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Vandale femministe cercano di appiccare il fuoco alla cattedrale di Città del Messico

MEXICO

javarman | Shutterstock

Francisco Vêneto - pubblicato il 01/10/21

Gli attacchi di gruppi criminali contro le chiese cattoliche sono diventati una routine triste e vergognosa di fronte alla mancanza di azione da parte delle autorità

Un gruppo di vandale femministe ha cercato di appiccare il fuoco alla cattedrale di Città del Messico il 28 settembre, data che quell’ideologia dedica dal 1990 a celebrare l’aborto.

La manifestazione, che più di una volta si è dimostrata intollerante e violenta, è stata convocata da entità come la Rete Messicana dei Collettivi Femministi, Marea Verde Messico e le cosiddette Streghe Femministe, tra le altre.

La marcia è partita dal centro della capitale messicana, e in base a informazioni della rete ForoTV non ha tardato a trasformarsi esplicitamente in una dimostrazione di vandalismo che ha distrutto le facciate di alcuni esercizi commerciali, fermate dell’autobus e semafori.

Alcune manifestanti hanno usato martelli, scalpelli e spranghe di ferro per abbattere le barriere di sicurezza e attaccare i monumenti.

Tra le barriere attaccate c’erano quelle intorno alla cattedrale, che si è vista per l’ennesima volta trasformata in teatro di guerra. Secondo l’agenzia di notizieACI Prensa, le vandale hanno tirato oggetti, appiccato il fuoco, lanciato slogan della loro ideologia, come “Aborto legale”, e gridato insulti contro la Chiesa cattolica, che considerano una nemica.

Una parte delle femministe ha provato ad aggredire i poliziotti. In uno degli attacchi hanno gridato contro una poliziotta, chiamandola “codarda” e facendola “piangere”.

Gli attacchi dei gruppi criminali che si dichiarano femministi contro le chiese cattoliche sono diventati una routine triste e vergognosa di fronte alla mancanza d’azione delle autorità che dovrebbero avere la responsabilità di tutelare la sicurezza di tutti.

Bande di femministe radicali hanno attaccato e vandalizzato le chiese in atti pro-aborto, rompendo le statue, distruggendo oggetti sacri, profanando la fede, insultando la gente, quando non passano alla violenza esplicita e non aggrediscono fisicamente i fedeli o quando non si accomunano alle frange più codarde del crimine organizzato e non incendiano furiosamente i templi.

Non servono grandi sforzi per trovare nei motori di ricerca di Internet immagini preoccupanti che registrano questo tipo di militanza nella piena esecuzione dei suoi atti di vandalismo o nella celebrazione isterica dopo averli perpetrati.

Un altro dei casi più recenti viene sempre dal Messico, dove le femministe hanno vandalizzato la cattedrale di Xalapa, capitale dello Stato di Veracruz, subito dopo la depenalizzazione dell’aborto fino alla 12ª settimana di gestazione, approvata dai parlamentari statali. Ci sono stati 25 voti a favore dell’aborto, 13 a favore della vita e 1 astensione. Come risultato, il Codice Penale di Veracruz è stato riformato – o deformato. Gli atti di vandalismo delle femministe radicali contro la cattedrale non sono stati neanche perpetrati durante una protesta, il che sarebbe ugualmente ingiustificabile, ma durante la “commemorazione” per l’aborto libero. Anche lì, l’esterno del tempio è stato costellato di messaggi come “Aborto legale” e da simboli femministi e mani verdi, il colore che sembra essere stato adottato da vari gruppi pro-aborto in diversi Paesi.

In Argentina, ad esempio, il fazzoletto verde si è consolidato come segno identitario delle attiviste che hanno promosso l’aborto libero nel Paese. Il Congresso argentino ha approvato l’aborto libero come priorità del Governo di sinistra guidato da Alberto Fernández e Cristina Kirchner anteponendolo alle vere priorità di una Nazione in processo fallimentare e ingolfata dalla pandemia di Covid-19 nonostante le misure restrittive delle libertà individuali tra le più draconiane del pianeta messe in atto nel 2020. Anche in Messico l’approvazione dell’aborto è passata davanti a innumerevoli problemi sociali, economici e sanitari del Paese.

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