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“Riconosco che sulle prime è molto difficile credere a Medjugorje”

MEDJUGORJE

Gospa arts

José Luis Panero - pubblicato il 04/10/21

Intervista al giornalista Jesús García-Colomer per il suo documentario ‘Medjugorje’, che arriva nelle sale cinematografiche spagnole

Un paio di anni fa, Jesús García-Colomer ha rotto gli schemi sul cinema religioso con il suo splendido documentario Hospitalarios, las manos de la Virgen, centrato su Lourdes e che ha rappresentato il suo debutto al cinema. Ora sta per uscire un altro lavoro molto speciale, Medjugorje, documentario girato in piena pandemia che non lascerà indifferente nessuno, distrubuito in Spagna da European Dreams Factory. Lo abbiamo intervistato.

Com’è nato questo progetto?

Più di 10 anni fa ho scritto il libro Medjugorje, e dopo aver parlato con il mio amico Borja Martínez-Echevarría ci siamo chiesti perché non trasformarlo in film. Non sapevamo niente di cinema, né da dove cominciare, ma abbiamo imparato, e 11 anni dopo quella conversazione il 1° ottobre il documentario è uscito.

Lei è sicuramente la persona che ha divulgato maggiormente Medjugorje in Spagna…

Ci sono andato nel 2006, quando le apparizioni si erano verificate già da 25 anni. María Vallejo-Nájera già raccontava cose al riguardo.

Cosa apporta il documentario ai suoi due lavori letterari, Estamos de vuelta e Medjugorje?

Si tratta di un altro formato e di un altro linguaggio. Con il formato audiovisivo si crea più cultura cristiana, è una presenza nell’industria cinematografica… Un documentario abbraccia uno spazio sociale, culturale e informativo molto più ampio di un libro.

Cos’è cambiato in lei dal suo debutto al cinema con il suo splendido Hospitalarios, las manos de la Virgen?

L’esperienza. Abbiamo imparato da errori che non si devono commettere di nuovo e abbiamo anche appreso cose positive che invece si devono ripetere.

Perché crede che ci sia ancora oggi tanto scetticismo nei confronti dei veggenti? La società non è evoluta da Fatima o Lourdes?

Qualunque tipo di apparizioni mariane genera scetticismo di ogni tipo. Riconosco che sulle prime è molto difficile credere a Medjugorje. La società è sicuramente evoluta, oggi è ancor più razionalista. Grazie a Fatima e a Lourdes non bisogna trovare un rifiuto brutale e ostile come ho visto con Medjugorje con gente di fede.

Com’è fare cinema religioso in Spagna?

Molto difficile, perché come nel caso di documentari di altro tipo e con altre tematiche ci sono sempre istituzioni, lobbies o gruppi che credono nella finalità di quel documentario e lo sostengono economicamente, anche se può provocare perdite economiche, perché il loro obiettivo non è il denaro ma far conoscere, creare una cultura, informare, divulgare un fatto, qualunque sia. Noi non siamo sostenuti da nessuno.

MEDJUGORJE

Credo che progetti come questo dovrebbero essere sostenuti da istituzioni che credano nell’evangelizzazione e vogliano promuoverla. Circa l’80% del mio tempo è impiegato per cercare finanziamenti per i miei progetti, il che è tremendo. Ad ogni modo, provo una soddisfazione immensa perché sto rispondendo a una vocazione, che viene da Dio, che è contrastata, oggetto di discernimento, accompagnata da una direzione spirituale. Mi manca, però, il sostegno in modo serio, professionale e conforme ai tempi e al valore di questi progetti.

Lei esprime apertamente di essere cattolico. Quanti progetti le hanno affossato perché non ha nascosto la sua fede?

Non mi hanno mai messo da parte perché non ho nascosto la mia fede. Spesso, invece, ho trovato ostacoli all’interno della Chiesa per aver scritto un libro su Medjugorje, e in un’occasione, per quanto ne so, mi hanno messo da parte perché avevo scritto un libro su Medjugorje. Un libro che sicuramente non ha nulla contro la dottrina, e in cui non si inventa niente. È un reportage giornalistico contrastato.

Narrato in prima persona, il suo lavoro Medjugorje dispiega un ventaglio di testimonianze ben organizzate e sintetizzate. Che criterio ha seguito per la realizzazione?

Nessuno. Ci siamo visti un po’ costretti, perché a causa della pandemia non abbiamo avuto molto margine di manovra. Conosco sicuramente molte cose su Medjugorje, ma la maggior parte delle testimonianze è di Spagnoli o di persone che vivono in Spagna. Avrei preferito attingere di più all’estero, ma la pandemia ce lo ha impedito.

Durante le riprese del film ha saputo di qualche conversione?

No. Suppongo che le avremo dopo che la gente avrà visto il documentario. Con il libro è accaduto lo stesso: dopo averlo letto ci sono state delle conversioni.

Come crede che reagiranno le persone dopo aver visto Medjugorje?

Penso che saranno entusiaste, sono molto ottimista, l’ho già verificato varie volte. L’ho visto con il mio libro su Medjugorje e con Hospitalarios, las manos de la Virgen. E quando un prodotto è ben fatto e curato, l’impatto per chi lo vede è enorme. Questo è un lavoro pieno di verità.

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