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Quando la Vergine Maria fermò la lava dell’Etna

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© Wead/Shutterstock

Maria Paola Daud-Spain - pubblicato il 24/09/21

Il sacerdote salì su una roccia con la statua della Vergine. Quello che accadde in seguito può essere definito un miracolo

Accadde il 6 gennaio 1865. Dopo un’eruzione dell’Etna, la lava stava scendendo verso il paese di Vena. Tutto era perduto. Il sacerdote del luogo salì su una roccia con la statua della Vergine e pregò intensamente la Beata Madre.

Iniziò a soffiare un vento furioso, come se volesse colpire la Vergine, ma poi all’improvviso tutto si calmò. Si verificò il miracolo, qualcosa, una mano “onnipotente”, frenava la lingua di lava, la grande forze della natura.

Così ricorda uno scritto dell’epoca:

“Dopo un’eruzione improvvisa, un imponente flusso di lava, che partiva dai monti Sartorius, arriva al distretto di Giretto e minaccia il paese di Vena, arrivando a meno di un chilometro dal santuario. Non si possono descrivere il panico e lo spavento che hanno invaso gli abitanti di Vena. La speranza di quei buoni e fervidi cristiani, però, non è venuta meno: hanno fatto ricorso alla Vergine, l’onnipotente Madre di Dio, e l’hanno portata in processione verso la lava che minacciava con distruzione e morte, non la Santa Icona, ma una statua di legno della stessa Madonna di Vena che si venerava nel santuario, su immagine del dipinto di San Gregorio Magno.

Sulla terra scendeva il crepuscolo vespertino, e i riflessi rossicci di quel fiume immenso e incandescente formavano in quel tratto di cielo come un lago di sangue. Il reverendo Cantone, che aveva preceduto i suoi fedeli, salì su una roccia sporgente, che gli servì da pulpito, e da lì incitò ancora una volta, tra i singhiozzi dei suoi fedeli, al pentimento e alla preghiera fiduciosa alla Vergine.

All’improvviso si leva un vento furioso che con tremendi mulinelli si trascina sulla lava ardente fino a colpire la statua della Vergine arrossandole il volto. Un grido di pietà e di misericordia sorge spontaneamente dalla folla presente! Dopo qualche secondo torna la calma, e con calma la lava, come fermata da una mano onnipotente e invisibile, si blocca. Il prodigio, il grande e innegabile prodigio, era stato ottenuto: quei bravi fedeli hanno continuato ad essere padroni delle loro piccole vigne e delle loro case. Quella statua, da quel giorno, è stata chiamata ‘Madonna del Fuoco’”.

Questo è ciò che si legge negli atti storici del Santuario di Santa Maria della Vena (Madonna della Vena), situato a Vena, Piedimonte Etneo.

Il santuario e il suo primo miracolo

Il santuario, come la città, è molto antico, ed è sorto per un altro miracolo avvenuto grazie alla Vergine Maria.

Si verificò nel 597, quando dei monaci basiliani, fuggendo dalle persecuzioni, decisero di nascondersi sulle vette dell’Etna, portando con sé un quadro della Vergine dipinto su una tavola di cedro.

Una leggenda racconta che la mula che portava il quadro a un certo punto si fermò e iniziò a scavare a terra con gli zoccoli, e in quel punto apparve una vena d’acqua.

I monaci ritennero quell’evento un segno divino e decisero di fermarsi nel luogo indicato dalla mula.

Lì, con il consenso di Papa Gregorio Magno, fondarono il monastero gregoriano di Vena.

La devozione alla Vergine divenne così popolare che molti decisero di rimanere lì vicino, e in poco tempo sorse così il paese di Vena.

Fonte: santuariodellavena.it, siciliafelix.it

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