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Novizia in pandemia: “Bisogna fidarsi della volontà di Dio”

BEATRIZ

@bernejulvez

Aleteia - pubblicato il 11/10/21

Beatriz Berne è entrata in un monastero benedettino spagnolo fiduciosa di rispondere a una chiamata all'intimità della vita monastica

L’11 settembre, Beatriz Berne Julvez ha vestito per la prima volta l’abito monastico nel Monasterio de Santa Cruz a Sahagún (León, Spagna).

È novizia della comunità benedettina che l’ha accolta più di un anno fa. Suor Beatriz ha voluto condividere le sue impressioni con i membri della famiglia della Fundación DeClausura.

Sono Beatriz Berne Julvez, sono nata a Saragozza e ho 31 anni. Dai 3 ai 16 anni ho studiato presso la scuola delle Figlie di San Giuseppe, e in seguito ho compiuto il baccalaureato con i Salesiani di Nostra Signora del Pilar.

Di professione sono maestra. Avevo appena passato l’esame quando ho comunicato a casa che credevo di avere la vocazione.

Sono una ragazza normale, e prima di entrare in monastero mi piacevano cose come andare al cinema e uscire a cena con gli amici. Adoro il cinema spagnolo.

La chiamata

BEATRIZ

Non potrei dire quale sia stato il momento esatto in cui ho sentito la chiamata, ma credo sia stato intorno ai 29 anni, quando ho cominciato a sentire che la vita religiosa poteva essere la mia strada.

Quando camminavo nei corridoi della scuola per fare lezione di Matematica, qualcosa risuonava nel mio cuore.

Fin dall’inizio mi è stato chiaro che Dio mi chiamava alla vita contemplativa, e a una piccola comunità.

Anche questo non è stato capito molto bene in famiglia, perché conoscevamo da vicino la vita attiva, che per loro sarebbe stato più facile comprendere.

La sorpresa della vita di clausura

BEATRIZ

La società ha una concezione molto antiquata della vita di clausura. La mia percezione di questa vita era di silenzio, raccoglimento, di uno stato costante di preghiera e servizio, e questa idea non è cambiata.

Dio mi voleva per Sé nell’intimità della vita monastica, e per mia sorpresa ho scoperto la solennità della liturgia e la ricchezza della ‘Lectio Divina’ tanto caratteristica del carisma benedettino e cistercense (una metodologia di riflessione e preghiera sui testi biblici).

Questi due pilastri della vita benedettina sono, insieme alla preghiera e al lavoro, la base della nostra vita, della mia nuova vita.

Devo chiarire che il nostro monastero è di clausura costituzionale, ovvero a differenza della clausura papale possiamo avere contatti con l’esterno, e possiamo anche andare in vacanza a casa per dieci giorni all’anno.

Suolo sacro

BEATRIZ

Se riprendiamo il tema della vocazione, non so perché Dio mi voglia in questo monastero e non in un altro.

Bisogna fidarsi della volontà di Dio, anche se a volte non la comprendiamo.

Il passo determinante è stata una forza interiore molto grande e un desiderio di consacrarmi al Signore, di seguirlo in modo radicale.

Sono entrata in monastero il 29 agosto 2020, e questo ingresso è stato caratterizzato dalla situazione di pandemia.

La mia famiglia non ha potuto accompagnarmi. C’erano solo dei compagni del coro parrocchiale San Pedro Arbués di Saragozza.

In questo senso, ricordo nel cuore tutte le persone che non hanno potuto accompagnarmi quel giorno, soprattutto i miei genitori.

Se dovessi sottolineare qualche momento, ricorderei il primo passo che ho fatto entrando nel “suolo sacro”, visto che significava un forte cambiamento nella mia vita.

Discernimento come postulante

BEATRIZ

Da quel giorno è trascorso un anno di postulantato fino a prendere l’abito, un anno di discernimento e di conoscenza della comunità.

Trascorso questo periodo di un anno, l’11 settembre scorso ho indossato l’abito monastico. A livello personale, devo dire che significa rivestirsi di Gesù Cristo, significa l’appartenenza a Dio, la donazione della mia vita a Colui che dà senso alla mia vita stessa.

Vestire l’abito vuol dire dare una testimonianza di vita nel silenzio e nelle cose quotidiane.

Dio non ci chiede cose grandi, ma di essergli fedeli nella quotidianità. Significa appartenere alla Chiesa e quindi un impegno con essa. È sentirsi legati per sempre in questo caso all’Ordine benedettino.

Il noviziato

BEATRIZ

La mia vita ora è quella di una novizia che cerca di servire il Signore, anche se devo dire che è cambiata molto.

Doniamo le cose del mondo per entrare in monastero, ma questa donazione si fa in modo semplice e con amore.

È difficile esprimere in poche parole quello che si prova quando si passa al noviziato e si compie questo piccolo passo, ma questo Salmo mi aiuta a farlo:

“Siate saldi, e il vostro cuore si fortifichi, o voi tutti che sperate nel Signore!”

Salmo 30, 24

È un periodo di radicamento e di consolidamento della nostra vocazione.

In questo mondo disumanizzato e lontano da Dio, la monaca contemplativa è chiamata a trasmettere questo messaggio di speranza.

Dobbiamo rimanere forti nell’unione a Dio e testimoniare che questa dedizione dà felicità.

Dopo il noviziato, che dura tre anni, dovrò realizzare la professione temporanea. I voti temporanei si rinnovano ogni anno per cinque anni, e alla fine c’è la professione solenne.

Non rimanere con il dubbio

BEATRIZ

È un cammino lungo, ma dobbiamo ricordare che non siamo sole. Se potessi, direi ai giovani di non rimanere con il dubbio, di cercare con cuore sincero il cammino che Dio ha preparato per loro, ovvero di sperare nel Signore.

La Fondazione DeClausura è un’iniziativa senza scopo di lucro per aiutare i monasteri e i conventi spagnoli. Lavora per diffondere la ricchezza della vita contemplativa e contribuire al sostentamento di monasteri e conventi.

È uno spazio di aiuto per far conoscere la bellezza di questa realtà silenziosa della Chiesa, e sostiene grazie a donazioni e alla vendita dei prodotti dei monasteri attraverso eltornoonline.org

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