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Alla scuola di preghiera di Teresa d’Ávila (2/5): non perdersi d’animo

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Di Blazar SLU|Shutterstock

Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 12/10/21

A pochi giorni dalla festa di santa Teresa d’Ávila, che cade il 15 ottobre, Aleteia propone un percorso per mettersi alla scuola della grande mistica spagnola e imparare con lei a pregare meglio. Oggi tre consigli di santa Teresa per perseverare.

Chi non si è scoraggiato, pregando? Chi non ha abbandonato la preghiera dicendosi, a un certo punto, “ma a che serve? La preghiera non è per me… non sono fatto per pregare”. 

Per quasi due decenni santa Teresa d’Ávila, grande mistica spagnola del XVI secolo, ha oscillato fra l’amicizia con Dio e le numerose vanità del mondo, che l’attraevano fortemente. 

Interiormente dilaniata, non riusciva a decidersi una volta per tutte. Ciononostante, è stato grazie alla sua “determinazione determinata” (determinada determinación, in castigliano) per una preghiera svolta con volontà inflessibile, che finalmente è stata liberata dai suoi dilemmi religiosi. Tre consigli per non scoraggiarsi. 

1Restare determinati qualunque cosa accada

Potremmo facilmente dirci “ma io non sono santa Teresa, tanto umile da vedersi grande peccatrice laddove era una grande santa”. Pavel Vojtěch Kohut OCD, carmelitano che anima corsi di scuola di preghiera secondo santa Teresa d’Ávila ad Arenzano, ama condividere la propria esperienza di pratica della preghiera: 

Anche io ho errato per vent’anni come santa Teresa. Nessuno può garantire che un giorno io non torni a smarrirmi. Una cosa però è sicura: qualunque cosa accada nella mia vita, il Signore mi ha sempre tirato fuori dal mio stato di debolezza, mi ha sempre riportato a Sé. Me ne chiedevo il perché. Dal versante di Dio, la risposta non è che misericordia, grazia e fedeltà. Ma per quanto riguarda me? La sola spiegazione che vedo è la mia fedeltà alla preghiera. 

Pavel Vojtěch Kohut, Abecedario di preghiera secondo santa Teresa d’Ávila

La preghiera è come un faro in una tempesta. Le navi che si perdono vengono costantemente guidate da una luce scintillante perché giungano in tutta sicurezza al porto della salvezza. Per ciascuno di noi accade esattamente lo stesso: anche se ci perdiamo, arriveremo a destinazione grazie alla perseveranza nella preghiera, grazie alla “determinazione determinata”. 

2Pregare come si beve un bicchier d’acqua

Praticare la preghiera è come andare a una sorgente di acqua viva. È un atto tanto vitale quanto quello di bere dell’acqua per non morire di sete: 

Sorelle mie, fin dal giorno in cui Dio vi farà bere quest’acqua vedrete di quali delizie l’anima sarà allora inondata. Comprenderete come il vero amore di Dio, quando è gagliardo, libero dalle affezioni terrene e capace di librarsi al di sopra di esse, diventa signore di tutti gli elementi e del mondo stesso. Quest’acqua viva di cui parlo, quest’acqua celeste, quest’acqua chiara, ha una tale virtù, quando nulla la turba, quando nulla la sozza, quando anzi cade direttamente dal Cielo, che bevendone anche una volta sola l’anima – non temo di affermarlo – si ritrova netta e purificata da tutte le sue colpe. 

Teresa, Cammino di perfezione 19 

3Fissare il luogo e il momento della preghiera

Concretamente, però, che cosa bisogna fare per andare verso la fonte d’acqua viva e non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà del viaggio? Anzitutto, fissare un momento e un luogo, nella giornata, per la pratica della preghiera, e attenervisi fin dal principio. Il frate carmelitano consiglia di riservare una mezza’ora al giorno, ma quello che più conta non è la durata bensì la pratica della preghiera quotidiana. Altrimenti, avverte santa Teresa d’Ávila, 

vi capiterà quel che accade quando si cessa di avere relazioni con qualcuno; ci si sente in imbarazzo nei suoi riguardi, non si sa come parlargli, sembra che non lo si conosca. Forse è un amico o un parente, ma né parentela né amicizia resistono alla soppressione dei reciproci rapporti. 

Ivi, 26 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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