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Scopre tumore in gravidanza e sacrifica se stessa per fare nascere la figlia

Anna Negri

Photo courtesy of Maria Teresa Antognazza

Silvia Lucchetti - pubblicato il 04/10/21

Anna Negri, giornalista di Avvenire, scopre quando è incinta della terza figlia di avere un tumore. Con coraggio rifiuta aborto e cure invasive per tutelare la sua bambina e poco dopo averla messa al mondo muore.

“La vita dentro – Storia di Anna Negri Valvo”, edizioni IPL, è la bella biografia di una giovane donna morta a 37 anni di cancro, raccolta dalla giornalista Maria Teresa Antognazza attraverso i ricordi e le emozioni del padre Mario profondamente  “innamorato” della figlia.

Che cosa ha di speciale questa vicenda, apparentemente una delle tante, tristissime storie di persone stroncate nel fiore degli anni da questo male terribile?

Anna Negri: il coraggio di una mamma

È l’esempio del coraggio di una mamma che, dopo aver scoperto di avere un tumore allo stomaco altamente aggressivo, sacrifica sé stessa – rinunciando ad abortire ed effettuare cure invasive – per tutelare in ogni modo la vita nascente della sua terza figlia. 

Gli studi e l’amore per la musica

Anna nasce a Tradate in provincia di Varese il 21 maggio 1968 e con i genitori, il fratello ed una sorella più grandi vive una serena infanzia e adolescenza a Venegono Inferiore, dimostrando una grande passione per la musica e lo studio.

Terminato il liceo scientifico si iscrive alla Facoltà di Lettere della Statale di Milano, e sotto la guida di monsignor Antonio Rimoldi, uno dei maggiori esperti di storia della Chiesa che viveva presso il Seminario Arcivescovile di Venegono Inferiore, si cimenta in una tesi di Laurea sulla figura di monsignor Carlo Colombo (1909-1991), professore di teologia e teologo di fiducia di Papa Paolo VI.

La tesi discussa il 17 novembre 1992 viene pubblicata l’anno dopo come saggio dalla casa editrice milanese Nuove Edizioni Duomo, riscuotendo grandi apprezzamenti in campo nazionale ed internazionale.

Anna Negri giornalista

Anna persegue da sempre il sogno di diventaregiornalista, per cui nell’autunno del 1993 inizia il corso biennale dell’ordine professionale della Lombardia, l’Istituto di formazione al giornalismo Carlo De Martino di Milano, dove conosce il suo futuro marito, Enrico Valvo.

Diventata giornalista professionista comincia a scrivere per il quotidiano Avvenire, e per un anno circa, nel 1996, ha un incarico presso l’Ufficio Stampa della Provincia di Milano nel corso del quale ha modo di incontrare varie personalità di spicco, tra cui l’ex presidente dell’URSS Mikhail Gorbaciov.  

La lettera al padre

Le nozze vengono celebrate il 21 febbraio 1998, giorno del compleanno del padre, a cui Anna indirizza una lettera di ringraziamento estremamente commovente.

Caro papà, (…) Sono due volte felice, perché ho vicino i due uomini che più amo. Forse i figli sono avari di ringraziamenti con i loro genitori. Oggi cerco di rimediare, per quel che posso. (…) Anche lontano, lo so, il tuo sorriso mi sarà accanto. Sei un grande papà (…) ti voglio bene. Anna

La nascita delle figlie Silvia e Irene

Intanto Enrico ha intrapreso la carriera diplomatica per cui si trasferiscono per un breve periodo a Roma, dove nasce la primogenita Silvia, e poi nel 2000 a Smirne in Turchia per l’incarico di console affidato al marito.

Anna così, diventata moglie di un diplomatico, rinuncia per amore alla passione per la professione di giornalista coltivata fin da adolescente. A Smirne nel 2001 nasce la secondogenita Irene, poi la famiglia si trasferisce ad Ankara, essendo Enrico stato nominato lì console.

Anna Negri
Anna insieme alle figlie Silvia e Irene

Incinta e malata di tumore: rifiuta l’aborto

Nel febbraio del 2005, durante la terza gravidanza le viene diagnosticato un linfoma gastrico molto aggressivo per cui i medici turchi consigliano vivamente l’aborto in modo da poter effettuare le indispensabili terapie invasive, indicazione che Anna rifiuta senza pensarci un attimo. 

Rita, la terza figlia di Anna Negri

Rientrata in Italia viene operata a Milano di asportazione totale dello stomaco, ma su sua richiesta viene rinviato l’inizio della chemioterapia per permettere la nascita della bambina in tutta sicurezza. Rita nasce alla 32esima settimana di gestazione perfettamente sana l’11 maggio. Il nome assegnato non è casuale: Rita è la santa delle cause impossibili, ed Anna, già molto prostrata dal male, ma determinata a combattere, ha di fronte a sé una sfida assolutamente temeraria. 

Gli ultimi momenti con la sua famiglia

Il calvario della malattia dura poco più di un mese; durante questo ultimo periodo della sua vita Anna non viene mai vista piangere, cercando di godere di ogni momento passato con le sue tre bambine.

Il 4 luglio, compleanno di Enrico, è l’ultimo giorno di felicità terrena: subito dopo la malattia peggiora ulteriormente, e l’11 luglio arriva la fine tra le braccia di Enrico e della sorella Antonella. 

“Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolta, ti ringraziamo perché ce l’hai donata”

Il 15 luglio, quando il rito funebre sta per finire, prende la parola monsignor Antonio Rimoldi che aveva anche concelebrato le nozze:

Se fossimo nel medioevo, quando i santi si acclamavano nel giorno del funerale, oggi sarebbe accaduto per Anna. E dico a voi venegonesi che qui avete una santa da pregare. Vi invito a dire con me: “Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolta, ti ringraziamo perché ce l’hai donata”. 

Gianna Beretta Molla e Anna Negri

Primo biografo ufficiale di un’altra madre lombarda, Gianna Beretta Molla, monsignor Rimoldi non esita ad accostare queste due figure:

Gianna e Anna hanno eroicamente scelto per la vita della creatura che portavano in grembo, anche se con modalità diverse; ambedue hanno nutrito la speranza di guarire dal  tumore e continuare a vivere. La storia di Anna è una storia meravigliosa, che merita di essere fatta conoscere ampiamente.   

Una vita breve e preziosa

Questo il sentimento profondo di papà Mario come folgorato da una illuminazione:

È stato forse in quel preciso istante, con la chiesa gremita e immersa in un silenzio di pietra, che ho  capito davvero chi fosse la mia “bambina” (…)  Tutta quella gente accorsa per salutare nostra figlia, tutta quella commozione, e le parole forti di monsignor Rimoldi, insieme a quelle dell’omelia pronunciate dal prevosto di Tradate, don Luigi Stucchi, mi hanno dato la certezza che la sua vita, anche se breve, era stata preziosa e importante per chiunque l’avesse incontrata.

La testimonianza di Anna Negri

Per concludere questo commosso tributo di riconoscenza ad una mamma straordinaria, il passaggio più lapidario della prefazione di don Luigi Stucchi:

La nostra Anna ha scelto ed è andata alla radice della responsabilità nei confronti della vita, quando e dove questa è più fragile e indifesa: occorrono persone, uomini ma ancor più e prima ancora donne come vigili sentinelle per la vita. La vita non si tocca, se non per servirla e guarirla, amandola fin dal concepimento e quindi dal suo primo esistere e impotente modo di esserci.

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