Preti, catechisti, cantori: il vescovo chiede tassativamente vaccinazione o tampone altrimenti non potranno svolgere le loro attività. E' la prima volta in una diocesi italiana
La diocesi di Pistoia impone il Green pass a chi svolge servizi nelle parrocchie, a partire dai sacerdoti, i diaconi, i catechisti e chi fa volontariato.
Lo stabilisce un decreto del vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, emanato pochi giorni fa, che introduce alcune novità riguardo il comportamento da tenere durante le attività pastorali.
La differenza con la diocesi di Milano
A differenza della diocesi di Milano che ha previsto un Green pass “soft” – cioè viene chiesto agli operatori parrocchiali di vaccinarsi, ma allo stesso tempo non saranno effettuati controlli vincolanti per gli stessi operatori -, nella diocesi di Pistoia c’è un obbligo tassativo e monitorato.
«La cura per la salvezza delle anime – recita il documento firmato da monsignor Tardelli – non può prescindere dall’impegno di tutelare la salute dei corpi. Anche in questo tempo di emergenza la Chiesa ha sempre continuato ad annunciare il Vangelo, celebrare i Sacramenti e aiutare i poveri adottando adeguati protocolli in grado di prevenire infezioni da Sars-Cov-2».
Vaccini e tamponi
La situazione sanitaria – si legge ancora nel decreto che stabilisce obbligo di Green pass – gli strumenti a disposizione per combattere la pandemia sono in continua evoluzione. In questo momento i vaccini sono ritenuti dalle Autorità competenti un mezzo importante per rallentare la diffusione della malattia e prevenire il Covid-19 almeno nelle forme più severe».
Anche i test diagnostici «appaiono più affidabili e più facilmente effettuabili». E «lo screening periodico si è rivelato un importante strumento di contrasto alla pandemia».
A chi non è richiesto il Green pass
Se ai fedeli che partecipano alle celebrazioni liturgiche o che intendono fermarsi in chiesa per pregare, «non è richiesto il Green pass».
Quanti però, svolgono un servizio o un ministero pastorale sono invitati ad accogliere le seguenti disposizioni del vescovo e a vaccinarsi se ancora non lo hanno fatto.
Sacerdoti e diaconi
I sacerdoti e i diaconi «possono visitare gli ammalati». E «tenere incontri di catechismo e prendere parte come operatori ad attività educative e didattiche gestite dalle parrocchie solo se hanno ricevuto da almeno 14 giorni la prima dose di un qualsiasi vaccino contro il Covid-19, considerato adeguato dalle Autorità civili italiane oppure se sono guariti da non oltre 180 giorni dall’infezione da Sars-CoV-2.
O ancora «se nelle 48h precedenti ad ogni momento in cui prestano i servizi sopra elencati effettuano con esito negativo uno dei test diagnostici approvati dal Ministero della Salute».

Dai catechisti ai cantori
Identiche disposizioni valgono per chi svolge «il servizio di accolito e di ministro straordinario della Comunione». Per «catechisti, educatori, insegnanti al doposcuola o alle scuole di italiano per stranieri gestite dalle parrocchie, operatori maggiorenni d attività educative e didattiche gestite dalle parrocchie». Per «coristi e cantori, volontari Caritas o dei Centri di ascolto».