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Qualcosa di cui mi vergogno è diventato pubblico. Come affrontarlo?

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DisobeyArt/Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 01/10/21

Mi importa troppo di quello che la gente pensa, dice, fa... ma in realtà è meglio che conoscano la mia verità, vivere in libertà, senza paura

Non c’è nulla che resti nascosto per sempre. Non c’è nulla che si custodisca sotto le ombre della notte senza che irrompa mai il sole dell’alba.

Nulla è puro quanto sembra dall’apparenza che riflette. Può esserci qualche impurità nascosta.

Non c’è nemmeno niente di così sporco come quello che vedo guardando a distanza. Per paura mi nascondo, mi proteggo, perché nessuno mi guardi, perché nessuno sappia. Leggevo giorni fa:

“Non le piaceva mostrare se stessa, parlare del suo passato e delle decisioni che aveva preso. Farlo era un modo per esporsi al pericolo, un modo di abbassare la guardia di quel muro di contenimento, fermo e insormontabile, che si era costruita intorno per evitare di essere giudicata per quello che faceva o smetteva di fare, per quello che diceva o taceva, per quello che era o smetteva di essere. Portava marchiato a fuoco nella sua coscienza di bambina le volte in cui quelli che si credevano migliori di lei l’avevano condannata senza misericordia”.

Paloma Sánchez-Garnica, Mi recuerdo es más fuerte que tu olvido

Quante volte vivo costruendo mura difensive per timore di essere giudicato! Alzo merlature per respingere l’attacco dei nemici, e sono molti. Nessuno acceda al mio passato e conosca i segreti che custodisco meglio.

Paura che conoscano la verità

Perché ci sono persone che pensano, come mi diceva un giorno una persona, “Quando conoscerò il segreto che nasconde, avrò potere su di lui. Sarà legato al mio silenzio”.

Il segreto che nasconde ogni persona è il suo punto vulnerabile. Il segreto inconfessabile che forse non è tanto grave per gli altri, anche se lo considera imperdonabile.

A volte anche davanti a Dio cerco di mostrare il volto migliore, mi rivesto di una purezza impostata.

E se lo faccio davanti a Dio, quanto più davanti agli uomini! Non voglio che sappiano nulla del mio passato. Nulla che mi possa far vergognare, nulla che sia condannabile.

Mi fa paura essere trattato senza misericordia quando mi conosceranno davvero.

Nascondo la mia vita sotto le ombre della notte perché nessuno sveli qualcuno dei miei segreti. Me li porterò in cielo, spero.

Perché mi importa tanto del giudizio degli uomini? Mi importa troppo di quello che pensano, che dicono, che fanno. È tutto così futile, così passeggero…

Liberarsi dalle proprie menzogne

Oggi decido che preferisco che mi conoscano nella mia verità, che sappiano com’è dentro la mia anima.

Preferisco vivere in libertà che vivere nascosto per paura, difendendo con rabbia la mia immagine immacolata.

Preferisco non ingannare nessuno su temi importanti. Non dire una cosa per un’altra per guadagnarmi l’affetto. Non comprare amicizie mostrandomi come non sono, inventando un volto migliore.

Non voglio vivere blandendo i miei amici per ottenere il loro favore. Preferisco non ricevere nulla al fatto di vivere continuamente in debito con il mondo che mi loda.

Preferisco essere quello che sono, senza maschere, piuttosto che ingannare qualcuno. Preferisco vivere senza paura di essere ferito.

Si può vivere senza soffrire per la profonda puara della paura? Posso liberarmi da quell’angoscia lacerante che si infila nell’anima e mi toglie la pace?

Si può vincere quell’ansia che non mi permette di camminare con gioia nell’anima?

Troppe informazioni

Nasce la paura per gli uomini e il loro desiderio di conoscere tutta la mia verità. Custodisco geloso i miei peccati più segreti, ho il diritto di custodire la mia intimità.

Temo che conoscano i miei errori più notori e parlino con impunità delle mie cadute più dolorose.

Oggi è tutto così accessibile… È come se tutti avessero il diritto di sapere tutto. È così facile arrivare alla verità sulla storia degli altri.

Basta indagare un po’, addentrarmi nel mondo degli altri cercando oscurità che alimentino il mio ego.

La mia anima è talmente meschina che si sente meglio conoscendo il peccato altrui. Tutti sono fragili, vulnerabili.

È come se la colpa riconosciuta del mio prossimo aumentasse il mio valore, la mia dignità, la mia bellezza. La bruttezza degli altri mette in risalto la mia grandezza.

Sono molto più dei miei errori e dei miei successi

“L’abito non fa il monaco”, si dice. E una persona mi diceva: “Dai potere a un uomo e saprai com’è”.

L’incarico che ricopro in un momento della mia vita non è quello che mi definisce. Neanche la mia origine, né il luogo da cui vengo o i successi che ho raggiunto con o senza merito.

Non sono di più per il titolo che precede il mio nome. Non sono da meno per il peccato che macchia il mio curriculum e che tutti conoscono.

È solo un’ombra che oscura la luce della mia anima. Una macchia schiva. Non sono degno di lode né merito insulti.

Sono semplicemente più delle mie azioni, molto più delle mie parole.

Non ridurre la realtà

Gli altri possono incasellarmi in frasi, ridurmi a peccati, limitarmi a quello che ho detto o alle cose che ho fatto.

Potranno ridurmi al luogo a cui appartengo, come se così fossi sicuro e non volessi abbandonare il posto che mi è stato assegnato.

Mi rifiuto di ridurre la realtà alla fotografia che cerca di contenerla. Quel secondo eroico o fatale che ha consacrato la mia vita nel bene o nel male.

Tutto ciò che è nascosto arriverà ad essere conosciuto. Ma è Dio che lo conosce, anche se io cerco di migliorare la mia immagine, cambiare in qualcosa la mia fama o costruire una realtà che magari non è così vera.

Sono chiaroscuri che caratterizzano la mia esistenza, sono quelle luci e ombre che Dio ama in me.

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