Fino a ieri la realtà aumentata veniva utilizzata soprattutto per i giochi; oggi invece a farla da padrone sono i filtri facciali sui social media. In un cambiamento lento ma pervasivo, i primi filtri per il viso hanno fatto la loro comparsa con lo scopo di permettere agli utenti una sorta di travestimento virtuale: cambiare faccia per sembrare un animale, per diventare un personaggio buffo o spaventoso. Oggi, invece, sempre più giovani (e soprattuto ragazze adolescenti) utilizzano i filtri per essere “più belli”, per cercare di modificare il proprio aspetto cancellando qualsiasi difetto, alla continua ricerca di un ideale di perfezione standardizzato.
L’ideale di bellezza irraggiungibile dei social (o quasi)
Occhi grandi, ciglia lunghissime, capelli fluenti, labbra carnose, zigomi alti, glutei tondi, seni prosperosi, muscoli scolpiti, addominali definiti, denti bianchissimi e una pelle levigata priva di imperfezioni. Questo, a grandi linee, l’attuale canone di bellezza che impera sui social media e sulle copertine delle riviste. Oggi, la cifra della nostra modernità è il digitale, la tecnologia, i social media/network: non deve dunque stupirci il loro ruolo in rapporto all’ideale di bellezza (soprattutto femminile) tra gli adolescenti.
Affina qui, rimpicciolisci lì, rimpolpa di qua, aumenta di là: filtri e app di fotoritocco permettono ai ragazzi e alle ragazze (ma non solo) di creare immagini di sé che non hanno più relazione con la realtà, realizzando distorsioni che un tempo erano appannaggio dei soli professionisti del settore fotografico, ma che ora, grazie a un’infinità di filtri che consentono di migliorare la nostra immagine, possiamo usare anche da soli.
Effetto selfie
Negli ultimi anni (rapporto del 2019 e del 2020) la Società Italiana di Medicina Estetica ha denunciato l’aumento delle richieste per correggere la propria immagine in funzione del rapporto con i social, causato dal cosiddetto “effetto selfie”. Infatti, a quanto si legge dalle relazioni, lo sguardo che i Millennial (ma non solo loro) gettano su loro stessi è profondamente influenzato dalla fotocamera del cellulare, che restituisce loro un’immagine che non corrisponde alla realtà.
La pervasività delle nostre immagini ritoccate dai filtri, che si impongono nelle comunità social fino a diventare un canone di bellezza irraggiungibile, è tale da avere un impatto psicologico importante sui teenager (e spesso anche sugli adulti). L’80% delle ragazze, per esempio, usa filtri per modificare la propria immagine prima dei 13 anni, sviluppando così maggiori probabilità di avere una bassa autostima rispetto a chi non lo fa.
La distorsione digitale è oggi pienamente accessibile da parte dei giovani adolescenti senza alcun controllo e spesso senza alcuna consapevolezza del danno psicologico che tale distorsione può causare. I ricercatori non conoscono ancora l’impatto che può avere l’uso prolungato della realtà aumentata, ma sanno che ci sono rischi reali legati alla dismorfofobia, e sono le ragazze a correre maggiormente questo rischio.
Il bisogno di “filtrare e abbellire” la realtà
Sebbene assumano forme diverse, i filtri sono ormai comuni su tutti i social: Instagram raggruppa i filtri di bellezza con i suoi altri filtri facciali in realtà aumentata; Snapchat offre una galleria di filtri in cui gli utenti possono scorrere gli effetti di miglioramento della bellezza; TikTok ha creato un’impostazione chiamata “Migliora”, in cui gli utenti possono abilitare un abbellimento standard su qualsiasi immagine. E sono incredibilmente popolari: Facebook e Instagram dichiarano che oltre 600 milioni di persone hanno utilizzato almeno uno degli effetti associati ai prodotti AR (realtà aumentata) o VR (realtà virtuale) dell’azienda. Snapchat sostiene che 200 milioni di utenti ogni giorno trasformano il loro aspetto.
Realtà aumenta con i piedi (ben piantati) per terra
Piattaforme come Instagram e Snapchat aumentano le false percezioni di bellezza e di salute. I filtri e le immagini scattate presentano standard spesso irraggiungibili e poco realistici, rischiando di intaccare l’autostima dei più giovani. Insegnare loro il rispetto per i corpi “normali”, reali e imperfetti potrebbe essere un buon inizio per evitare di cadere in spirali psicologiche pericolose.
La trasformazione digitale e social è una parte importante della nostra vita quotidiana, ma deve essere affrontata e utilizzata con responsabilità e spirito critico, perché oltre alla nostra immagine stiamo iniziando a filtrare la nostra intera vita. La tecnologia cambia il modo in cui formiamo le nostre identità così come l’intero sistema sociale, modifica il modo in cui rappresentiamo noi stessi e ci relazioniamo con gli altri. Riconoscere sempre che cosa è reale e che cosa non lo è dovrebbe essere il punto di partenza per una “coscienza digitale” che aiuti noi e i nostri figli a navigare nel vastissimo mondo del web.