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Perché la cantante Sinéad O’Connor ha strappato una fotografia di Papa Giovanni Paolo II?

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©CATHOLICPRESSPHOTO

Angeles Conde Mir - pubblicato il 04/10/21

Il 3 ottobre 1992, la cantante irlandese ha provocato un enorme scandalo. Un messaggio può perdere tutta la sua legittimità e il suo valore se viene trasmesso con un gesto sbagliato

Se la cantante Sinéad O’Connor avesse esposto al sua denuncia senza strappare pubblicamente una fotografia di Papa Giovanni Paolo II, forse oggi si ricorderebbe il suo messaggio, e non il gesto che ha compiuto.

Il 3 ottobre 1992, in una delle trasmissioni più viste alla televisione statunitense, il programma Saturday Night Live, dopo la sua interpretazione la cantante irlandese ha strappato una fotografia del Papa.

Si è riferita al Pontefice definendolo “evil”, “malvagio”, e mentre faceva a pezzi l’immagine ha esclamato “Fight the real enemy” (Combatti il vero nemico).

È stato un gesto superfluo e grossolano, con cui la cantante pretendeva di protestare per i casi di abusi sessuali contro i minori da parte di membri del clero, soprattutto nella sua Irlanda natale.

Perché la rivendicazione avesse più ripercussioni, ha strappato la foto che immortalava la visita di Papa Wojtyła in Irlanda nel 1979.

L’artista ha approfittato della sua fama mondiale per richiamare l’attenzione con un gesto che le è però costato caro. Dopo aver trionfato con la canzone Nothing compares 2 U, la sua carriera musicale è passata in secondo piano per il grande pubblico, come è emerso chiaramente quando, qualche settimana dopo aver strappato la fotografia, è stata fortemente criticata durante un concerto in omaggio a Bob Dylan.

“Rappresentava menzogne, bugiardi e abusi. Le persone che tacciono queste cose sono demoni, come mia madre”, ha scritto la O’Connor nel suo libro autobiografico Rememberings, pubblicato nel giugno di quest’anno, in cui spiega che strappare la foto di Giovanni Paoplo II è stato un atto del tutto premeditato. Aspettava solo il “momento giusto”. Aveva sottratto la fotografia dalla casa di sua madre dopo la morte di questa nel 1985, e l’ha conservata fino al 1992.

Sinéad è stata allevata nella fede cattolica, ma in un ambiente familiare impregnato di maltrattamenti e abusi. Il suo nome completo è Sinéad Marie Bernadette O’Connor in onore di Bernadette Soubirous. Dopo molti anni di “ricerca spirituale”, nel 2018 si è convertita all’islam, essendo passata prima per il rastafarianesimo e il protestantesimo.

Dopo il polemico episodio, la O’Connor ha continuato a collaborare con grandi artisti, ma non ha più avuto successo a livello mondiale, e anni dopo è finita in riabilitazione per tossicodipendenza, passando anche per varie cliniche per la salute mentale.

Durante il percorso, si è sposata 4 volte e ha avuto 4 figli, si è dichiarata lesbica e poi ha ritrattato. Negli ultimi anni ha fatto prendere vari spaventi, come quando nel 2015 la Polizia le ha salvato la vita dopo che aveva scritto su Facebook di aver ingerito una grande quantità di pillole.

Ciò che è certo è che dopo che ha strappato la fotografia del Papa la stampa statunitense le ha fatto il vuoto intorno e migliaia di persone hanno smesso di interessarsi alla sua musica.

Sono anche contraddittorie alcune sue dichiarazioni su quell’episodio. Nel 1997 è stata intervistata da una pubblicazione italiana e confessava che le sarebbe piaciuto che Giovanni Paolo II la perdonasse, dicendo che strappare la fotografia non aveva avuto senso e che era stato solo il gesto di una ribelle che si era rivoltata contro la fede. Nel 2002, però, ha affermato in un’altra intervista al Saturday Night Live che non avrebbe cambiato niente del suo gesto del 3 ottobre 1992.

Quasi trent’anni dopo, la cantante ribadisce di non pentirsi di nulla. “Quello che ha fatto deragliare la mia carriera è stato il fatto di avere un disco al numero uno, e spezzare la fotografia mi ha riportato sulla giusta via”, ha scritto nel suo libro. “Dovevo tornare a guadagnarmi la vita cantando in diretta. Perché sono nata per questo. Non sono nata per essere una stella del pop, perché per quello bisogna essere una brava ragazza. Non essere troppo problematica”.

La denuncia di Sinéad O’Connor era totalmente valida, ma la forma no. È stata una denuncia coraggiosa e necessaria, e il modo di affrontare i terribili casi di abusi sessuali perpetrati da membri del clero ha fortunatamente subìto una modifica radicale negli ultimi anni.

La perversa strategia di nascondere i fatti, proteggere i predatori sessuali e umiliare le vittime è una cosa del passato, ma il dolore delle vittime degli abusi non passa. L’Irlanda è uno dei Paesi in cui si sono fatti più sentire questi “crimini ripugnanti”, per usare le parole pronunciate da Papa Francesco in visita al Paese nel 2018. Vari organismi e rapporti hanno riferito di quasi 15.000 casi di abusi perpetrati tra gli anni Settanta e Novanta. Le gerarchie hanno nascosto questi crimini per preservare la reputazione della Chiesa.

“Considerando la realtà dei più vulnerabili non si può che riconoscere il grave scandalo causato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli”, ha affermato il Pontefice in quell’occasione. “Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti”. 

Sì, Sinéad O’Connor aveva motivi per protestare ed era giusto che usasse la sua fama per essere la voce di quanti allora non avevano voce, ma il suo messaggio è stato snaturato dal modo in cui è stato compiuto. Offendere è sempre controproducente, e in questo caso lo è stato sia per lei che per la causa che voleva sostenere.

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