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La fede non è per rassicurarci, ci dà una vita nuova

DAD, CHILD, UPSIDE DOWN

Natalia Lebedinskaia | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 03/09/21

È il rapporto con Cristo che ci salva. E non è un analgesico psicologico, ma una vita nuova: in rapporto con Lui ci muoviamo, esistiamo, scegliamo.

In quel tempo, gli scribi e i farisei dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!».
Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?
Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.
E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.
Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.
Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».

(Lc 5, 33-39)

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».

Fin dall’inizio sembra che i discepoli di Cristo godano di una fama strana: “mangiano e bevono”. Simbolicamente il mangiare e il bere sono alfabeti attraverso cui si declina la gioia. Ma possono diventare anche l’alfabeto attraverso cui ci si accontenta della sola dimensione goliardica, di semplice intrattenimento. Anche oggi le nostre parrocchie possono soffrire la tentazione di essere solo luoghi di intrattenimento quando hanno primariamente lo scopo di far incontrare Cristo.

Ma chiuso questo inciso, lasciamo la parola a Gesù, che spiega che il digiuno non è una religione, come non deve diventarlo nemmeno il cibo, ma ciò che caratterizza la religione è “lo Sposo”, e il suo rapporto con lui. Quando nella fede perdiamo di vista Gesù allora tutto diventa o una pratica penitenziale fine a sé stessa, o una sagra di paese che celebra solo le nostre pance. La nostra fede ha ancora Cristo al centro? Le nostre comunità sono costruite attorno alla Sua persona? Le nostre scelte religiose tengono conto della Sua Presenza o della Sua assenza? Rispondendo a queste domande risponderemo ai farisei, e a noi stessi (farisei latenti).

E proprio a partire da questo avverrà in noi una sorta di rivoluzione, una conversione. Smetteremo di credere più alle idee e ai sistemi, e ci accorgeremo che il cristianesimo non è un’idea o un sistema rassicurante ma bensì Qualcuno. Ed è sempre in rapporto a questo Qualcuno che noi ci muoviamo, esistiamo, scegliamo. Inizialmente ci sentiremo poco rassicurati da questo, ma con il tempo ci accorgeremo che la fede non serve a rassicurarci ma a darci una vita nuova. È troppo poco credere come viatico psicologico alle nostre paure. Ci salva incontrare Cristo. Se tu hai lo Sposo allora è Lui a dettare l’alfabeto giusto per esprimere quella relazione.

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