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Il cardinal Urosa dal suo letto di malattia: amo Dio, la Chiesa e il popolo venezuelano

VENEZUELA

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Ramón Antonio Pérez - pubblicato il 20/09/21

Lo stato di salute del porporato è “delicato ma stazionario”, ed è “sottoposto a continuo monitoraggio medico”. I Venezuelani pregano per la guarigione dell'arcivescovo emerito di Caracas

Il giorno del suo compleanno, il 28 agosto, al cardinale Jorge Urosa Savino è stato diagnosticato il virus del Covid-19. Nato a Caracas nel 1942, il porporato ha 79 anni e 54 di consacrazione a Dio.

Il 12 settembre, la Chiesa di Caracas ha reso nota una lettera toccante datata 28 agosto a mo’ di congedo, in cui il porporato ha realizzato “una breve dichiarazione d’amore nei confronti di Dio e della Chiesa, e del popolo del Venezuela”. Alle 13.30 del 12 settembre ha ricevuto i santi sacramenti, ha confermato ad Aleteia uno dei suoi nipoti.

Il nipote del porporato ha sottolineato la veracità della lettera e ha aggiunto che al momento di ricevere il viatico il cardinale ha dato un segno di aver ascoltato la sua voce.

Cercare la gloria di Dio e il bene della Chiesa e delle anime

“In questo momento, di fronte all’eventualità di dover passare alla terapia intensiva per un aggravamento delle mie condizioni, ho voluto ricevere i santi sacramenti, e al contempo compiere una breve dichiarazione d’amore nei confronti di Dio e della Chiesa, e del popolo del Venezuela”, si legge all’inizio della lettera.

“Ovviamente, mi sento immensamente felice per il fatto di essere stato sacerdote, di aver vissuto la mia vocazione con grande speranza. Ho avuto la fortuna e la benedizione che Dio mi abbia guidato per cammini insospettati di servizio e di altissime responsabilità nella Chiesa, che ringrazio dal profondo dell’anima”.

Il quindicesimo arcivescovo di Caracas aggiunge: “Chiedo perdono a Dio e a tutti i miei fratelli per le mancanze che posso aver commesso, soprattutto per quelle di omissione. Non ho mai voluto far male a nessuno, e ho sempre agito cercando la Gloria di Dio e il bene della Chiesa e delle anime e delle persone coinvolte; spero quindi che si tenga conto di questo”.

Il cardinale ha poi espresso il suo “grande affetto nei confronti del popolo venezuelano e la mia dedizione assoluta alla sua libertà, alle sue istituzioni, alla difesa dei diritti del popolo di fronte alle violazioni commesse da parte dei Governi nazionali”.

“In questo atteggiamento ho agito sempre non per odio, né per rancore, ma per difesa della libertà, della giustizia e dei diritti del popolo venezuelano”, ha proseguito, esprimendo

l’auspicio che “il Venezuela esca da una situazione tanto negativa”.

UROSA

L’episcopato è uno solo

Il cardinal Urosa ha rivolto vari appelli ai suoi confratelli della Conferenza Episcopale Venezuelana a mantenere la comunione.

“Esprimo a Dio la mia gratitudine, e Gli chiedo perdono per tutte le mie mancanze, sia d’azione che di omissione, e Gli chiedo di benedire la nostra Chiesa di Caracas, la nostra Chiesa del Venezuela, di benedire il nostro clero e il nostro episcopato, con cui sono sempre stato in stretta e profonda comunione”.

Anche se il porporato parla nella lettera di “opinioni diverse” e “tendenze” nella Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV), sottolinea che “l’episcopato venezuelano è uno solo”, e che ha sempre servito “con un grande spirito di collegialità”. “Chiediamo a Dio di aiutarci a mantenerci sempre così”, aggiunge.

Quanto al suo lavoro per il Venezuela, dice di essere sempre stato guidato da un immenso amore patriottico nei confronti del popolo umile e semplice: “Per il popolo coraggioso, il popolo colto, il popolo intelligente, il popolo accademico; per tutti i settori (…) senza alcuna esclusione, e ovviamente in linea con la Costituzione Nazionale, che ci propone i diritti inalienabili che non possono essere violati da nessun Governo”.

“Mi sono sempre unito agli appelli della Conferenza Episcopale, a cui esprimo la mia comunione e con la quale ho agito cercando sempre di lavorare per il bene della Chiesa e del popolo”.

Il porporato ha quindi rivolto una chiara richiesta a Dio:

“Ci benedica e mantenga la nostra unità episcopale; non permetta che ci dividiamo, che ci lasciamo trascinare da vane illusioni, che cadiamo nelle trappole che ci possono presentare alcune iniziative negative, e ci faccia cercare sempre la gloria di Dio e l’evangelizzazione del popolo, che è ciò che conta di più”.

“Quello che ci interessa è soprattutto che il popolo venezuelano ami, abbia fede e serva Gesù Cristo, che è la Via, la Verità e la Vita, l’unico in cui troviamo la salvezza e il perdono dei peccati”, continua nel messaggio.

“In questa linea fondamentale, compiamo tutte le nostre azioni sia dal punto di vista pastorale che da quello sociale e amministrativo”, rimarca, chiedendo che la CEV “abbia Gesù come Capo, Guida, Maestro e come Colui a cui dobbiamo rendere onore e gloria nei secoli dei secoli”.

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L’ultima visita pastorale a un quartiere di Petare

A causa della pandemia, il cardinale Urosa Savino non visitava da due anni la vicaria Santísima Trinidad della parrocchia di Nostra Signora di Fatima, nel settore Cecilio Acosta di Petare, molto significativo per la sua vita sacerdotale.

Vi è tornato sabato 29 maggio 2021 per benedire e intronizzare un quadro della Divina Misericordia, celebrare l’Eucaristia e stare con gli amici di sempre, nel contesto della festa patronale in onore della Santissima Trinità.

“Rendiamo grazie a Dio perché è un Dio misericordioso. Dio non è un Dio duro, malvagio e implacabile; non è un Dio che vuole chiederci conto delle nostre mancanze o che non aspetta altro che di punirci”, ha detto in quell’occasione durante la Messa.

Il cardinale ha svolto il suo operato pastorale in quella comunità, prima chiamata Ciudad de tablas, dal settembre 1971 il sabato e la domenica. “Combinava quell’azione pastorale con il lavoro in seminario”, riferisceEl Guardián Católico.

La cappella dedicata alla Santissima Trinità conserva ancora un ritratto del giovane “Padre Urosa”, portato da una delle religiose Marianitas che ha lavorato lì con lui.

La CEV ha affermato il 13 settembre che lo stato di salute del cardinale Urosa “è delicato ma stazionario”, e citando parole di monsignor Ricardo Barreto ha indicato che è “sottoposto a continuo monitoraggio medico”. I Venezuelani continuano a pregare con fervore per la guarigione dell’arcivescovo emerito di Caracas.

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