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I nazisti lo uccisero a bastonate. Ora Don Giovanni Fornasini sarà beato

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père Giovanni Fornasini

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/09/21

Il 26 ottobre a Bologna è in programma la beatificazione del prete martire della seconda guerra mondiale, che pagò a caro prezzo i suoi viaggi in bicicletta per salvare i perseguitati dal regime

Don Giovanni Fornasini è “fratello di tutti”, se c’è “un testamento della sua vita è che non lasciava dietro nessuno”. Così l’arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, ha ricordato la figura del sacerdote martire, ucciso dai nazifascisti il 13 ottobre 1944 a San Martino di Caprara, testimone degli eccidi avvenuti a Monte Sole, Marzabotto, nei giorni precedenti. 

Zuppi ha presentato gli eventi per la sua beatificazione che avverrà domenica 26 settembre, in chiusura del Festival Francescano a Bologna.

Occhiali e bicicletta 

Nel giorno della beatificazione saranno portate in basilica, insieme all’urna coi resti del corpo del martire, anche alcuni oggetti che gli sono appartenuti e che sono il simbolo della sua storia e testimonianza. Cioè la bicicletta con cui accorreva verso chi aveva bisogno, gli occhiali e l’aspersorio che aveva con sé il giorno in cui fu ucciso.

Commosso il ricordo della nipote Caterina, classe 1938, bambina quando lo zio fu ucciso. “Era instancabile, aiutava tutti, tutti indistintamente. Venivano, chiedevano, lui prendeva la bici e andava, dove poteva, per liberare. Ha liberato tantissima gente” (Ansa, 16 settembre).

Don Giovanni e i nazisti

Don Giovanni Fornasini aveva 29 anni nel 1944 ed era parroco a Sperticano di Monte Sole, sulle colline bolognesi. Nel periodo bellico, con le truppe naziste che occupavano il territorio e compirono numerose stragi, si adoperò incessantemente, andando ovunque con la sua bicicletta, per la sua gente, i civili vessati e spesso minacciati di morte. Varie volte si offrì come vittima al posto di altri e così ottenne per essi la grazia. 

Cadavere rimasto insepolto per mesi

Fu trucidato dai nazisti il 13 ottobre 1944, quando si recò con un comandante tedesco a San Martino di Caprara, per seppellire e benedire le vittime della strage che là era stata compiuta. Ma non fece più ritorno. Il suo cadavere rimase insepolto fino al 22 aprile 1945, il giorno successivo alla liberazione di Bologna, quando fu trovato dal fratello Luigi, che finalmente potè andare in quei luoghi fino ad allora interdetti. 

L’omicidio senza scrupoli

Lo trovò su un mucchio di altri cadaveri, con ancora la veste talare addosso. Gli esami autoptici hanno rilevato che la sua fu una morte lenta e dolorosa, probabilmente procurata a colpi di bastone. 

Luigi lo trasportò nel cimitero di Sperticano e poi il 13 ottobre, a un anno dalla morte, lo fece inumare nella chiesa, dove tuttora riposa (Avvenire, 23 aprile).

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