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Sacerdote brasiliano ha amministrato l’unzione dei malati ai genitori prima che morissero di Covid-19

Padre Gilvan

@padregilvanmanuel | Instagram

José Miguel Carrera - pubblicato il 08/09/21

“Non sono riuscito a pronunciare la formula perché la voce mi si è incrinata per le lacrime”

Un sacerdote brasiliano ha amministrato l’unzione dei malati ai suoi genitori prima che morissero di Covid-19: padre Gilvan Manuel da Silva, sacerdote della Congregazione della Missione e parroco a Fortaleza, ha dovuto affrontare in un arco di appena 6 giorni la morte dei genitori e di due fratelli, tutti vittime del Covid-19.

Il 31 marzo ha ricevuto la notizia della morte del padre, Manuel Anísio de Sousa, e del fratello, Vicente Manuel de Silva. Quattro giorni dopo la madre, Antônia Rosa da Silva Sousa, non ha resistito alle complicazioni derivate dall’infezione da coronavirus. Il 5 aprile il sacerdote ha perso anche la sorella, Rosa Maria da Silva, che era intubata.

La tragedia umana che si è abbattuta sul sacerdote ha colpito i cattolici di tutto il Brasile, che hanno solidarizzato con il dolore di padre Gilvan. Pur se devastato, il presbitero ha testimoniato la forza della sua fede con questa forte dichiarazione in piena transizione dalla Settimana Santa al Tempo Pasquale:

“Signore, puoi togliermi tutto, continuerò ad amarti”.

Giovedì 8 aprile, il sacerdote è tornato a emozionare gli internauti con un’altra toccante testimonianza, raccontando di aver portato l’unzione dei malati ai suoi genitori in ospedale.

Ecco cos’ha scritto padre Gilvan sulla sua rete sociale:

UNGERE MIA MADRE E MIO PADRE È STATA UNA SCENA FORTE

Mentre mi preparavo in ospedale indossando gli indumenti di protezione, pur sapendo che era un rischio stare lì con molti contagiati di Covid-19, ricordavo la Lettera di San Giacomo: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore” (Giacomo 5,14…) Ed ecco la rivelazione: io stesso sarei stato il presbitero di mio padre e di mia madre.

È stato un momento estremo di emozione e di fede. Non sono riuscito a pronunciare la formula perché la voce mi si è incrinata per le lacrime. Toccare quelle mani e quei piedi che tante volte mi sono corsi incontri per baciarmi e abbracciarmi, quelle mani che ho toccato tante volte per dire “Benedicimi, madre” e “Benedicimi, padre”, è stato come riassumere la vocazione sacerdotale: il sacerdozio è fondamentalmente offerta. Non li ho unti per salvarli a livello corporale, ma per preservare e preparare l’anima per il grande incontro con lo sposo che è Gesù.

Mia madre, scoprendo che quell’“infermiere” che le passava l’olio dell’estrema unzione sul corpo era suo figlio sacerdote, ha detto subito: ‘Figlio mio, che fai in ospedale? Qui è molto pericoloso, esci’. Bisogna avere molta fede per assaporare quei momenti finali… Credo, Signore.

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