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50 anni del musical Jesus Christ Superstar, opera d’arte o eresia?

JESUS CHRIST SUPERSTAR

Shutterstock | defotoberg

Angeles Conde Mir - pubblicato il 19/10/21

Paolo VI ha visto e approvato il film del 1973 basato sull'opera rock

Da ormai 50 anni, Jesus Christ Superstar non lascia indifferente il pubblico. Il musical è stato portato in scena per la prima volta il 12 ottobre 1971 in un teatro di New York.

Un anno prima era uscito un album concettuale di quasi 90 minuti composto da due giovanissimi Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. Il disco fu un fallimento in Inghilterra, in parte perché la BBC lo censurò ritenendolo sacrilego e blasfemo.

Negli Stati Uniti, però, vendette nell’arco di pochi mesi praticamente un milione di copie, arrivando in un anno a 2,5 milioni.

Per gli autori fu una vera sorpresa, visto che mentre il pubblico aveva risposto, nessun produttore o impresario teatrale si era interessato di portare l’opera sul palco.

Il musical uscì a Broadway, dove rimase in programma per quasi un anno, fino al luglio 1973.

Per quell’epoca aveva già sollevato molte polemiche, sia tra i cristiani che tra gli ebrei. Ci furono proteste alle porte del teatro, e alcuni acquistarono il biglietto solo per boicottare le rappresentazioni gridando “Blasfemia!”

I motivi della polemica

Jesus Christ Superstar è una versione libera dei Vangeli che racconta gli ultimi 7 giorni di vita di Gesù dal punto di vista di Giuda Iscariota.

Secondo gli autori, l’intenzione era mostrare Cristo più che come Dio come un uomo vulnerabile, con le Sue paure e i Suoi dubbi. In parte per questo il musical finisce con la morte di Cristo e non riflette la resurrezione.

Questo accade anche perché, essendo raccontato da Giuda ed essendo fedeli alla storia, questi si era già suicidato quando Gesù venne crocifisso, anche se i critici hanno interpretato che non includere la resurrezione nell’opera sarebbe equivalso a una negazione della divinità di Cristo.

Agli ebrei non è piaciuta la visione che colpevolizzava i loro correligionari per la morte di Gesù mostrando Caifa, Anna ed Erode come i cattivi della storia, e temevano che questa scelta narrativa alimentasse l’antisemitismo.

Due anni dopo, nel 1973, è uscito il film, anch’esso non esente da critiche. È stato ritenuto eretico, troppo condiscendente con Giuda e confuso circa il rapporto tra Gesù e Maria Maddalena.

Uno dei coautori, Tim Rice, ha tuttavia dichiarato in più di un’occasione che non si è mai avuta l’intenzione di mostrare o insinuare qualche legame romantico.

Scrivendo le canzoni di Maria Maddalena, quello che si è voluto fare è stato riflettere sul fascino della discepola per una figura come quella di Gesù e la perplessità che sperimentava non avendo mai conosciuto un uomo come Lui.

Basato su autori cattolici

Anche se potrebbe sembrare un’interpretazione poco ortodossa della vita di Cristo, è certo che gli autori non hanno tirato fuori dal cappello né i testi delle canzoni né la visione della Storia della Salvezza.

Lo stesso Rice ha spiegato che è stato il decano della cattedrale di Saint Paul di Londra a dire, quando gli è stato detto del progetto, di tirar giù Cristo dal piedistallo. “Abbiamo scelto il Vangelo di Giovanni e abbiamo usato anche il libro La vita di Cristo, scritto dal vescovo cattolico statunitense Fulton Sheen e la versione della vita di Cristo dell’italiano Marcello Craveri”, ha riferito.

Dall’uscita a Broadway e in seguito nel West End londinese, il musical è stato rappresentato in più di 40 Paesi del mondo e in 5 continenti.

Curiosamente, in Italia il film del 1973 ha superato il filtro della Conferenza Episcopale Italiana, che all’epoca aveva una commissione che valutava la “moralità” dei film che uscivano nel Paese. Sulla pellicola, si raccomandò semplicemente di guardarla con un atteggiamento prudente e consapevoli che non si trattava di un riflesso del Cristo della storia e dei Vangeli.

A Paolo VI è piaciuto

Il Vaticano ha concesso il suo nihil obstat a Jesus Christ Superstar. Già nel 1971 la Radio Vaticana ha diffuso gli 87 minuti del disco di Webber e Rice, che sono stati invitati negli studi della radio dei Papi per parlare delle motivazioni della loro opera.

Nel 1973, il regista Norman Jewison ha portato a Paolo VI il suo film basato sul disco e sul musical. Papa Montini l’ha visto privatamente in Vaticano, anche se di fronte alla polemica suscitata dall’uscita del film in Italia e alle proteste, L’Osservatore Romano ha dovuto smentire che si fosse verificata quella visione.

Il regista ha sempre raccontato che a Paolo VI il musical era piaciuto, e che aveva anche affermato che avrebbe contribuito “a far conoscere il cristianesimo”, soprattutto tra i giovani e in un momento storico particolarmente sensibile per via della rivoluzione del 1968 e della pressione del movimento hippy e delle spiritualità orientali.

“La musica unisce sempre chi la ascolta e abbatte muri e barriere”, avrebbe dichiarato Paolo VI dopo aver visto il musical.

A livello pubblico, tuttavia, non c’è mai stato un placet da parte del Vaticano fino al 2000, quando la musica di Jesus Christ Superstar è stata usata in un recital che faceva parte delle celebrazioni per il Giubileo.

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