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Abusi sessuali: in Francia la Chiesa cattolica si prepara a una deflagrazione

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© Pascal Deloche / Godong

Agnès Pinard Legry - pubblicato il 04/10/21

Alla vigilia della pubblicazione del rapporto della commissione indipendente incaricata di far luce sugli abusi sessuali commessi in Francia da preti e religiosi a partire dal 1950, la Chiesa si prepara ad affrontare una vera e propria deflagrazione. Secondo diverse fonti, si parla di circa 3mila pedocriminali e almeno 10mila vittime.

Un sisma, un’ondata di choc, un cataclisma… Le parole non sembrano sufficientemente forti per definire quel che la Chiesa si appresta ad attraversare in Francia nei prossimi giorni. Martedì 5 ottobre 2021 la Commissione indipendente di fare luce sugli abusi sessuali commessi nella Chiesa (Ciase) a partire dal 1950 fino a oggi deve pubblicare il proprio rapporto. Quante vittime? Quanti preti aggressori? Come si è comportata la Chiesa? Che cosa resta da fare? Nessuno ha ancora letto questo documento ponderoso (pare si tratti di 2.500 pagine), ma ognuno vi si prepara, tanto l’argomento è doloroso e le cifre anticipate spaventose. 

3mila pedocriminali e almeno 10mila vittime 

Presieduta da Jean-Marc Sauvé e composta da una ventina di membri, la commissione ha lavorato per quasi tre anni alla realizzazione di questo documento composto di un rapporto generale (stato dei luoghi del fenomeno, analisi delle azioni condotte dalla Chiesa di fronte agli abusi sessuali, raccomandazioni) e accompagnato da allegati, tra cui un’importante silloge di testimonianze di vittime. E lo “stato quantitativo del fenomeno” si annuncia agghiacciante. 

Facendo il punto della situazione a marzo, Jean-Marc Sauvé aveva stimato nell’ordine di «almeno 10.000» il numero delle vittime di aggressioni sessuali commesse da chierici su minori o su persone maggiori vulnerabili (in condizione di sudditanza spirituale o vittime di abuso di autorità…) a partire dal 1950. Una cifra «da ritoccare necessariamente al rialzo» nelle conclusioni del rapporto, assicurano diversi conoscitori dello spinoso dossier. Ci sono stati «tra i 2.900 e i 3.200 pedocriminali», ha assicurato Jean-Marc Sauvé domenica 3 ottobre all’AFP. «Una stima al ribasso», da riportare a una popolazione generale di 115mila preti o religiosi nel complesso. 

Intervistato da Aleteia nel 2019, Jean-Marc Sauvé già confidava: 

La percezione della realtà che scopriamo è di fatto profondamente differente dalle anticipazioni che si potevano fare a riguardo. 

Abusi terribili che risultano duplicati, nel quadro ecclesiale, dai rispettivi abusi spirituali: 

Quel che è pure terribile è prendere coscienza del fatto che gli abusi sessuali commessi nella Chiesa sono di natura molto differente da quelli che possono prodursi in altri contesti – da quelli del genere scuola, movimento giovanile o di agonismo sportivo… Nel quadro della Chiesa, o di un culto in generale, gli abusi sessuali si radicano in una relazione di autorità e di fiducia fondata sulla fede. Sono inseparabili da un accompagnamento spirituale e dunque da un cammino verso Dio, i quali si ritrovano sviati e pervertiti. L’abuso sessuale risulta duplicato, nella Chiesa, dall’abuso spirituale. È un abuso al quadrato che tocca doppiamente l’intimità della persona umana, corpo e spirito. 

Frasi che lasciano presagire un rapporto senza sconti e imparziale. Suor Véronique Margron, presidente della Conferenza dei religiosi e religiose di Francia (Corref), che ha commissionato il rapporto insieme con la Conferenza dei Vescovi di Francia (CEF) ha reagito in questi termini: 

Dobbiamo lasciarci confrontare con questo fardello, per quanto nero e tragico possa essere, così come esso è, se vogliamo poi veramente poter prendere le misure che si impongono. Ciascuno provi un vero tremore interiore. Fino a quando non guardiamo la realtà, le nostre misure non saranno all’altezza. 

Siamo in debito con le vittime, e questo debito non potremo pagarlo – è insolvibile. Non perché esso è insolvibile, però, non bisogna riparare ciò che può essere riparato, perché ciò significa anche provare, molto modestamente, di permettere uno spiraglio di luce per l’avvenire. 

Da parte sua, mons. Éric de Moulins-Beaufort, presidente della CEF, ha dichiarato a margine della visita ad limina dei vescovi francesi: 

Per noi, preti e vescovi, la prima reazione non dev’essere quella di barricarci o di contestare. C’è un fatto, bisogna che lo accogliamo. Questo male c’è, bisogna affrontarlo, trattarlo; bisogna che tentiamo di uscirne, di guardarlo in faccia. 

L’arcivescovo di Reims ha raccontato di aver approfittato dell’udienza privata con il Papa per consegnargli una nota speciale su questo rapporto che rischia di provocare una deflagrazione nella Chiesa in Francia. Il Papa reagirà pubblicamente al rapporto? 

Speriamo in una parola per tutte le persone vittime, che sfortunatamente si sono accumulate nel corso dei decenni. 

Senza poter dire se papa Francesco si pronuncerà dopo la pubblicazione, ha semplicemente sottolineato che il giorno dopo si terrà, come ogni mercoledì, un’udienza generale. Ci si potrebbe attendere, magari a margine della catechesi, una reazione del Pontefice. 

Dei fedeli davanti all’orrore 

Preti, religiosi, laici impegnati e più largamente l’insieme dei fedeli dovranno far fronte, nelle prossime settimane, all’orrore che questo rapporto dovrà rivelare. Mons. Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen, ha dichiarato ad Aleteia: 

Sono felice che arriviamo al termine della missione che abbiamo affidato a Jean-Marc Sauvé e alla sua équipe, perché è una tappa importante. Dobbiamo accoglierla con la mente e il cuore aperti a ciò che il rapporto ci dirà. Soprattutto, essa rimette davanti ai nostri occhi il dramma delle vittime, persone che sono state abusate, maltrattate, umiliate in una certa quota fino alla fine dei loro giorni. 

Il padre gesuita Thierry Dobbelstein, assistente del provinciale francofono per l’Europa occidentale e incaricato per l’accoglienza e l’ascolto delle vittime di abusi sessuali, ha rincarato la dose: 

Auspico che il rapporto ci fornisca l’occasione di trattare le vittime con grandissimi rispetto, dignità e compassione. Dobbiamo misurare il peso della sofferenza delle vittime. Spero che i cristiani potranno riunirsi per accusare il colpo e discuterne insieme. 

Responsabile della pastorale giovanile e vocazionale, padre Vincent Breynaert ha indirizzato alle équipes pastorali con responsabilità presso i giovani una lettera per invitarle ad accogliere il rapporto e anzitutto a pensare alla prova dei bambini. […] È con Cristo, vincitore del male e del peccato, nonché sorgente della nostra speranza, che attraversiamo questa prova. È sempre insieme, portando i pesi gli uni degli altri, e mobilitandoci senza farci trascinare, che vogliamo guardare questo dramma. 

Bisogna che “assorbiamo” lo choc insieme. Il nostro primo compito non sarà di argomentare, o di tentare spiegazioni, di comprendere. Sarebbe bello sapere cosa dire, cosa rispondere. Siamo davanti al mistero del male. I vescovi ci invitano anzitutto ad accogliere i fatti con umiltà e comunione con tutte le sofferenze vissute dalle persone vittime. 

Il terremoto… e il dopo 

Davanti a una simile rivelazione, l’arcivescovo di Rennes, mons. Pierre d’Ornella proporrà ai fedeli della sua diocesi di vivere una giornata di digiuno e di preghiera nel corso di un venerdì o di un sabato di questo mese di ottobre. Diversi vescovi hanno già fin d’ora scritto ai loro preti per ricordare loro questa data del 5 ottobre e invitarli a parlarne in occasione della messa domenicale: 

Abbiamo già accennato la settimana scorsa – dice un prete –, ma torneremo a richiamarlo domenica prossima: che sia nell’omelia, nella preghiera dei fedeli o alla fine della messa. Il contenuto del rapporto sarà estremamente doloroso e alimenterà media e social network. Dobbiamo ricordarlo ai nostri parrocchiani. 

C’è il terremoto… e il dopo. La scossa deflagrante e, poi, dopo, quello che resta. 

Abbiamo vissuto questa situazione in Belgio nel 2010 e nel 2012 – si ricorda il Gesuita –, con una commissione che ha condotto un’inchiesta parlamentare sul tema. È stata un’ondata di choc il giorno della pubblicazione e per le settimane che hanno fatto seguito. La pubblicazione di questo rapporto sarà soltanto una tappa, senza dubbio. Le autorità della Chiesa dovranno adeguarsi alle raccomandazioni della Ciase. 

Potrebbe esserci un certo numero di vittime che vorranno prendere parola dopo la pubblicazione del rapporto: il numero delle vittime identificate dovrà senza dubbio crescere. 

L’annuncio dell’Evangelo – prosegue – è impossibile senza che si facciano verità e giustizia. Il rapporto, come la prevenzione e l’accompagnamento delle vittime, partecipano all’annuncio dell’Evangelo. 

La Ciase presenterà poi nel proprio rapporto l’analisi delle misure già prese dalla Chiesa cattolica in Francia. I Vescovi hanno effettivamente lavorato da qualche anno a questa parte a prendere misure che rendano la Chiesa sempre più una “casa sicura”. 

Lo scorso 26 marzo essi hanno assunto 11 decisioni che hanno presentato in una Lettera ai Cattolici di Francia. Verrà pure formulata una serie di raccomandazioni per lottare ancora più efficacemente contro gli abusi sessuali nella Chiesa, e per accompagnare le vittime: 

La verità facilita l’evangelizzazione – assicura mons. Dominique Lebrun –: a breve termine le persone si interrogheranno sulla veracità dell’Evangelo, e forse s’interrogheranno anche sulla loro fiducia nei confronti della Chiesa. Forse altri diranno “Finalmente!”. Una cosa è sicura: questa è una tappa essenziale per l’evangelizzazione. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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