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Entra nel Carmelo a 17 anni: “Mi getto tra le braccia di Dio”

FATIMA

Marta Leon de San Sebastian

Marta León - pubblicato il 20/09/21

Fátima voleva consacrarsi ma non sapeva come, e quindi un giorno ha cercato su Google “tipi di suore”

Sabato 18 settembre, una ragazza di Pamplona (Spagna), Fátima Cecilia Sánchez Izquierdo, è entrata nel Monastero del Buon Pastore di Zarautz.

Qualche giorno fa, lei e la sua famiglia ci hanno spiegato com’è stato il cammino che l’ha portata fin qui e quali erano le sue sensazioni alla porta della clausura.

Fátima ha 17 anni e un sorriso costante. Ci accoglie a casa sua, nella zona di Barañáin, in cui vive con il fratello, di due anni più piccolo, e i genitori Carlos e Inma.

Fátima si esprime in modo spontaneo, agile e naturale, e le brillano gli occhi.

Studentessa responsabile, ha concluso gli studi al Colegio Miravalles di Pamplona con una media molto alta. Suona il violino, ama dipingere e nuotare, e pur avendo studiato Biologia al baccalaureato è stata sul punto di iscriversi a Filosofia.

FATIMA

Ama le cose semplici, la natura e trascorrere il tempo con gli amici, e possiede una sensibilità artistica che sviluppa attraverso musica, pittura e scrittura.

Quello che definisce davvero Fátima, però, è un’accogliente normalità e una straordinaria libertà.

Fátima, raccontaci della tua fede, se è una cosa che hai vissuto con naturalezza in casa…

In famiglia mi hanno sempre trasmesso la fede. Da anni abbiamo fatto esperienze con Focolari, Opus Dei, Equipos de Nuestra Señora

Da più di due anni partecipiamo ogni settimana anche alle lodi organizzate dal Gruppo di Rinnovamento Carismatico “Torre de David”.

FATIMA

Ho avuto sempre fede, certi anni più di altri, nel senso che da piccola ero molto vicina a Dio, poi però L’ho messo un po’ da parte, non pensavo molto a Gesù.

Un paio di anni fa abbiamo iniziato a partecipare alle lodi, e a poco a poco ho riscoperto l’amore di Dio e la mia vita ha iniziato a centrarsi nuovamente su di Lui.

Stai per entrare tra le Carmelitane Scalze, uno degli ordini contemplativi con più tradizione e carisma nella Chiesa. Raccontaci come e quando è nato questo tuo amore.

Credo che la prima cosa che ricordo circa la vocazione risalga al secondo anno delle scuole superiori.

Un libro di Santa Teresa di Calcutta

Ho letto un libro di Santa Teresa di Calcutta e della sua opera di prendersi cura dei più poveri tra i poveri per amor di Dio. Mi sembrava che fosse il massimo a cui un cristiano potesse arrivare, la cosa più radicale ed estrema.

E allora mi sono chiesta se magari il Signore voleva che fossi Missionaria della Carità, perché anch’io volevo portare Dio a tutte le anime.

Quella idea, però, è stata un po’ dimenticata, perché un’altra si è fatta strada in me: il fatto che potevo giungere a tutte le persone del mondo dallo stesso luogo, attraverso la preghiera.

Da dove hai preso questa idea?

Non lo so, credo sia stato Dio a ispirarmela nel momento in cui pensavo che andare per il mondo a evangelizzare fosse il massimo.

E poi?

Beh, la cosa è rimasta lì e l’ho dimenticata. L’ho ricordata poco tempo fa.

Il tempo è passato, e io ho iniziato a condurre una vita più frivola. Dio non era molto presente nella mia vita, pregavo pensando agli esami e poco di più, anche se non ho mai abbandonato la Messa la domenica e mi confessavo di tanto in tanto.

Iniziato le superiori, però, ho iniziato ad andare con mio padre alle lodi carismatiche del gruppo “Torre de David”.

Quasi allo stesso tempo, ho iniziato a frequentare la catechesi con un gruppi di giovani nella parrocchia di Ermitagaña.

Ho ripreso il rapporto con Dio, nella preghiera, e ho sentito che forse il Signore mi chianava a una dedizione totale.

Dedizione totale… in che modo?

Non avevo idea di quello che potessi essere, e quindi un giorno ho cercato su Google “tipi di suore”.

Ho trovato una web in cui apparivano moltissimi nomi di congregazioni e ho letto: Agostiniane, Francescane… no, no, no… Carmelitane Scalze…

Mi ha colpito, e ho cercato per vederre chi fossero, perché non sapevo niente di loro, non avevo mai avuto contatti con nessuna.

Non ricordo cos’ho letto, ma mi è piaciuto, e da allora ho pensato nella preghiera a questa possibilità.

Sul serio? Google?

È quello che facciamo tutti quando vogliamo sapere qualcosa, no? Ci ho pensato poco a poco e credo di essermi resa conto che poteva essere qualcosa di serio.

Ho pensato che sarebbe stato positivo parlarne con un sacerdote. A gennaio (2020) ho iniziato a parlare con il sacerdote della scuola, che aveva pronunciato un intervento che mi era piaciuto.

Gli ho detto cosa mi stava succedendo, e lui mi ha chiesto se lo avevo detto ai miei genitori. All’epoca avevo pensato di fare un ritiro con i Carismatici, e gli ho detto che al ritorno avrei parlato con loro.

Una bomba nucleare

Sono tornata dal ritiro felicissima, e come avevamo stabilito ho parlato con i miei genitori non appena ne ho avuto l’occasione, in macchina tornando a casa.

Carlos, il padre di Fátima, interviene nella conversazione ricordando quel momento:

È stata una bomba nucleare con onda espansiva. Tornava dal ritiro del tutto felice e su una vera nuvoletta. Se mi avesse detto che voleva fare qualcosa collegato al Rinnovamento Carismatico non sarei rimasto sorpreso, ma ha detto “Carmelitana Scalza”.

È stato del tutto inaspettato. Non avevamo mai avuto contatti con una religiosa.

Abbiamo partecipato a molti gruppi e a molti carismi della Chiesa nel corso della vita, ma non avevamo mai avuto alcun rapporto con le religiose contemplative.

E prosegue:

Devo dire che crediamo molto nella Provvidenza, e quando ce l’ha detto ho pensato che doveva esserci qualche motivo. Non l’ho preso alla leggera, affatto.

Come cattolici praticanti, il tema della vocazione era qualcosa a cui eravamo aperti, ovvero abbiamo sempre pensato che potesse essere una possibilità tra le altre, sia per Fátima che per suo fratello.

Quello che non ci saremmo mai aspettati era che ce lo dicesse in quel momento, così giovane… e per essere Carmelitana Scalza.

Lo hai detto ai tuoi genitori e non hanno reagito male. E poi?

Parlavo ogni settimana con il sacerdote, che mi aiutava sul tema della vocazione, ma anche a pregare con più profondità, meditando, e mi ha anche insegnato a usare il breviario.

Proprio il libro che aveva scelto

Durante il corso, bisogna leggere un libro per aumentare il voto di Religione, e della lista che mi veniva proposta ho scelto un testo senza alcun motivo particolare.

Ho scelto Storia di un’anima, scritto da Santa Teresa di Lisieux, una santa carmelita importante.

Il libro mi è piaciuto moltissimo, e mi sono identificata con molte cose che vi ho letto.

Mi sembra una casualità incredibile che tu abbia scelto proprio quel libro, un classico della spiritualità carmelitana.

È successo proprio questo… Sì, è incredibile!

E poi, cos’è successo?

Nutrivo quell’inquietudine dentro, ma andavo avanti con la mia vita normale. In casa non era una cosa di cui parlassimo continuamente.

All’inizio per niente, ma visto che continuavo ad averlo dentro ogni tanto ne parlavamo.

Il sacerdote della scuola con cui parlavo conosceva un altro sacerdote che aveva contatti con le Carmelitane di Zarautz, e un giorno mi ha dato il numero di telefono nel caso in cui volessimo chiamare e parlare con loro.

Quando è finito il lockdown e la scuola stava finendo, un giorno io e i miei genitori abbiamo telefonato, e ricordo che è stata una chiamata molto bella.

E cos’hai detto, “Buongiorno, credo di voler diventare Carmelitana”?

Abbiamo parlato con la priora, madre María Almudena, e i miei genitori le hanno detto che avevo qualche inquietudine vocazionale o cose del genere… neanch’io sapevo bene cosa dire.

Abbiamo parlato per un po’, e ci ha detto che potevamo andare a trovarle quando volevamo.

Quell’estate, quando siamo andati a Valencia, dove vivono i miei zii e i miei cugini, siamo andati un giorno a Godella a visitare le religiose di Iesu Communio. Sono molte e molto giovani, e ai miei genitori è sembrato che potesse essere interessante che le conoscessi, per il fatto di conoscere altre congregazioni.

Sono andata lì e ho trovato davvero religiose molto felici. Ovviamente volevo quella felicità per me, ma non ho mai avuto la sensazione che fosse il mio posto.

Io e i miei genitori siamo stati un po’ con loro e mi hanno offerto la possibilità di rimanere da sola con loro, ma ho detto educatamente di no, che non avevo ulteriore interesse. Di ritorno dalle vacanze, prima di iniziare il secondo anno di baccalaureato, siamo andati un giorno a Zarautz, e il pomeriggio siamo andati al monastero a far visita alle monache.

«Ho visto che dietro di loro c’era una croce»

Com’è stata quella prima visita, che impressione ti hanno fatto?

All’inizio non ho provato niente di speciale, ho pensato che forse era il posto per me e forse no… non avevo molte aspettative. Nella testa pensavo alle Carmelitane, ma non avevo alcuna idea di come fossero. Siamo stati lì con loro e ho visto che sulla parete, proprio dietro di loro, c’era una croce.

«Sono qui… ti aspetto qui»

Mi costa un po’ spiegarlo, perché non è che abbia sentito una voce, ma guardando la croce mi è venuta in mente una frase: “Sono qui… ti aspetto qui”.

Le monache parlavano, i miei genitori parlavano e io ero come assente pensando a quella frase. Poi mi hanon proposto di rimanere un po’ di più a parlare da sola con loro e mi è sembrata un’ottima idea. Non ricordo di cosa abbiamo parlato, suppongo di aver posto loro qualche domanda. Sono venuta via da quella prima visita molto contenta.

La priora mi ha dato il suo numero di telefono, e da allora l’ho chiamata ogni due o tre settimane. Mi piaceva parlare con lei, e avevo voglia di tornare, ma con più tempo. Era però iniziato il corso, e i miei genitori mi dicevano che dovevo studiare… anche se volevo tornare, e allora ho insistito.

«Signore, se Tu vuoi…»

Un giorno nella preghiera ho parlato con il Signore e Gli ho detto: “Signore, se Tu vuoi che io sia Carmelitana Scalza, muovi i fili perché possa andare a trascorrere il fine settimana del mio compleanno” (il 22 novembre).

L’ho chiesto sapendo che era molto difficile perché avevo degli esami per migliorare il voto proprio la settimana successiva, il mio compleanno cadeva di domenica e avrei dovuto festeggiarlo in famiglia, anche perché per via del Covid non potevamo lasciare la Navarra. Insomma, era praticamente impossibile.

Quella settimana non ho insistito molto in casa, ma sorprendentemente mi hanno dato il permesso di andare, e ho anche ottenuto un permesso per poter viaggiare.

E com’è andata?

Quel primo fine settimana ho conosciuto tutta la comunità, nove monache in totale, e sono andata dal venerdì pomeriggio fino al sabato sera.

Visto che non potevo entrare nella clausura, condividevo con loro momenti di preghiera in chiesa, e mentre loro lavoravano io rimanevo in camera a studiare o trascorrevo un po’ di tempo in parlatorio con qualcuna di loro.

Sono tornata a casa felicissima e convinta di tornare nuovamente. Non smettevo di chiedere ai miei genitori quando sarei potuta tornare…

A dicembre ho sostenuto gli esami previ per l’univeristà, a Filosofia e in Letteratura e scrittura creativa. Ero convinta che terminato il baccalaureato sarei andata in convento per restare, ma ho sostenuto gli esami nel caso in cui non avessi potuto farlo e avessi dovuto studiare.

Dopo Natale continuavo a chiedere il permesso per tornare a Zarautz un altro fine settimana, ma dovevo studiare molto e i miei genitori mi dicevano che forse sarei riuscita a farlo solo nella Settimana Santa. Mi sembrava un’eternità…

FATIMA

Sono arrivati gennaio e febbraio e dovevo studiare tantissimo, ma non facevo altro che pensare alle monache e alla mia vocazione. Non riuscivo a concentrarmi su quello che facevo.

Sei mai arrivata a pensare che fosse un’ossessione, qualcosa che ti stava sfuggendo dalle mani?

Un po’ sì. Mi angosciavo e mio fratello è anche risultato positivo al Covid e siamo rimasti confinati in casa. Era proprio il periodo degli esami, e quindi al ritorno dall’isolamento avrei dovuto sostenere tutti gli esami oltre a mettermi in pari con la nuova materia.

Ero esaurita e stanca di quella situazione, e allora ho pensato: “Signore, o mi aiuti Tu o non riuscirò ad andare avanti…”

In quel periodo ho smesso di parlare con il sacerdote che mi guidava, e ho ache smesso di chiamare madre María Almudena.

Era come se volessi ignorare la chiamata che sentivo dentro perché mi stava frustrando. Non è stata una buona idea, perché ho trascorso un periodo molto triste e senza aver voglia di fare niente.

Il momento di confidare

E poi?

Per il ponte di San Giuseppe, a scuola hanno organizzato un ritiro, e io ho deciso di andare. Non riesco a spiegarlo bene, ma è stato un ritiro allucinante. Lì ho capito molto chiaramente, ancora una volta, che volevo essere Carmelitana. Visto che i miei genitori continuavano a volere che iniziassi l’università, ho lasciato tutto nelle mani del Signore e Gli ho detto: “Mi dirai Tu come… e mi dirai quando”.

Sentivo di non poter fare altro… potevo solo confidare.

Sei tornata allegra?

Sì, sono tornate gioia e pace. Ho smesso di essere triste e angosciata, speravo solo che i miei genitori dissipassero i loro dubbi.

Una sensazione di pace

Ho concluso bene gli studi e a maggio ho potuto tornare a Zarautz per un fine settimana. È stato splendido, perché ho provato una sensazione di grande pace.

Non sapevo che si potesse provare tanta pace, una pace enorme, al punto che non riuscivo a respirare!

Visto che rimaneva ancora un mese per l’esame di ingresso, ho potuto trascorrere più tempo con madre María Almudena nel parlatorio, e mi sono piaciuti molto i momenti ricreativi con le religiose.

Come sono i momenti ricreativi in clausura? Me lo sono sempre chiesto… Voglio dire, nove donne che vivono insieme ma trascorrono la giornata lavorando e pregando in solitudine e in silenzio, quando si uniscono per condividere le proprie esperienze… non è un po’ noioso?

Assolutamente no. Alcune in quel momento continuano a lavorare e parlano molto, ridono, raccontano barzellette, cantano e si divertono moltissimo.

Hai quindi trascorso un secondo fine settimana con loro. E poi?

La cosa peggiore di andare lì è che dopo sarei dovuta tornare a Pamplona, anche se suona orribile. Sono tornata con un misto di pace, gioia… Sono tornata a casa pensando che non avrei più trascorso una notte lì se non per rimanere.

Andavo a casa, ma avevo il cuore a pezzi e una parte rimaneva lì con le religiose. Sono tornata decisa a superare la prova d’ingresso, e poi, in estate, si sarebbe visto…

FATIMA

La selezione è andata bene, anche se non avevo alcuna intenzione di iniziare l’università.

I tuoi genitori avevano deciso di lasciarti andare a Zarautz o ancora no?

Continuavano a pensare all’università. Per tutto quel tempo, avevano parlato con sacerdoti e perdone che potevo apportare loro qualche luce sul tema. Credo che abbiano ricevuto opinioni e consigli di ogni tipo.

Tutte le porte erano aperte

Hanno parlato con l’università e hanno esposto la mia situazione. Visto che le facoltà che avevo scelto non sono molto richieste, hanno detto loro che non c’era problema a immatricolarmi più tardi, ad agosto, se alla fine avessi deciso di studiare.

E quindi non c’era ancora una decisione definitiva, tutte le porte erano aperte.

Come si è sciolto il nodo?

Un giorno, io e i miei genitori siamo andati a parlare con l’arcivescovo, don Francisco, per vedere cosa ne pensava. Ci ha detto che in base alla sua esperienza quello che dovevo fare era poter discernere dall’interno della clausura. Che se iniziavo l’università non avrei potuto farlo. Che se dopo un po’ avessi visto che non era la mia strada avrei potuto mettermi a studiare molto più concentrata.

Quando siamo tornati dalle vacanze, alla fine di luglio, i miei genitori mi hanno detto finalmente che se ero sicura e Dio mi stava chiamando davvero non volevano essere di ostacolo e che dovevo andare avanti. È stata una gioia immensa.

E allora lo hai detto a tutti?

Ai miei nonni lo avevo detto prima, e anche alle mie amiche più care, perché ero abbastanza sicura.

E come hanno reagito?

In generale bene, perché sono persone di fede e possono capirlo.

Ho dovuto anche sentire che erano cose che si facevano in passato perché la gente povera avesse qualche opportunità e che avrei avuto molte più possibilità se avessi studiato… Se non si ha fede non si capisce la clausura.

Il senso della la clausura

Prova a spiegarmelo: che senso ha la clausura?

La clausura ha la finalità di creare un clima di silenzio e preghiera per favorire l’unione con Dio. Non è che sia migliore o peggiore di altre vocazioni. Ogni vocazione si adatta a una persona.

Siamo fattti e chiamati a vivere in un modo determinato. Credo che il Signore mi chiami a vivere così. Alla fine quello che conta non è il posto a cui ti chiama, ma il fatto di voler rispondere e compiere la Sua volontà.

FATIMA

Provi paura, incertezza, speranza, per l’imminente ingresso a Zarautz? Come ti senti?

La verità è che ho molta voglia di entrare, nutro parecchia speranza. Ci sono anche giorni in cui ho un po’ di paura, ma poi mi metto a pregare, e mi getto tra le braccia di Dio… e la paura mi passa, perché so che mi ama moltissimo.

«Il coraggioso è Dio che mi ha scelto»

C’è gente che mi dice che sono molto coraggiosa, ma io non lo credo. Il coraggioso è Dio che mi ha scelto.

Cosa sai della vita quotidiana in clausura?

È una vita molto semplice, alterna ore di preghiera comunitaria e personale e ore di lavoro, ma sempre tenendo lo sguardo fisso su Cristo. Non hanno lasciato indietro il mondo, ma ciò che è mondano.

Ascoltandoti e vedendo come brillano i tuoi occhi viene voglia di andare in clausura a provare… ma ci sono pochissime vocazioni. Perché? Dio non chiama?

Non è questo, Dio chiama, ma c’è innanzitutto la libertà di ciascuno. Le persone della mia età, ad esempio, sono molto preparate, sono bravissime, hanno la voglia di cambiare il mondo… ma forse hanno poca fede, e pensano ad altri cammini per umanizzare il mondo.

Credi di poter cambiare il mondo nella clausura?

Sììì! Pregando molto per tutti, dal cuore del mondo, attraverso la preghiera.

Arrivati a questo punto della conversazione, non ci si può che arrendere all’evidenza che Fátima cambierà davvero il mondo, a cominciare da quello delle persone a lei più vicine, i suoi familiari. È a loro che vogliamo chiedere ora come hanno vissuto tutto questo processo. Sono i suoi genitori, Carlos e Inma, a raccontare quello che hanno vissuto in prima persona.

Anche noi siamo felici, ma è molto difficile. Molto più di quello che pensa la gente.

Ultimamente, molte persone che vengono a sapere di Fátima ci dicono: “Congratulazioni, per me non sarebbe un problema se mia figlia o mio figlio si consacrasse”, ma la verità è che è molto duro.

Per noi è una fonte di orgoglio, una gioia, un privilegio, ma al contempo è una separazione molto dura.

Inma aggiunge con tutta la calma e la dolcezza del mondo:

Si è tutto incastrato nel tempo senza pressioni. C’è stato tempo per assimilare le cose, di rifletterci, pregarci su, pensarci, discernere…

Lei deve discernere per quello che la riguarda, ma dobbiamo discernere anche noi.

Juan Carlos, fratello di Fátima, ha un’idea semplice:

Mi mancherà e sarà difficile non averla qui, ma è quello che lei vuole e andrà bene.

FATIMA

Carlos continua a spiegare:

Noi dubitavamo sul fatto che dovesse studiare o entrare ora. Ci siamo dati settembre come limite: o iniziava a studiare o entrava in convento.

Abbiamo pregato molto e abbiamo visto la cosa sempre più chiara, e ovviamente la conversazione con don Francisco è stata determinante, dopo aver parlato prima con tanta gente.

In fondo, tutto si riduce al fatto di avere fiducia in Dio. Se lei ha detto di sì, anche noi ci fidiamo di Lui, la mettiamo nelle Sue mani, e diciamo sì anche noi.

Inma aggiunge:

Alcune madri mi dicono che non ritengono le loro figlie abbastanza mature per prendere una decisione di questo tipo, ma non credo che sia una questione di maturità.

Non credo che Fátima sia molto più matura, ma ha le idee chiare ed è stata lì… aspettando, aspettando, insistendo… e la cosa migliore è che è arrivato un momento in cui non ha insistito più… e lì abbiamo visto le cose più chiaramente.

Ovviamente ringrazio moltissimo le monache, che sono state molto rispettose, non hanno esercitato pressioni e hanno saputo anche loro aspettare.

Carlos sottolinea:

Fátima è sempre stata molto libera e molto coraggiosa. Per pensare alle cose innanzitutto, ma anche per dircele. A livello interiore o spirituale, credo che sia molto matura.

Per il resto… potete vedere che siamo persone normali. Credo che abbiamo deciso in libertà e che abbiamo preso la decisione giusta, ora ne sono convinto.

Non per questo, però, la situazione non è dura. So che un pezzo del mio cuore resterà lì con lei in clausura.

Con queste parole, i quattro sono andati a fare una passeggiata in uno splendido pomeriggio di fine estate.

La felicità non è mai esente da difficoltà, dedizione o sforzo. È l’inizio di una tappa nuova, che segnerà senz’altro la loro vita.

Quello che deve venire lo sa solo Dio, ma il coraggio e l’umiltà vengono sempre premiati.

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