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Si è chiuso a Parigi il salone del figlio su misura: “Désir d’énfant”

Paola Belletti - pubblicato il 06/09/21
La pandemia ha in parte allentato la morsa e tra i settori che sono potuti ripartire c'è anche quello degli eventi fieristici. A Parigi si è tenuta la fiera Desir d'énfant. Settore merceologico? Cura della salute, Tecnologia medicinale. Ma il vero "prodotto" in esposizione è la possibilità di ottenere un bambino. Letteralmente a tutti i costi.

Ora mi chiedo, chi, sano di mente e con un immaginario diciamo classico non penserebbe, letta e compresa questa frase, a situazioni scabrose, a ricercati matching erotici, e alla pratica della ruffianeria messa a sistema?

Chi sono i soli protagonisti, gli unici veri attori della fertilità e della genitorialità se non un uomo e una donna in età e periodo fertile che raggiungono la piena intimità fisica tra loro?

Sbagliato, la risposta è tutt'altra, eccola: gli attori sono medici, esperti in medicina dolce, clinici, associazioni, etc

Ma non pensate male, mi raccomando, c'è un nota bene che deve tenere fuori sospetti e accuse come un paio di pastori maremmani gli intrusi dal gregge:

La nota risponde, poco e per finta, al problema dell'illegalità della pratica di maternità surrogata commerciale su territorio francese. La surrogata è vietata in Francia ma sono numerosi i cittadini francesi che si recano all'estero per dare seguito al desiderio di avere un figlio. Chi si è recato al salone era lì per quello e agli angoli degli stand o dalle sedie dei numerosi workshop ha potuto ascoltare ed incontrare esperti di settore, consulenti e potenziali fornitori.

Certo, esistono le fiere espositive e le fiere-mercato, dove magari riesci a prendere a buon prezzo qualche articolo rimasto esposto al pubblico e alle sue intemperie per giorni. Ma si sa che il processo di produzione di un figlio ha ancora tempi tecnici che non si sono riusciti ad abbattere.

Desiderio di un figlio è quindi una fiera di settore che si è svolta a Parigi il 4 e il 5 settembre appena trascorsi.

Basta guardare l'elenco dei partners per farsi un'idea del target a cui si rivolge l'evento, non il primo e nemmeno l'ultimo in Europa, e per intravvedere, dietro nuvolette e angioletti paffuti, sotto ali rosa e celesti di tecnocicogne, la macchinosa realtà che c'è dietro e sotto. Un mago di Oz in piena attività che continua a vendere sogni di maternità dolcissime mentre addetti alle attrezzature di scena sanno di dover sacrificare corpi e anime interi per soddisfare, a certi consistenti costi, il desiderio di un figlio.

Il figlio, così, sembra un tragico effetto placebo con terribili effetti collaterali.

Il core business dei diversi partner va dalla donazione di gameti alla procreazione medicalmente assistita ma non disdegna affatto l'offerta di un servizio ancora più completo: la gestazione per altri.

Gaia fertility, con sede a Cipro, per esempio, apre con una domanda inequivocabile:

A renderla tanto considerabile e desiderabile ci pensa un breve video che gira in loop in homepage: un neonato che guarda adorante la mamma.

Chi non vorrebbe essere quella donna?

Ed è questo il vero problema: e il bambino? Che cosa desidera il bambino? ma prima ancora che possa diventare, e giustamente, anche lui titolare di un desiderio esprimibile (che so di crescere, sposarsi, lavorare, compiersi come creatura umana, adorare Dio, sacrificarsi per un amore più grande) di cosa ha bisogno quel bambino, tutti i bambini, e non un generico, intercambiabile "bambino" o "figlio"?

Non esiste il figlio in astratto, nessuno figlio è uguale all'altro sebbene identico sia il valore, tra i figli, e tra genitori e figli.

Le storie che incontrerete sui profili Instagram di associazioni e agenzie di PMA hanno tutte questo scopo: farvi pensare che alla fine la vita è vita, un figlio è pur sempre un figlio e ciò che conta è che lui ci sia. E tutto questo è molto normale; ci sono agenzie che segnalano il fatto di contribuire a diversi "stili di famiglia", per esempio.

O nonni felicissimi con la loro nipote paffutella che dà un senso alla festa dei nonni, legata alla memoria liturgica dei Ss. Anna e Gioacchino.

Ma la pratica della maternità surrogata, oltre che sulla povertà di chi vende ovuli e affitta il proprio utero, ha bisogno proprio di questa astrazione, e di un mare di soldi. E di medici in grado di assumersi il potere che da sempre è invece affidato all'incontro sessuale tra uomo e donna e all'intelligenza del concepito stesso che "sceglie" dove annidarsi, per esempio.

E' questo l'assetto che si sta perdendo: che genitori e figli abbiano la stessa dignità.

Mi viene in mente una trasmissione vista su una tv generalista mentre stiravo, orario a ridosso del pranzo, diatriba legale da giudice di pace. Una donna rivendicava, con la persuasività di un agente immobiliare d'assalto, la qualità eccellente dell'embrione di cui disponeva perché crioconservato in Spagna e non capiva il perché la donna con la quale stava per accordarsi avesse cambiato idea e non volesse più fare uno scambio, dato che lei un maschio ce lo aveva già e ora desiderava, ma proprio tanto, una femmina.

Il bambino è "solo" un bambino, quello che serve a me, adulto per compiere il mio desiderio di maternità e paternità, la mia idea di famiglia, di appartenenza, di bellezza.

Dietro alla falsa soddisfazione di questi desiderio c'è un'intera filiera di tecnici, venditori, consulenti, indotto turistico e ricettivo, esperti di logistica, social media manager, avvocati, politici intenzionalmente miopi o volutamente permissivi.

Nessun figlio, infatti, nemmeno quelli nati naturalmente, può assolvere a questo compito spropositato: rispondere al desiderio di un adulto, per quanto questi lo ricopra di affetto e risorse.

La femminilità, che si esprime anche nella sua possibilità di maternità, è tragicamente offesa da questa pratica; la madre e il bambino sono feriti nella loro dignità da ogni tassello di questa terribile catena di montaggio che fa leva tutta sul desiderio di adulti che non sanno accettare il proprio limite, forse ineducati, forse soli, forse disperati nel loro credere che tutto ci sia dovuto.

Al salone sono presenti anche soggetti e associazioni che promuovono l'allattamento al seno e comportamenti e terapie che favoriscono la fertilità naturale o aiutano a rimuoverne gli ostacoli; ci sono reti di sostegno tra donne, coppie, famiglie. Si promuovono anche metodi per comprendere i ritmi della propria fertilità; gli esempi di una medicina rispettosa del corpo e della natura umana ci sono, ma tutti assorbiti dalla macro categoria del desiderio di avere un figlio. E allora subiscono una radicale deformazione.

Poiché è proprio la donna nella sua dignità ad essere particolarmente offesa dalla pratica della surrogata sono proprio le donne quelle che per prime hanno alzato la voce e chiesto conto a chi di dovere di questo abuso.

Leggiamo su Avvenire, che ne ha parlato alla vigilia dell'apertura del salone che: