Assai verosimilmente Gesù ha presieduto la Santa Cena, l’ultima della sua vita terrena, parlando nella sua lingua materna, l’aramaico.
Per i cattolici, l’Ultima Cena è l’istituzione ufficiale dell’Eucaristia, e dunque della messa. La messa è oggi celebrata in numerose lingue, ma è probabile che Cristo l’abbia iniziata in aramaico, la sua lingua materna.
In Palestina, nel primo secolo, si parlavano tre lingue: l’aramaico, il greco e l’ebraico. Esse distinguevano i gruppi sociali e le funzioni: l’ebraico era impiegato soprattutto dai sacerdoti e dai dirigenti religiosi. In realtà, nella vita ordinaria poca gente lo praticava. Nel Vangelo secondo Luca si legge che Gesù lo utilizzò durante una lettura sinagogale (Lc 4, 16-30). I discepoli, però, erano per la maggior parte illetterati, e sicuramente non sapevano leggere né scrivere.
Tra le numerose attuali tradizioni liturgiche della Chiesa, c’è il rito maronita che utilizza ancora l’aramaico. L’eparchia di san Maron descrive così la celebrazione:
La liturgia maronita è la prima liturgia sviluppata ad Antiochia, in aramaico, dal tempo degli apostoli. […] Le lingue impiegate nella liturgia maronita sono di origine siro-aramaica antica, e si applicano a momenti specifici. Il Trisaghion (nella versione aramaica, non greca) e il Qadishat aloho sono recitati rispettivamente mentre ci si avvicina all’altare e durante la consacrazione del pane e del vino.
Ascoltare e comprendere la liturgia divina nella lingua materna di Cristo è un’esperienza unica che avvicina un poco alla Santa Cena storica.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]