separateurCreated with Sketch.

Scandalo droga e festini gay a Prato: condannato il prete pusher

Don Francesco Spagnesi, al centro dello scandalo.

whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 21/09/21
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Don Francesco Spagnesi è stato condannato a 3 anni e 8 mesi. Ma il suo caso non è certo quella di un prete normale. Si trattava di una persona ormai in profondo disagio e fuori controllo. Le "scuse" del vescovo

Don Francesco Spagnesi, l’ex-sacerdote di Prato arrestato per i festini con la droga e per aver sottratto denaro alla sua parrocchia oltre che per aver truffato i fedeli, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi.. Tenendo conto del parere favorevole delle parti il gip ha accolto la richiesta avanzata mesi fa dai legali del parroco. Per il sacerdote è caduta l'accusa di tentate lesioni gravi, ipotizzata sulla possibilità che abbia taciuto malattie sessualmente trasmissibili ai partner con i quali si intratteneva in appuntamenti a "luci rosse".

Le accuse

Restano invece in piedi le accuse di spaccio e traffico di droga e di appropriazione indebita del denaro delle offerte.  Oltre a Spagnesi il giudice ha accolto la richiesta di patteggiamento a 3 anni e 2 mesi avanzata dal compagno, accusato di concorso in acquisto e spaccio di droga.

Servizi sociali

Don Francesco Spagnesi sconterà la pena ai servizi sociali e con permanenza in una comunità terapeutica per curare la tossicodipendenza che lo ha portato sulla cattiva strada. La Diocesi di Prato lo ha già rimosso dalla parrocchia e sospeso dalle funzioni sacerdotali. La Chiesa ha chiesto un processo a parte, canonico, per stabilire responsabilità e percorso anche al suo interno (Fan Page, 8 dicembre).

Il mea culpa del vescovo

Droga e festivi gay organizzati dal prete con i soldi dei fedeli a Prato: mea culpa del vescovo Giovanni Nerbini. Che ha riconosciuto di aver fatto «errori» nella gestione del caso di don Francesco Spagnesi. 

Le 3 “richieste” del vescovo 

Il vescovo, incontrando i fedeli alla Castellina, dove ha celebrato la santa messa, ha chiesto perdono per non averli «protetti a sufficienza» dal comportamento scandaloso del loro prete. Poi si è impegnato a risarcire con una somma i poveri della città a cui erano destinate le donazioni che il parroco della chiesa dell'Annunciazione a Castellina ha usato invece per procurarsi droga e organizzare festini gay.

E, infine, ha invitato la comunità ecclesiale, ai fedeli, ai diaconi, ai consacrati, a collaborare col vescovo nel segnalare «situazioni dubbie o sospette» che riguardino la vita parrocchiale e il comportamenti dei parroci (La Repubblica Firenze, 19 settembre). 

Un prete “quasi in fuga”

Pochi gli accenni a don Francesco, all'inizio dell'omelia quando il vescovo ha ricordato come fosse «lontanissimo, quasi in fuga. Distaccato per poi arrivare al dialogo che è cresciuto insieme alle sue difficoltà, che io non riuscivo a spiegarmi fino alla tristissima scoperta della sua dipendenza» (Notizie di Prato, 20 settembre).

I problemi di droga

I vertici della diocesi di Prato sapevano almeno dallo scorso aprile che don Francesco Spagnesi aveva problemi con la droga. L’ex parroco dell’Annunciazione alla Castellina, aveva confessato ai suoi superiori solo alcuni mesi fa, dopo esser stato messo alle strette dopo averlo visto a lungo «in un forte stato di sofferenza fisica e psicologica». 

"Disagio personale"

Problemi che però nessuno si sarebbe potuto immaginare riguardassero la dipendenza da stupefacenti: «Per molto tempo – ha detto il vescovo – era rimasto un disagio personale». Quando il vescovo ha scoperto della tossicodipendenza di don Spagnesi gli ha imposto un cammino di riabilitazione psicoterapeutica con uno specialista (Open, 14 settembre). 

La “giustificazione” con i fedeli

Ufficialmente la diocesi di Prato aveva parlato di problemi di salute per il sacerdote. Che, a sua volta, aveva annunciato un anno sabbatico. Ma la situazione era ben più grave. E la magistratura ha scoperchiato un vaso di Pandora. 

La droga dello stupro

L’indagine ha fatto emergere come l’ex parroco forniva ai suoi complici il denaro necessario per l’acquisto di cocaina e Gbl, la droga dello stupro. Si parla di decine di migliaia di euro prelevati direttamente dai soldi delle offerte dei fedeli. «Quando abbiamo avuto notizia di movimenti sospetti sui conti della parrocchia – ha aggiunto il vescovo Nerbini – ho provveduto a ritirare il potere di firma esclusiva del parroco, per poter così procedere a una verifica della situazione». 

"Aiuti alle persone bisognose"

Quei prelievi però non si sarebbero fermati, con don Spagnesi che li giustificava alla diocesi come «aiuti per persone bisognose della parrocchia». A quella storia però il vescovo sembra aver creduto poco. Al punto da decidere la sospensione del parroco dal suo incarico già a giugno scorso, con decorrenza dallo scorso 1 settembre. Il sacerdote non avrebbe quindi lasciato di sua volontà, come trapelato dalle prime indiscrezioni, ma su imposizione della diocesi.

La sieropositività di don Spagnesi

Tutto questo non è stato sufficiente a contenere la bomba. Che è esplosa con le indagini della magistratura. Ma al peggio, per don Francesco Spagnesi, non c’è ancora fine. La Nazione (21 settembre), spiega che il parroco sarebbe sieropositivo e avrebbe nascosto la patologia persino al compagno. Un’altra pagina nella vita di questo giovane sacerdote in profondo disagio.