elementi barocchi nei conventi castigliani. Curiosamente, Alberto si unì ai Carmelitani Scalzi quando era ancora molto giovane, e prima di diventare architetto lavorò soprattutto in cucina. Sappiamo da alcune cronache che una volta preparò un ottimo pasto addirittura per San Giovanni della Croce, all’epoca malato.

La fondazione del convento di San José segnò l’inizio della vita di Teresa come “suora inquieta e vagabonda”, come venne una volta descritta dall’allora nunzio spagnolo. Fondò almeno 17 monasteri in tutta la Spagna, da Burgos, nella regione settentrionale della Castilla y León, a Siviglia e Granada, in Andalusia, nel Sud della Spagna. Fu certamente il suo periodo più attivo, non solo come fondatrice di conventi, ma anche come scrittrice. Scrisse un’accurata cronaca di tutti i suoi viaggi in Spagna nel Libro delle Fondazioni, ma anche un’autobiografia, Il Libro della Mia Vita, e due trattati mistici, Cammino di Perfezione e Il Castello Interiore. Tutte queste opere sono considerate tra le più importanti nella letteratura mistica del cattolicesimo e delle tradizioni mistiche cristiane in generale.

Anche se il suo periodo “vagabondo” iniziò sicuramente nel 1562, spesso un episodio della sua infanzia è stato considerato una prefigurazione del suo percorso successivo. La santa stessa racconta nella sua autobiografia che quando aveva appena sei o sette anni convinse suo fratello Rodrigo ad accompagnarla nella tierra de moros (la terra dei Mori) per morire martiri. Lo zio li trovò quando erano già oltre le mura di Avila, e li persuase a non proseguire. Quelle mura leggendarie vennero costruite inizialmente dai Romani, e subito dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente la città divenne una roccaforte visigota. Venne infine conquistata dai Mori, ripetutamente attaccata dai pochi regni cristiani iberici del nord restando sotto dominio moro e finendo virtualmente disabitata per un po’, finché non venne ripopolata verso il 1088 dopo la riconquista definitiva della zona da parte di Raimondo di Borgogna, che iniziò la ricostruzione delle mura originali romane come se fossero “mura di frontiera”. Oggi le stesse mura formano il più grande monumento pienamente illuminato al mondo, e si dice siano state la principale fonte di ispirazione per Il Castello Interiore.

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