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I liturgisti scettici sulla messa virtuale: i fedeli trasformati in spettatori

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/09/21

La messa in presenza, limitata nella prima fase della pandemia, è stata sostituita da liturgie poco partecipate da un punto di vista spirituale. Che hanno portato conseguenze negative nel rapporto con i fedeli

Bocciatura per la messa virtuale – trasmessa in tv, su siti internet o social network – che non deve sostituire quella reale, come, invece, spesso accade in questo tempo di covid.

Queste liturgie – che si sono moltiplicate nella prima fase della pandemia – hanno trasformato le assemblea dei fedeli in platee  E le parrocchie hanno perso il legame con il territorio, scrive Avvenire (3 settembre)

Il quotidiano dei vescovi riporta quanto emerso dalla “Settimana di studio” dell’Associazione dei professori e dei cultori della liturgia, che si è svolta in provincia di Varese.  

Video – Pope Francis Celebrated the Chrism Mass © CTV
Una messa del Papa seguita su internet.

Qualcosa di “già visto”

Le celebrazioni sullo schermo sono qualcosa di «già visto». Anche perché «ormai le nostre assemblea hanno cominciato a somigliare a platee, che, anche quando animate da una certa complicità partecipativa, hanno assimilato gli schemi mentali tipici dello spettacolo». Lo sostiene il teologo don Giuliano Zanchi, direttore della Rivista del clero italiano e responsabile scientifico della Fondazione Bernareggi, “braccio” culturale della diocesi di Bergamo. 

Poi aggiunge: «Non è un caso che i molti che sono passati dalla Messa in presenza a quella in video non abbiano percepito una vera differenza».

“Non c’è più un’assemblea organica e compatta”

«Questo frangente complesso segnato dal coronavirus ha messo in rilievo alcune mancanze e carenze che erano già precedenti», afferma don Paolo Tomatis, presidente dell’Associazione dei professori e dei cultori della liturgia. Guardare alla “gente” della Messa significa prendere atto che chi partecipa alle liturgie è lo specchio di una società in cui non c’è più una fede permanente ma «sperimentale e itinerante». 

«Non siamo più di fronte a un’assemblea organica e compatta, come quella tridentina, dove il precetto festivo si assolveva andando a Messa nella propria parrocchia – afferma Tomatis –. Abbiamo invece un’assemblea più fluida che condiziona le diverse modalità di partecipazione». Compresa quella attraverso la tv o il web. 

Gli “effetti collaterali”

Occhio però agli «effetti collaterali» della messa virtuale, come li definisce don Lorenzo Voltolin, parroco nella diocesi di Padova e docente alla Facoltà teologica del Triveneto: dal «fai-da-te» alla «sovrapposizione mediatica». 

«Non tutte le Messe in televisione oppure online sono uguali – chiariscono Tomatis e Voltolin –. La comunità reale, con il proprio campanile e il proprio pastore, è il referente fisico anche della comunità digitale. Per questo è bene che la mediazione della Rete o della tv assicuri il contatto con il corpo della propria comunità». In pratica, meglio seguire la Messa che viene proposta in diretta dalla parrocchia di appartenenza.

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