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Cos’è la sinodalità?

Conclusion of the Synod & Beatification Pope Paul VI – Pope Francis – Antoine M – 20 – ar

© Antoine Mekary / Aleteia

Ary Waldir Ramos Díaz - Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 01/10/21

Spunti per comprendere il Sinodo dei vescovi che inizierà a ottobre

Il Sinodo dei Vescovi è un’istituzione ecclesiale antica, recuperata e valorizzata dal Concilio Vaticano II.

Il Codice di Diritto Canonico (n. 342), lo definisce “un’assemblea di Vescovi i quali, scelti dalle diverse regioni dell’orbe, si riuniscono in tempi determinati per favorire una stretta unione fra il Romano Pontefice e i Vescovi stessi, e per prestare aiuto con i loro consigli al Romano Pontefice nella salvaguardia e nell’incremento della fede e dei costumi, nell’osservanza e nel consolidamento della disciplina ecclesiastica e inoltre per studiare i problemi riguardanti l’attività della Chiesa nel mondo”.

Etimologicamente, “sinodo” significa “camminare insieme”. I sinodi hanno carattere esclusivamente consultivo, e la loro missione principale è consigliare il Papa sul tema proposto.

L’assemblea si riunisce normalmente in Vaticano, e può essere ordinaria o straordinaria, se si tratta di un tema di una certa urgenza. In genere, dopo le sessioni il Papa redige un’esortazione apostolica post-sinodale.

Il 9 ottobre si aprirà un Sinodo che durerà fino al 2023 e sarà intitolato “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. L’accento verrà posto sull’ascolto dello Spirito Santo. Come ha sottolineato Papa Francesco, per la sinodalità l’ascolto è fondamentale: “si tratta di sentire la voce di Dio, cogliere la sua presenza, intercettare il suo passaggio e soffio di vita” (18/9/2021).

Il Pontefice vuole che i pastori si ascoltino tra loro e ascoltino i fratelli cristiani, le persone lontane, i più deboli e i diseredati. È un invito ai 5.000 vescovi del mondo a pensare meno a se stessi e un appello alla responsabilità di tutti i battezzati a lavorare in squadra insieme ai loro pastori.

“Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”, ha spiegato il Pontefice in passato. “Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola ‘Sinodo’. Camminare insieme – Laici, Pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica” (17/10/2015).

Sinodalità per l’evangelizzazione

La sinodalità, spiegata dal cardinale Mario Grech, ci rimanda all’essenza stessa della Chiesa, alla sua realtà costitutiva, ed è orientata all’evangelizzazione.

È anche una profezia per il mondo di oggi: “Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo” (1 Cor 12, 12).

È quello che Sant’Agostino chiama il “Cristo totale” (cfr. Discorso 341), capo e membra in unità indivisibile e inseparabile. Solo dall’unità in Cristo Capo ha senso la pluralità tra le membra del corpo, che arricchisce la Chiesa superando qualsiasi tentazione di uniformità.

A partire da questa unità nella pluralità, con la forza dello Spirito, la Chiesa è chiamata ad aprire strade e allo stesso tempo a mettersi in marcia”, ha osservato il cardinale Grech.

Simbolismo e realtà della sinodalità

Il logo dell’evento è significativo per comprendere cosa sia la sinodalità, ed è stato realizzato dall’artista Isabelle de Senilhes. Ritrae un albero maestoso, pieno di luce, e in alto un sole splendente, simbolo dell’Eucaristia.

In basso si vede il popolo che cammina insieme, riflesso dell’etimologia della parola “sinodo”. 15 figure riassumono l’umanità e la sua diversità di vita e origine. Non ci sono gerarchia o distanze tra le persone, che camminano orizzontalmente sullo stesso piano: giovani, anziani, uomini, donne, adolescenti, bambini, laici, religiosi, sacerdoti, sposi, single, sani, disabili.

È da sottolineare il fatto che i bambini e gli adolescenti aprono il cammino, in riferimento alle parole di Gesù nel Vangelo: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto” (Mt 11, 25-26).

Il punto fondamentale non è quindi il pontificato, o la Chiesa come struttura istituzionale, ma Gesù che ama il Suo popolo e ravviva la speranza.

Vivere un’esperienza

Il Sinodo è un’esperienza: scoprire esperienze personali e osservare buone pratiche, ascoltare testimonianze, dar luce ad altri punti di vista per sfuggire dall’autoreferenzialità e dal clericalismo, dal cinismo di dire “Si è sempre fatto così”. Significa guarire dalla piaga dell’ipocrisia che corrode la fede dei più piccoli.

La proposta è quella di una sinodalità che abbia anche il volto del popolo, perché il problema è prescindere da una parte del corpo della Chiesa, cosa che porterebbe la sposa di Cristo ad essere mutilata, pallida e desolata. Il Sinodo intende proseguire nel cammino di una Chiesa ispirata all’esempio dei dodici apostoli di Gesù, una Chiesa sempre in uscita, missionaria e fraterna. Un ospedale da campo e non un Parlamento.

In questo senso, il Papa ha promosso la partecipazione dei laici agli incontri pre-sinodali attraverso vari meccanismi. Ad esempio, è stato implementato l’invio di questionari alle parrocchie, con la possibilità di ricevere le risposte online.

L’obiettivo è anche creare un ambiente, nell’Aula del Sinodo e fuori, favorevole al dialogo, perché anche le Chiese locali dovranno attivarsi con sessioni sul modello di quello che accadrà a Roma.

L’ABC per applicare la sinodalità

In varie occasioni, Papa Francesco ha condiviso la sua visione su come si esprime concretamente la pratica della sinodalità.

Le parole chiave del Sinodo sono:

  • Condivisione: siamo invitati a parlare con autentico coraggio e onestà per integrare la libertà, la verità e la carità. Tutti possono crescere nella comprensione attraverso il dialogo.
  • L’umiltà nell’ascolto deve corrispondere al coraggio nel parlare: tutti hanno il diritto di essere ascoltati, come tutti hanno il diritto di parlare. Il dialogo sinodale dipende dal coraggio sia di parlare che di ascoltare. Non si tratta di intavolare un dibattito per convincere gli altri, quanto di accogliere ciò che dicono gli altri come mezzo attraverso il quale lo Spirito Santo può parlare per il bene di tutti (1Cor 12, 7).
  • Il dialogo ci porta alla novità: dobbiamo essere disposti a cambiare le nostre opinioni a partire da quello che abbiamo ascoltato dagli altri.
  • Apertura alla conversione e al cambiamento: spesso resistiamo a quanto lo Spirito Santo ci sta ispirando a intraprendere.
  • Discernimento: il discernimento si basa sulla convinzione che Dio agisce nel mondo e che siamo chiamati ad ascoltare ciò che li Spirito ci suggerisce.
  • Siamo segni di una Chiesa che ascolta ed è in cammino: ascoltando, la Chiesa segue l’esempio di Gesù che ascolta il grido del Suo popolo. 
  • Lasicare indietro pregiudizi e stereotipi: possiamo essere angosciati per le nostre debolezze e la nostra tendenza al peccato. Il primo passo per ascoltare è liberare la nostra mente e il nostro cuore dai pregiudizi e dagli stereotipi che ci portano sulla strada sbagliata, verso l’ignoranza e la divisione.
  • Superare la piaga del clericalismo: la Chiesa è il Corpo di Cristo arricchito da vari carismi, in cui ogni membro ha un ruolo unico da ricoprire. Siamo tutti interdipendenti gli uni dagli altri, e tutti condividiamo una stessa dignità all’interno del santo Popolo di Dio. 
  • Combattere il virus dell’autosufficienza: siamo tutti sulla stessa barca. Insieme formiamo il Corpo di Cristo.
  • Superare le ideologie: bisogna evitare il rischio di dare più importanza alle idee che alla realtà della vita di fede che le persone vivono in modo concreto.
  • Far nascere la speranza: fare ciò che è giusto e vero non è destinato a richiamare l’attenzione o ad apparire nei titoli, ma ha l’obiettivo di essere fedeli a Dio e di servire il Suo Popolo. Siamo chiamati ad essere fari di speranza, non profeti di sventura.
  • Uno sguardo innovativo: sviluppare nuovi approcci, con creatività e una certa dose di audacia.
  • Essere inclusivi: una Chiesa partecipativa e corresponsabile, che sa apprezzare la ricca varietà e abbracciare tutti coloro che spesso dimentichiamo o ignoriamo.
  • Una mente aperta: evitiamo le etichette ideologiche e utilizziamo tutte le metodologie che hanno dato frutto.
  • Ascoltare tutti senza dimenticare nessuno: imparando gli uni dagli altri, possiamo riflettere meglio la meravigliosa e sfaccettata realtà che è chiamata ad essere la Chiesa di Cristo.
  • Comprendere il “camminare insieme”: percorrere la via a cui Dio chiama la Chiesa nel terzo millennio.
  • Arrivare alle persone attraverso il dialogo ecumenico e interreligioso: sognare insieme e camminare insieme a tutta la famiglia umana.

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