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Zheng Tao, lo “squalo” paralimpico che dedica 4 vittorie alla figlia

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Zhang Cheng / XINHUA / Xinhua via AFP

Giovanna Binci - pubblicato il 06/09/21

Lo "squalo senza braccia" è record di medaglie alle Paralimpiadi di Tokyo2020. E se anche non posso eguagliare l'impresa eroica in vasca, mi rivedo benissimo nel messaggio che viene dal cuore di un padre.

L'”abilismo” è una brutta patologia. 

Se siete “sani” probabilmente ne sarete affetti anche voi. Volenti o nolenti. È qualcosa di involontario e dipende dal fatto che, nonostante la vostra voglia di essere inclusivi con tutti e annullare le differenze, è molto difficile liberarsi dallo sguardo di pietismo che questa società ci ha dato sulla disabilità

La retorica dell'”abilismo”

La buona notizia è che c’è una cura e che, con molta umiltà e seguendo i consigli dei tanti attivisti che parlano di disabilità, o semplicemente sforzandosi di guardare il mondo da un’altra angolazione, si può migliorare. Addirittura guarire.

Comunque anche chiedere scusa quando si sbaglia, non guasta. E io, dato che so già che farò qualche gaffe, lo chiedo subito: quindi siate clementi. 

Se sei un normodotato, commentare le Paralimpiadi ti espone a un rischio altissimo di retorica “dell’abilismo”. Quella che colpisce noi persone “abili” quando ci confrontiamo con la disabilità, a volte anche con le migliori intenzioni.

Quella che ti porta a dare troppo risalto a certe imprese che hanno dello spettacolare, certo, ma sembra che la disabilità le renda ancora più “uno spettacolo”, appunto. La stessa che sono tutti “eroi” o persone in cerca di una “rivincita” o che ti porta a usare quel “nonostante” giusto un po’ troppo spesso con un pietismo che nessuno vorrebbe sentire sulla propria pelle.

Poi ci sono le discriminazioni di fatto: ad esempio la questione dei minori compensio quella sollevata da molti attivisti del perché le Paralimpiadi vengano organizzate venti giorni dopo le Olimpiadi se davvero si vuole dare un messaggio di inclusione. Probabilmente pero’ sono io l’ignorante in materia. E anche qui, chiedo venia (e magari delucidazioni da chi ne sa più di me). 

Straordinari, non solo perché disabili

Non si tratta di annullare le differenze o fare finta di non vederle. Al contrario: prenderne atto per includerle davvero e valorizzarle con la consapevolezza che non siamo noi a dover concedere una possibilità, ma solo assicurarci che ci siano queste opportunità. Per tutti. 

A mia discolpa, da persona probabilmente affetta da “abilismo innato”, vorrei dire che sì, agli occhi di noi “normali” certe imprese appaiono straordinarie nel senso più genuino del termine: io certi record, ma semplicemente fare la spesa o altre mansioni quotidiane a livello sopravvivenza, non riesco a metterle a segno nonostante abbia tutti i requisiti fisici (per quelli mentali non garantisco almeno fino al primo caffè). 

Non vorrei sbagliare parlando di quella di Zheng Tao alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 come di una impresa eroica. Per me eroico è già sopravvivere a una giornata al mare con due figlie al di sotto dei tre anni (e no, non sopravvivo se non c’è qualcuno ad aiutarmi). Vincere quattro podi in vasca in una sola volta (con o senza braccia) lo metterei almeno sullo stesso piano. 

Il nuotatore cinese è salito sul podio nei 50 metri stile libero, nei 50 dorso e nei 50 farfalla oltre che nella staffetta 4×50 stile libero. 

Quello di questo ragazzo di trent’anni è un curriculum che parla chiaro. E non parla (solo) di disabilità. 

Quella c’è, ma non fa davvero differenza quando hai all’attivo nove medaglie a cinque cerchi: sei ori, un argento e due bronzi per la precisione. 

Una carriera piena di successi

Tokyo2020 è la degna chiusura di una carriera sportiva ricca di record e successi per Zheng Tao:

“ho fatto di tutto senza rimpianti perché questa è la mia ultima gara a Tokyo 2020. Penso che questa sia stata una delle mie migliori gare di sempre”.

Io potrei mettere a freno il mio abilismo innato e bollare questo risultato come eccezionale evitando di nominare la mancanza delle braccia (che Zheng ha perso per una scossa elettrica da bambino) se non fosse stato lui a tirare in ballo la cosa quando dal podio ha dedicato la medaglia a sua figlia di due anni

“Figlia mia, guardami: so nuotare così velocemente anche se non ho le braccia!”

(fonte sportfair.it)

Due braccia in meno, stesso cuore.

L’orgoglio di questo padre lo capisco bene. 

Non ho medaglie olimpiche da dedicare. Probabilmente non posso paragonare i miei sforzi di portare in tavola una cena che non sia decongelata ai suoi dieci chilometri in vasca al giorno. Eppure conosco la voglia di dire ai nostri figli che possono farcela. Che il mondo è lì fuori e aspetta solo di essere conquistato. 

Ecco, Zheng, che come al solito il cuore annulla tutte le differenze. 

Ora ho due certezze: io soffro, ahimè, di abilismo (pero’ ci sto lavorando), ma Zheng Tao resta un eroe. 

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